COME HO SCOPERTO IL TESORO DI TROIA
COME HO SCOPERTO IL TESORO DI TROIA COME HO SCOPERTO IL TESORO DI TROIA Raccolti i diari e le lettere di Schliemann poca a consentire la straordinaria ascesa da povero garzone di bottega che vende caffè, candele di sego e aringhe in una cittadina tedesca a commerciante milionario di fama europea. E che dire dell'apprendimento delle lingue, dall'inglese e dal francese in sei mesi allo spagnolo, all'italiano e al portoghese in sei settimane, per passare infine al russo e al greco moderno? Ma la vocazione era sempre la stessa; e a quarantasei anni, infine, ecco Schliemann abbandonare tutto e affrontare la grande avventura per raggiungere la meta prefissa, per scoprire palazzi e tombe di re con tesori che non si erano neppure immagina¬ ti. Trova anzitutto Troia, nel punto in cui nessuno credeva che si trovasse; e scopre in essa un tesoro d'oro e d'argento, che attribuisce al tempo di Priamo sbagliando (oggi lo sappiamo), perché l'epoca era almeno di mille anni anteriore, ma che non per questo perde di importanza e di valore. Il tesoro è sotto un muro, che potrebbe crollare da un momento all'altro. Ma Schliemann, incurante del pericolo, manda gli operai a pranzo per evitarne la curiosità e la cupidigia, quindi procede al recupero: «Ho estratto il tesoro servendomi di un grosso coltello, impresa che comportava un enorme sforzo e un altissimo rischio di morte, perché il grande muro di fortificazione sotto cui dovevo scavare minacciava a ogni istante di crollarmi addosso. Ma la vista di tanti oggetti, ciascuno dei quali ha per la scienza un valore inestimabile, mi rese incurante del pericolo», Bisogna però portarli via, quei preziosi oggetti. E a quel punto gli è di aiuto la moglie, la bellissima greca Sofia, che li avvolge nel proprio scialle nascondendoli. Altre avventure, non meno affascinanti, Schliemann corre a Micene, dove scopre le tombe dei re e in esse le celebri maschere d'oro. Ecco uscire dal terreno la prima: «La maschera rappre- H Da garzone di bottega H a grande archeologo, una vita avventurosa tra viaggi e scavi e un solo sogno irrealizzato: Hj svelare nuovi segreti, di Pompei Hj Sofia, la moglie greca di Schliemann (salto) IL «Convivio» di casa Marsilio esibisce uno dietro all'altro due classici non certo idonei a mettere in buona luce le belle signore. Per i greci Luciano, con i suoi Dialoghi delie cortigiane, curati da Ezio Pellizer e Alessandra Sirugo (pp. 200, L. 18.000). Peri latini, Giovenale: la sesta delle sue satire viene presentata come fu in origine, e cioè come libretto autonomo; Franco Bellandi la correda di ricchi apparati e del referenziale titolo Contro le donne (pp. 132, L. 14.000). Sia detto fra parentesi: anche le copertine, improntate per carità - a garbata cultura, ma non per questo meno «fallocratiche», potrebbero destare in certi ambienti un qualche non irragionevole sconforto. Il sarcastico poeta Giovenale visse, fra il I e il II secolo, di prevalenza a Roma, in condizioni modeste; si spense forse in Egitto attorno al 127. A quell'epoca Luciano era appena un bambino: nato nella città siriaca (oggi turca) di Samòsata, divenne poi un retore ricco e famoso. Raggiunse proprio in Egitto la posizione di alto funzionario imperiale, e chiuse la sua vita ad Atene poco dopo il 180. Chi voglia stringere i due scrittori in una coppia da Vite parallele, troverà forse più divergenze che affinità. In ogni caso ebbero entrambi mente acuta, pronte capacità d'osservazione e spirito critico. Già in passato Bellandi ha contribuito a fissare con efficacia il nucleo dell'arte convulsa e esasperata di Giovenale. Le sue satire frantumano il delicato mondo di bonaria intimità e sprezzatura meditativa inventato dalla satira di Orazio. La scandalosa corruzione morale della società in cui vive
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