«Croati attenti non staremo a guardare»

La guerra dilaga in tutta la Bosnia mentre Mladic minaccia Tudjman: la pagherai cara La guerra dilaga in tutta la Bosnia mentre Mladic minaccia Tudjman: la pagherai cara «Croati attenti, non staremo a guardare» Monito di Mosca: fermate l'offensiva ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO La Russia ha messo in guardia Zagabria sulle possibili pesanti conseguenze della partecipazione della Croazia al conflitto bosniaco. Attraverso l'ambasciata russa nella capitale croata Mosca ha diffidato il presidente Tudjman a non intervenire in aiuto ai bosniaci nella sacca di Bihac. Lo ha rivelato un diplomatico della stessa ambasciata che ha sottolineato le preoccupazioni di Mosca. La cosa più importante in questo momento è tenere la situazione sotto controllo e non consentire uno scontro diretto tra le forze croate e i serbi di Croazia, affermano i russi. Altrimenti c'è il reale pericolo che intervenga l'esercito jugoslavo. Seil conflitto si allargherà dalla Bosnia alla Croazia la situazione diventerà incontrollabile. Per tutta risposta gli Stati Uniti hanno fatto sapere che approvano l'appoggio militare della Croazia alla Bosnia. Lo hanno dichiarato funzionari americani nel Brunei, aggiungendo che ritengono necessario un intervento della Nato per fermare gli attacchi dei serbi contro la zona di sicurezza di Bihac. Da parte sua il presidente Clinton ha spiegato che l'amministrazione americana è preoccupata per l'espandersi del conflitto, ma che Washington continuerà a fare pressioni affinché in settimana vengano approvati i piani di intervento della Nato a Bibac. In partenza per il Brunei il ministro della Difesa americano William Perry ha dichiarato di non credere che Belgrado interverrà a fianco dei serbo-bosniaci. «Prenderemo tutte le misure necessarie per impedirlo», ha detto Perry, ma non ha voluto fornire dettagli. Nel frattempo, il comandante in capo delle truppe sorbo-bosniache, generale Mladic, ha minacciato la Croazia. «Pagheranno cara la conquista delle città serbe di Grahovo e Glamoc», ha dichiarato Mladic, annunciando che i suoi uomini riprenderanno tra breve i territori occupati. Sul terreno intanto si continua a combattere. Malgrado l'impegno dei sorbi della Krajina di ritirare le loro truppe dalla sacca di Bihac, i miliziani di Knin hanno ripreso a bombardare l'enclave musulma¬ na, tentando di sfondare lo linee della difesa bosniaca. La presunta ritirata dei loro uomini era in realtà un nuovo raggruppamento. Dalle postazioni a Ovest della zona eh sicurezza di Bihac i serbi di Croazia hanno spostato la loro artiglieria pesante e la fanteria verso il Nord, nella zona eh Velika Kladusa. «I serbi si prendono gioco dei rappresentanti dell'Orni», ha risposto il presidente croato Tudjman alla lettera dell'inviato speciale del segretario generale dell'Onu Akashi che gli comunicava le proposte di negoziati dei serbi della Krajina. «Noi non possiamo accettare che le forze dell'Onu vengano schierate soltanto sul confine con l'enclave di Bihac, ma chiediamo da sempre che i caschi blu prendano il controllo di tutta la frontiera della Croazia con la Bosnia, nonché della Croazia con la Serbia, ovvero la Federazione jugoslava». Secondo l'agenzia Ap ieri per la prima volta le forze croate avrebbero bombardato Knin. Un reporter dell'agenzia che si trova nella roccaforte serba della Krajina ha affermato che le granato sono cadute a tre chilometri dal centro dell'abitato. Ma il portavoce dell'Orni a Knin ha detto che c'è stato uno scambio di colpi di artiglieria e che in città si sono soltanto udite le detonazioni, perché Knin dista 15 chilometri dalla frontiera con la Bosnia che i croati controllano dopo la conquista di Grahovo. I croati hanno colpito il villaggio di Strmica attaccato al confine, mentre i serbi hanno nuovamente lanciato razzi terra-terra contro Grahovo e Glamoc nel tentativo di riprende- re le due città perse. Mentre l'attenzione si è spostata alla Bosnia occidentale, nell'enclave musulmana di Zepa caduta nelle mani dei serbi si continua a sparare. I miliziani eh Mladic, che saccheggiano e bruciano i villaggi musulmani, stanno cercando di far uscire dai boschi tremila civili fuggiti davanti ai loro carri armati. Il portavoce della Croce Rossa Internazionale, Christophe Girod, ha rivelato ieri che dopo la visita di quattro campi di prigionia dei serbi in Bosnia orientale i rappresentanti della Croce Rossa hanno trovato soltanto 208 persone, mentre da Srebrenica sono spariti settemila civili musulmani, e da Zepa ne mancano tuttora tremila. A Spalato è giunto ieri il ministro degli Esteri iraniano Velayati. Al tonnine dell'incontro con il capo della' diplomazia croata Grahic e quella bosniaca Sacirbej, i tre hanno annunciato che faranno una richiesta comune all'Onu per l'intervento della Nato nella sacca di Bihac. Zagabria e Sarajevo chiedono inoltre che Belgrado riconosca contemporaneamente Bosnia e Croazia perché soltanto cosi potrà essere risolta la crisi in ex Jugoslavia. Domani a Washington il negoziatore europeo Cari Bildt incontrerà il gruppo di contatto per la Bosnia por discutere la revoca delle sanzioni al regime di Milosevic in cambio del riconoscimento della Bosnia. Ingrid Badurina Un giornalista da Knin «La capitale della Krajina è stata bombardata pesantemente dai croati» Il presidente croato Tudjman in alta uniforme A sinistra soldati serbi nei boschi della enclave di Bihac e a destra in alto un poliziotto croato presidia le poste di Glamoc Sotto l'iraniano Velayati