Usa Topolino si è comprato la tv di Vittorio Zucconi

Affare del secolo: l'Abc (prima rete d'America) alla Walt Disney per 32 mila miliardi Affare del secolo: l'Abc (prima rete d'America) alla Walt Disney per 32 mila miliardi Usa, Topolino si è comprato la tv LWASHINGTON A battuta che corre da ieri sera a Wall Street è facile. Topolino si è comperato una rete tv: finalmente un professionista serio dirigerà un telegiornale. Ma la storia che la «Walt Disney Corporation» ha raccontato al mondo annunciando di avere comperato per 32 mila miliardi di lire la più importante e seguita network televisiva americana, la «Abc», non ò una favola di nanetti e di principessine indiane, di paperi e di leoni orfani: è il «ruggito di un topo» che annuncia l'arrivo della più grossa e dominante concentrazione di tv via etere e cavo, studi, giornali, luna park, società telefoniche, case discografiche, sport e mercanzie varie nella storia del- l'economia e della comunicazione americane, dunque mondiale. La tentazione di scherzarci sopra, di sorridere al pensiero di Nonna Papera direttore e Pippo editorialista è irresistibile, ma è soltanto un modo di colorare con immagini gentili e rassicuranti il pensiero che da ieri sul mondo si erge il profilo di uno Zio Papé'rone* gigantesco. La «Abc», il network assorbito da Disney, è il primo degli Stati Uniti. Primo per pubblico e per gradimento, primo nell'entertainment, primo nei telegiornali, primo nello sport con la rete via cavo Espn, primo nelle radio (ne possiede 3400), primo nello share del pubblico (25 per cento), primo fra le americane nella presenza sul mercato televisivo europeo, con interessi in Germania, Francia, Inghilterra e Svezia. La Disney è la Disney. Una ricerca di qualche anno fa scoprì che le orecchie di Mickey Mouse sono un simbolo più universalmente riconosciuto della croce di Cristo. Ora non sappiamo se davvero Biancaneve prenderà il posto di Peter Jennings come direttore del telegiornale. Ma sappiamo che il «ruggito del topo» scatenerà gli altri animali della foresta della comunicazione, affamati di concentrazioni aziendali. Editori di giornali comperano emittenti televisive. Stazioni televisive comprano giornali. Tutti comprano tutto, in una frenesia di fusioni che prepara l'avvento inevitabile di pochi colossi dell'editoria e dell'informazione e che stanno facendo strame dei nostri miti sul mercato, sull'antitrust e sugli «editori puri» americani. La General Electric già possiede la Nbc, secondo network americano. La sua concorrente Westinghouse è sul punto di acquistare la Cbs, incubatrice del miglior giornalismo televisivo americano. L'editore Gannet ha aggiunto altre 11 testate di provincia e ne ha collezionate 94, il triplo del suo concorrente più vicino, la Knight-Ridder, che ne ha «appena» 27. Mentre le società telefoniche premono per entrare nel mercato della tv. La rivoluzione tecnologica dei satelliti e delle fibre ottiche sta cambiando il panorama dell'informazione e dello spettacolo come le presse di Gutenberg rovesciarono l'universo medioevale degli amanuensi. Un tempo, Washington sarebbe certamente intervenuta per impedire, limitare e regolare gli enormi «trust» che stanno crescendo sul crollo dei confini tra carta, elettronica, informazione ed entertainment. Oggi non più. La rivoluzione tecnologica si sta accompagnando a una rivoluzione ideologica, rassegnata ad accettare la nascita delle grandi concentrazioni. Monopoli come la «Microsoft», zarina mondiale del software per computers, o super Paperoni, come la nuova Disney con network, sono tollerati e applauditi nel nome della competitività che oggi richiede grandi dimensioni e grandi risorse. Il topo astuto ha annusato l'aria e lo ha capito. Per questo è lui, da ieri, il nuovo «re della foresta» delle antenne. Vittorio Zucconi SERVIZI A PAG. 23

Luoghi citati: America, Francia, Germania, Inghilterra, Monopoli, Stati Uniti, Svezia, Washington