Scendono in campo i fratelli slavi di Giulietto Chiesa

Scendono in campo i fratelli slavi Scendono in campo i fratelli slavi MOSCA I alza di tono la reazione russa all'intervento della Croazia nel conllitto a fianco dei musulmani di Bosnia. Un chiaro «avvertimento» ò arrivato ieri direttamente al presidente croato Franjo Tudjman «attraverso canali diplomatici» scrive l'agenzia Interfax citando un alto funzionario dell'ambasciata russa di Zagabria. E sembra essere una preventiva giustificazione dell'entrata in campo, «possibile, anche se non certa, almeno fino a che la situazione non si modifica in modo sostanziale», delle truppe regolari della Repubblica Jugoslava. Mosca avverte seccamente Zagabria delle «possibili, pesanti conseguenze dell'escalation del conflitto bosniaco e della partecipazione della Croazia a una tale escalation». In particolare la messa in guardia concerne le operazioni belliche croate contro i serbi di Krajina, la Repubblica autoproclamatasi indipendente su parte del territorio croato. Ma la presa di posizione del Cremlino ò ancora interlocutoria, tanto nella forma (la notizia viene fatta filtrare attraverso l'ambasciata di Zagabria e non viene direttamente dal ministero degli Esteri russo), quanto nella sostanza (l'avvertimento cita le richieste di aiuto inviate dai serbi di Bosnia e di Krajina a Belgrado, considerandole un dato di fatto, ma senza accompagnarle con una valutazione qualsivoglia). Tuttavia gli osservatori diplomatici di Mosca notano che 1'«avvertimento» russo a Tudjman sembra implicitamente considerare motivata una tale richiesta. Non viene usata la parola «aggressione», ma, di fatto, il Cremlino getta sulla Croazia la responsabilità dell'estensione del conflitto al di fuori dai confini bosniaci, concludendo che «la situazione potrebbe divenire incontrollabile». In altri termini Mosca lancia un messaggio piuttosto chiaro ai croati: se andate avanti nel coinvolgimenI to militare a fianco dei muI sulmani bosniaci noi non saremo più in grado di operare una dissuasione efficace nei confronti di Belgrado. E' per questo - continua l'anonimo funzionario russo che «Mosca sta facendo tutto il possibile per ricondurre alla ragione sia i croati che i serbi». Ma attenzione! Se è vero che «tutti i discorsi su un possibile intervento nella zona dell'esercito regolare jugoslavo non sono granché fondati nell'immediato futuro», è anche vero che un'estensione del conflitto che coinvolgesse il territorio della Krajina potrebbe mutare «radicalmente» tutto il quadro. E allora Belgrado potrebbe essere trascinata, suo malgrado, nella guerra. Il che equivarrebbe a un'estensione del conflitto di fatto a gran parte dell'ex Jugoslavia. E' ormai evidente l'inquietudine di Mosca di fronte all'assottigliarsi del filo su cui essa è in difficile equilibrio da mesi: oscillante tra le sue relazioni privilegiate con i serbi e l'esigenza di restare agganciata ai partners occidentali. Ora l'offensiva di Zagabria, niente affatto contrastata dagli occidentali, costringe Mosca a pendere dalla parte dei serbi. Significativo anche il fatto che ieri il portavoce del ministero degli Esteri russo abbia fatto un esplicito cenno alla possibilità (valida «da un momento all'altro») che la Russia chieda al Consiglio di Sicurezza un dibattito sul ruolo della Croazia. Sarebbe un modo per costringere gli altri membri del «Gruppo di contatto» a esprimersi apertamente. Rischioso perché espliciterebbe ancor più i dissensi tra Mosca e l'Occidente e all'interno dell'Occidente. Giulietto Chiesa ssa^J

Persone citate: Franjo Tudjman, Tudjman