Strage di Parigi la firma è sul computer

Era nascosto nella valigia di un marocchino proveniente da Zagabria e diretto a Milano Era nascosto nella valigia di un marocchino proveniente da Zagabria e diretto a Milano Strage di Parigi, la firma è sul computer Ipiani dei terroristi in un dischetto sequestrato a Trieste UNA BOMBA SENZA NOME TRIESTE. A tradirlo è stato un floppy disk nascosto tra le magliette sporche buttate alla rinfusa nella valigia e la lungimiranza di un agente che ha immaginato quali messaggi potesse contenere quell'oggetto all'apparenza innocuo. Un'intuizione preziosa visti gli esiti dell'indagine proseguita con la lettura del testo contenuta nel floppy, scritto in arabo, corredato da codici, formule chimiche e disegni, eseguita su un computer del centro di Fisica di Miramare. Una sorta di «manuale del terrorista» con tutte le indicazioni utili per costruire e usare ordigni esplosivi oltre che per organizzare stragi e attentati. In alcuni «file» viene anche illustrato con chiarezza come si realizza un'autobomba, come si colloca l'esplosivo e in quali quantità nell'eventualità in ci si dovesse agire sotto un traliccio. Informazioni esplosive, che avrebbero dovuto viaggiare, senza pericolo di venire intercettate, da Zagabria a Milano e che invece sono state fermate sul confine di Trieste. Il corriere di questo prontuario elettronico delle stragi è un sedicente marocchino, Madid Abdellah, 21 anni, fermato venerdì scorso dalla polizia di frontiera, al valico ferroviario italosloveno di Villa Opicina, perché in possesso di documenti di identità falsi. Su quest'uomo nulla è certo: il passaporto francese, intestato a un arabo, risulta palesemente fal- sificato. Dietro al look da «vu' cumprà» gli inquirenti ipotizzano si nasconda un uomo coinvolto, in termini ancora da verificare, nell'attentato alla metropolitana parigina di martedì scorso a Saint-Michel in cui hanno perso la vita 7 persone e altre 84 sono rimaste ferite. Più di un sospetto visto che ieri, dopo l'interrogatorio condotto dal gip Raffaele Morway, dal sostituto procuratore Giorgio Nicoli e dal vicedirigente della Digos Francesca Montereali, sono stati confermati fermo e custodia cautelare. Due ore di colloquio nelle carceri del Coroneo, nel corso delle quali Abdellah ha fornito risposte confuse e contraddittorie. Ora lo attendono nuovi interrogatori cui sarà sottoposto da «altri organismi», come riferito dai giudici, oltre che dall'Interpol. Sul floppy Abdellah ha fornito una versione verosimile: il dischetto gli sarebbe stato affidato in un caffè di Zagabria da un cittadino arabo con la precisa richiesta di portarlo alla stazione ferroviaria di Milano; qui, ad attendere la merce, ci sarebbe stato un altro nordafricano. Una cortesia che Abdellah avrebbe dovuto fare per non pagare il passaporto che gli veniva venduto per una somma troppo alta per le sue tasche: 300 marchi. «Ho accettato l'incarico - ha detto ieri ai giudici Abdellah - ma non sapevo che cosa contenesse». Affermazione questa che gli inquirenti non scartano ina che deve essere attentamente verificata assieme agli altri dati, compresi i nomi dei due arabi, forniti durante l'interrogatorio. Non sarebbero emersi invece indizi su un eventuale collegamento della sua presenza in Croazia, con le ipotesi formulate dal settimanale francese «Votre dimanche», secondo cui dietro l'attentato di Parigi vi sarebbe un'operazione dell'organizzazione estremista algerina del Già scattata dall'Italia. Il settimanale francese si basava su un articolo del quotidiano algerino «La Tri¬ bune» vicino al governo, che, scrivendo dell'arresto, alla fine del mese scorso a Milano, di alcuni leader islamici, aveva fatto il nome di Anwar Shabar, considerato un esponente del Già e organizzatore di un traffico da armi destinate alla Francia. Quest'ultimo sempre secondo il quotidiano sarebbe sfuggito all'arresto e si troverebbe nell'ex Jugoslavia. A tal proposito Carlo Ferrigno, capo dei servizi per la lotta antiterrorismo del Viminale, ieri ha smentito l'ipotesi di un passaggio in Italia dei terroristi sottolineando tuttavia che il lavoro degli investigatori francesi «non è ancora ultimato e che continuano ad arrivare rivendicazioni». La polizia francese, infatti, prosegue nella ricerca dei tre responsabili dell'attentalo: gli identikit di tre importanti testimoni realizzati dal computer sono stati diffusi dalle forze dell'ordine francesi e pubblicati ieri da diversi giornali. Si tratta di uomini giovani con capelli corti e scuri e lineamenti vagamente nordafricani. Elena Marco Un'immagine della strage nel metrò parigino che martedì scorso costò la vita a 7 persone Secondo gli inquirenti di Trieste l'uomo fermato con il floppy-disk sospetto potrebbe essere coinvolto nell'attentato