Vite pericolose sul palco
Vite pericolose sul palco Vite pericolose sul palco Da Caruso alla Tebaldi, una catena di choc L'IMPREVISTO DIETRO LE QUINTE ■ROMA NDAGARE sui tenori, verrebbe da dire. E tra chi ha visto La donna più bella del mondo, il film dedicato alla vita di Lina Cavalieri interpretato da Gina Lollobrigida. L'analogia con l'episodio di Macerata è impressionante: l'attore Mario Sirinberghi deve far finta di morire davvero, fucilato da un rivale troppo geloso delle grazie della cantante. La maledizione di Tosca: l'urlo agghiacciante con il quale Renata Tebaldi amava accompagnare la sua caduta nel Tevere. I «callasiani» dicevano che lo faceva per mascherare qualche appannamento della voce. Urlò, ma di dolore, anche Grace Bumbry quando un attrezzista dispettoso le tolse di sotto il materasso e il palcoscenico si chiuse sul grido leggendario: «Chi è stato quel figlio di ...!». Ma nel 1960, al City Center di New York, il teatro venne giù dalle risate perché, anziché limitarsi a toglierlo, qualcuno aveva sostituito il materasso con un tappeto elastico e il soprano - che non era un silfide continuava grottescamente a rimbalzare. Talvolta la fretta non aiuta. Al Teatro d'Opera di San Francisco non avevano spiegato bene alle comparse la dinamica del finale: «Uscite col Principal», dissero. Intendevano il protagonista, ma sen- za specificare se si trattava di un uomo o di una donna. E poiché Cavaradossi era a terra stecchito, gli inesperti ragazzi pensarono bene di seguire Tosca e, diligentemente, uno dopo l'altro si buttarono anche loro sul famoso materasso. Il più disinvolto di fronte all'imprevisto in scena rimane Lauritz Melchior; impegnato nel 1936 al Metropolitan di New York nel Lohengrin di Wagner, quando vide che il cigno sul quale doveva salire prese la curva troppo larga e lo mancò di un abbondante paio di metri, si rivolse al pubblico chiedendo; «Quando passa il prossimo cigno?». L'episodio è raccontato da Hugh Vickers nel suo volumetto dedicato ai «Grandi disastri dell'Opera», pubblicato in Italia da Flavio Pagano. Meno imperturbabile si di¬ mostra, nel 1987 alla Fenice di Venezia, il tenore protagonista delle Scene dal Faust di Robert Schumann. Il regista Virginio Puecher aveva predisposto una scena dominata da geometrici e altissimi intrecci di tubi; lo spettacolo termina dopo mezzanotte, i macchinisti chiedono lo straordinario, la direzione del teatro non intende concederlo e loro se ne vanno, lasciando il cantante appeso lì in alto. Talvolta, la morte arriva davvero in palcoscenico. Nel 1960 il baritono americano Léonard Warren viene colto da trombosi subito dopo aver cantato «urna fatale» dalla Forza del destino di Giuseppe Verdi; nello stesso anno, alla Scala, è un infarto a fermare Dimitri Mitropoulos, durante una prova della Terza Sinfonia di Mahler. Due volte, Enrico Caruso fu assalito dal male in scena: un dolore al fianco e un attimo di smarrimento, nel dicembre del 1920, dui-ante una recita de Ipagliacci; tre giorni dopo, un attacco di tosso provoca un'emorragia prima deirMisir d'amore. Decide di entare in scena egualmente, mentre medici e amici dietro le quinte gli passano fazzoletti, sempre più numerosi, sempre più zuppi. Desiste solo alla fine del primo atto. Testardo, innamorato del proprio mito e conscio della fine comunque imminente, torna in scena due giorni dopo e ancora fino alla vigilia di Natale, l'ultima volta. Morirà otto mesi più tardi, all'hotel Vesuvio di Napoli. Stava viaggiando da Sorrento verso Roma, per venire di nuovo operato di ascesso polmonare. [s. ci COME FUNZIONA IL COLPO A SALVE II proiettile a salve è costituito da una capsula che contiene una sostanza, il fulmicotone, che prende fuoco quando viene compressa e fa esplodere una piccola carica di polvere da sparo, il risultato sono un botto e una fiammata che danno l'effetto di uno sparo vero, senza la fuoriuscita di un proiettile inpiombo. In alto il tenore Fabio Armiliato, nel suo letto d'ospedale e a fianco in scena con il soprano Raina Kabaiwanska. Qui sopra l'indimenticabile Enrico Caruso
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