Disney la dittatura del Topo sfratta l'impero del Bene

O Usa, così funziona la più potente multinazionale del divertimento Disney, la dittatura del Topo sfratta l'impero del Bene RETROSCENA LA STORIA DI UN MITO SENZA CONFINI O WASHINGTON LTRE il frastuono e il luccichio della collina di Hollywood, nella valle di San Fernando che un tempo era di aranceti e oggi appartiene al cemento, c'è una strana isola di silenzio racchiusa dentro cancelli in ferro battuto sormontati da orecchie di topo. E' più facile entrare al Pentagono che varcare la soglia della cancellata con le orecchie di topo. Sentinelle cortesi e irremovibili bloccano chiunque non abbia permessi e controllano sospettosi chi li ha. Guardie del corpo asfissianti e vitaminizzate vi accompagnano a ogni passo, senza mai perdervi di vista. Le macchine fotografiche e le videocamere sono rigorosamente bandite per i «non addetti ai lavori». E tutti parlano a bassa voce, quasi non volessero irritare quelle ubique orecchie di roditore che sembrano tese ad ascoltare ogni nostra parola. Se non fosse per le sagome degli scoiattoli Cip e Ciop che sorridono dalle cassette della posta, per il profilo di Topolino che vi osserva dalla cisterna dell'acqua e per gli inquietanti, colossali sette nani di cemento alti 9 metri disegnati dall'architetto Michael Graves che reggono il tetto della direzione, potrebbe essere la corte di un tiranno onnipotente. Il Grande Fratello orwelliano è diventato il Grande Topo disneyano. Questo, a Burbank, è infatti il quartier generale della Walt Disney Corporation, diventata da ieri l'altro, dopo l'acquisto del primo network televisivo americano, la Abc, la più grande, la più dominante multinazionale del divertimento e dell'informazione. Con quasi 100 mila dipendenti, 30 mila miliardi di fatturato annuo previsto, stazioni televisive, studi, case editrici, quotidiani, settimanali, telegiornali, negozi di souvenir, squadre di sport professionistici, parchi di divertimento in tre continenti, reti via cavo e satellite, dischi e la zampa in ogni immaginabile angoletto della comunicazione «multimediale» come si dice oggi, la Disney è diventata più grossa di Time-Warner, più potente di Murdoch, più forte di chiunque altro nel mondo. Un gigante che sta terrorizzando la concorrenza al punto di avere spinto, ieri, la Westinghouse a rispondere comprando l'ultima network ancora indipendente, la gloriosa Cbs. E' stato qui, dietro le finestre seminascoste dalle pancione in cemento armato dei nani, che lo zar regnante, Michael Eisner, un uomo di 53 anni che lo scorso anno fu operato d'urgenza al cuore dopo un infarto, ha concepito e lanciato l'operazione Abc. La favoletta diffusa dall'apparato di propaganda del Re Topo vuole che Eisner abbia incontrato il padrone della Abc, Warren Buffet, a un ritiro poco spirituale per miliardari nell'Idaho, il mese scorso, e gli sia venuto in mente, così, per caso, di proporgli la vendita del network, un affaruccio da 16 mila miliardi. «Mi sembra una buona idea» avrebbe risposto subito Buffet, che nell'operazione ha ricavato circa mille miliardi di lire, grazie all'aumento di valore del suo pacchetto di azioni. Di certo v'è soltanto la assoluta, e tipicamente disneyana segretezza dell'acquisto. Venerdì scorso, quando già l'intesa era fatta ma solo 20 persone votate al silenzio lo sapevano, i titoli della Abc-Capital Cities erano scesi in Borsa, venduti da agenti e risparmiatori che oggi probabilmente meditano il suicidio. Ma in quella conversazione improvvisata fra le montagne dell'Idaho, in quella stretta di mano che ha creato in un solo fotogramma il nuovo «Re Leone» dell''infotainment, dell'in¬ formazione più entertainment, si sente troppo odore di cartoni animati perché sia credibile. Sono mesi, anni, che le grandi società americane dei media sono impegnate in corteggiamenti, ratti, matrimoni destinati a produrre i giganti mondiali della tv e del cinema per il 2000 come la nuova Disney-Abc o la Westinghouse-Cbs. E da mesi è ormai chiarissimo che la politica ame- ricana sta togliendo le antiche briglie dell'antitrust alla comunicazione. Tra pochi giorni sarò approvata dal Congresso anche la legge che rimuove il limite cinquantennale al numero di emittenti tv dodici - che un singolo network può possedere. Per caso, proprio ora, al Topone californiano viene voglia di inghiottire il formaggio di un network tv. Da 67 anni, da quando «Steamboat Willy», Guglielmino il Battelliere, porto per la prima volta sullo schermo la figura di un sorcio destinato poi a diventare «Mickey Mouse», la Disney è maestra ineguagliata di straordinarie finzioni, aziendali e cinematografiche. L'universo di buoni sentimenti, l'impero del bene creato da «linde Walt», da zio Walt, hanno lentamente coperto il mondo senza conoscere confini ideologici o culturali. Foderato nel peluche del divertimento per famiglie, dei cartoni animati, delle favole, ora anche dello sport, il prodotto Disney, da Mi¬ no il Battelliere al nuovo (bruttino) «Pocahontas» ha sempre evitato le obiezioni dei censori morali o politici. Certamente ha contribuito pivi Disney al mito americano che la Cia, l'Usis e il Dipartimento di Stato messi assieme, ma chi poteva davvero censurare Biancaneve? E chi poteva sapere quale uomo fosse in realtà il signor Disney, lo zio dei bambini di tutto il mondo, ben chiuso nel costume bonario e affettuoso che la corte gli aveva cucito addosso? Disney dovette morire perché dalle fessure del «Cremlino del Topo» cominciasse a filtrare la verità su un personaggio collerico, spesso intollerante, geniale ma non gradevole. E durissimo con il fratello Boy, che oggi ha ancora un ufficio, ma nessun potere, nel palazzo dei sette nani. Un uomo egocentrico e ingrato che non volle mai dare pubblico riconoscimento al vero creatore di Topolino, il disegnatore Db Iwerk, preferendo diffondere la leggenda del sorcetto che razzolava sulla sua scrivania e lo ispirò. Con Disney vivo, nessuno avrebbe osato raccontare la sua tremenda infanzia nel Missouri, picchiato a sangue dal padre, Elias, che lo frustava tutti i giorni e che forse non era neppure suo padre. Quando lo «zio Walt» richiese il certificato di nascita per sposarsi, scopri che non esisteva, che in nessun Comune o chiesa d'America era mai stata registrata la sua nascita. Fu perseguitato tutta la vita dal so spetto di essere un trovatello mai legalmente adottato. Da bambino, quando il padre o patrigno lo pestava, rubava il ma quillage alla madre e si truccava di nascosto da donna, di notte, nella speranza di scoprire allo specchio che lui assomigliava alla madre amata, e non al padre odioso. Fin troppo facile, ma non per questo meno vero, riconoscere nei grandi cartoons disneyani il segno di quell'infanzia cattiva. Leggere nel ritorno costante dei temi dell'abbandono - Biancaneve lasciata nel bosco dal cacciatore, Dumbo che perde la mamma, Pinocchio che vuol essere il figlio vero voluto da Geppetto, H.nubi sperduto nella foresta ostile - l'angoscia del bambino del Missouri che cerca nel repertorio delle fiabe per trovare quelle più crudeli. O intravedere nella monastica asessualità dei suoi personaggi umani, o negli eterni, sterili fidanzamenti di Topolino e Paperino la spia dei problemi amorosi di «zio Walt», che era quasi impotente. Baccontò la moglie che nella loro prima notte di nozze, quando si ritirarono nel hi cabina letto, Walt accuso un improvviso mal di denti e trascorse le notti della luna di miele passeggiando avanti e indietro nel corridoio. Il matrimonio non fu consumato che settimane dopo e senza grandi soddisfa/inni. Walt non riusciva ad avere figli per «mancanza di spermatozoi», era la versione ufficiale. E come ieri cura un uomo straordinario ma turbato dietro la facciata pubblica dello zio Walt che cantava «Topolin Topolini) fra i suoi «Mouschettieri» con orecchie rotondi!, così oggi ci sono uomini d'affari astuti e duri dietro i colori pastello dei Disneyworld e dietro le bonarie panzone dei nani. Ha Disney Corporation è una immensa macchina da soldi, capace di generare duemila miliardi di lire all'anno soltanto dall,i vendita di mercanzia. L'acquisizione della Abc le ha messo in mano la più grande rete sportiva via satellite del mondo, la Espn vista in 135 nazioni. Le ha messo a disposizione la prima reto americana, per diffondere i film e telefilm prodotti a Burbank Le ha creato quella che un analista di Wall Street ha definito «la più spaventosa sinergia che il mondo dell'informazione e dello spettacolo abbia mai veduto». Il battello a pale che Uh Iwerk disegnò nel 1928 per «Willy è una flotta di portaerei, comandata da uomini in grigio, capace di proiettare la sua forza commerciale, persuasiva ed emotivi! in ogni angolo della Terra. Parliamo a bassa voce: ii Grande T;po ci ascolta. Vittorio Zucconi Il mondo di Topolino ha una sede meno accessibile del quartier generale del Pentagono Soltanto la vendita di gadget rappresenta un business da 2000 miliardi di lire l'anno Dopo l'acquisto della rete tv Abc è rivoluzione tra i media Usa Nei suoi 67 anni ha contribuito più di chiunque al mito americano Una turista a Disneyland. Sopra, il presidente Esner (a sinistra nella foto) annuncia la fusione con l'Abc nell'operazione ha ricavato circa mille miliardi di lire, grazie all'aumento di valore del suo pacchetto di azioni. Di certo v'è oltanto la assoluta, e tipicamente disneyana segretezza del'acquisto. Venerdì scorso, quando già l'intesa era fatta ma olo 20 persone votate al silenzio lo sapevano, i titoli della Abc-Capital Cities erano scesi in Borsa, venduti da agenti e riparmiatori che oggi probabilmente meditano il suicidio. Ma in quella conversazione mprovvisata fra le montagne dell'Idaho, in quella stretta di mano che ha creato in un solo fotogramma il nuovo «Re Leone» dell''infotainment, dell'in¬ formazione più entertainment, si sente troppo odore di cartoni animati perché sia credibile. Sono mesi, anni, che le grandi società americane dei media sono impegnate in corteggiamenti, ratti, matrimoni destinati a produrre i giganti mondiali della tv e del cinema per il 2000 come la nuova Disney-Abc o la Westinghouse-Cbs. E da mesi è ormai chiarissimo che la politica ame- II famoso castello di Disneyland twork può possedere. Per caso, proprio ora, al Topone californiano viene voglia di inghiottire il formaggio di un network tv. Da 67 anni, da quando «Steamboat niverso di buoni sentimenti, l'impero del bene creato da «linde Walt», da zio Walt, hanno lentamente coperto il mondo senza conoscere confini ideologici o culturali. Foderato nel peluche del divertimento per famiglie, dei cartoni animati, delle favole, ora anche dello sport, il prodotto Disney, da Mi¬ censurare Biancaneve? E chi poteva sapere quale uomo fosse in realtà il signor Disney, lo zio dei bambini di tutto il mondo, ben chiuso nel costume bonario e affettuoso che la corte gli aveva cucito addosso? Disney dovette morire perché dalle fessure del «Cremlino del Topo» cominciasse a filtrare la verità su un personaggio collerico, spesso intollerante, geniale ma non gradevole. E durissimo con il fratello Boy, che oggi ha ancora un ufficio, ma nessun potere, nel palazzo dei sette nani. Un uomo egocentrico e ingrato che non volle mai dare pubblico riconoscimento al vero creatore di Topolino, il disegnatore Db Iwerk, preferendo diffondere la leggenda del sorcetto II famoso castello di Disneyland a: QUANTO VALE MICKEY MOUSE Qauartier generale Burbank. California Fatturato '94: 10.1 mld di dollari Presidente: Michael D. Eisner, 53 anni Dipendenti: circa 100 mila Parchi: Disneyland, Walt Disney World, EuroDisney, Tokyo Disneyland, Epcot Center, Disney-Mgm Studios Theme Park Cinema, tv e case discografiche Buena Vista Home Video. Buena Vi¬ sta Television, The Disney Channel. Hollywood Pictures, Kcalt-Tv-los Angeles, Miramax Film Corporation, Touchstone Pictures, Touchstone Television, Walt Disney Pictures, Walt Disney Records, Walt Disney Televisiun Altre società: Discovcr Magatine e Disney Adventures Magazine (riviste), The Disney Stores (negozi), Hyperion Press (casa editrice), Mighty Ducks of Anaheim (squadra di hockey)