Sangue vero nel finale della Tasca di Sandro Cappelletto

Dramma a Macerata: c'era troppa polvere nelle armi caricate a salve. Malori in platea Dramma a Macerata: c'era troppa polvere nelle armi caricate a salve. Malori in platea Sangue vero nel finale della Tasca II tenore ferito da un colpo di fucile MACERATA. Il tenore Fabio Armiliato in ospedale, sua moglie in stato di choc, i fucili di scena sotto sequestro. Finale drammatico per Tosca di Puccini in scena allo Sferisterio. Siamo al terzo atto, ambientato a Castel Sant'Angelo; sugli spalti, Mario Cavaradossi attende il momento della fucilazione: parte la scarica, il cantante si getta a terra, ma invece di restarci fingendosi morto, si mette seduto e, cercando di dominare il dolore, prova a togliersi lo stivale sinistro. Di fronte a lui, il soprano Raina Kabaiwanska continua a cantare per pochi istanti, prima di essere sopraffatta dall'angoscia: «Un medico», grida rivolta verso il pubblico. Arriva un dottore, toglie lo stivale, chiama una barella, mentre il direttore Donato Renzetti ferma l'orchestra che non si era accorta di nulla: «Lo spettacolo è sospeso», annuncia. In platea, mentre la notizia rimbalza dalla prime file alle logge più lontane, sviene la signora Armiliato. Il primo bollettino medico parla di ferita lacero-contusa al piede sinistro, di escoriazioni agli arti inferiori e non esclude una lesione ad un nervo della gamba destra. In mattinata, il tenore ha subito un limitato intervento di chirurgia plastica. E' stato poi interrogato dal questore La Corte e ha ricevuto la visita del sindaco Gianmario Maulo. Un pallino, uno stoppaccio infuocato o troppa polvere in canna? La dinamica dell'incidente non è ancora stata chiarita, mentre i fucili usati nella scena incriminata sono stati posti sotto sequestro. E se la direzione dello Sferisterio precisa che le armi delle quattro comparse più vicine ad Armiliato-Cavaradossi eiano scariche, alcuni amici del tenore avvalorano la tesi di altri fucili troppo carichi. Importante appare la testimonianza di Giulio Ciccarelli, responsa¬ bile delle armi di scena, prima ricoverato in stato di choc nello stesso pronto soccorso dove veniva curato Armiliato e poi interrogato in questura. Possiamo immaginare l'incredulità del tenore, che vantava già una ferita da sciabola durante una rappresentazione di Carmen. Evidentemente, per un cantante i rischi non sono soltanto nell'usura della voce e nei fischi del pubblico. E la fucilazione in Tosca è un capolavoro di ambiguità teatrale: Scarpia, il perfido capo della polizia pontificia, fa credere alla cantante che si tratti soltanto di una messa in scena e che lei e il suo amante Mario, dopo la finzione, potranno fuggire con il salvacondotto già firmato da lui. Scarpa mente e non ha assolutamente cambiato idea: il patriota Cavaradossi dovrà morire. Tosca non lo immagina, ma anche lei ha qualcosa da nascondere avendo nel frattempo pugnalato a morte con un tagliacarte proprio Scarpia. Mario invece è avvisato e si arrabbia, immaginando che per ottenere quella carica a salve, la sua donna sia scesa a patti piuttosto compromettenti con il nemico. In conclusione, muoiono tutti: Scarpia nel suo studio, Mario sugli spalti, Tosca in seguito al volo suicida preceduto dalla sua ultima sfida: «Scarpia, avanti a Dio». E' più probabile che, nel frattempo, tutti i protagonisti di questa fucilazione più vera che finta si ritrovino davanti a un magistrato, mentre Armiliato deve ringraziare la buona memoria delle comparse. Al momento del tiro, si saranno infatti ricordate della raccomandazione che in palcoscenico si rivolge sempre in questi casi: «Ragazzi, armi basse, per carità!». Sandro Cappelletto Non mancano scherzi di attrezzisti: nella Tosca a Grace Bumbry fu tolto il materasso nella scena della caduta

Luoghi citati: Castel Sant'angelo, Macerata