«Così la Crt andrà ai privati» di Francesco Manacorda

Parla il presidente Filippi Nei programmi l'alleanza con la Cassa di Verona e l'espansione verso l'Emilia «Così la Cri andrà ai privati» Parla il presidente Filippi TORINO. Da prede a cacciatori. Le Casse di risparmio si mobilitano di fronte alle aggregazioni del mondo bancario e puntano a nuove forme di intesa. Per crescere, ma anche per non cadere nella rete di offerte di acquisto ostili. E' questa la strategia della Banca Crt, l'istituto torinese guidato da Enrico Filippi, all'undicesimo posto per raccolta in Italia, che sta studiando un'alleanza con la Cassa di risparmio di Verona, a sua volta un tassello non trascurabile del sistema creditizio con il suo quindicesimo posto nella graduatoria della raccolta. L'imprimatur alle alleanze, e il primo passo verso la privatizzazione, è arrivato quindici giorni fa, quando il consiglio della Fondazione Crt - che controlla al 100% la Spa - ha dato mandato al suo presidente, Andrea Comba, di avviare i contatti per intese operative e finanziarie con istituti di credito del Centro-Nord. E' già stata fatta una prima scelta degli «advisor» tra i quali selezionare poi chi dovrà aiutare la banca nella scelta degli alleati. Comba dovrà riferire alla fine di ottobre, ma è probabile che già molto prima arrivino novità sul fronte delle alleanze, magari con una puntata verso la Cassa di Risparmio di Reggio Emilia, appetibile avamposto nel Centro Italia, o un'ulteriore espansione verso istituti veneti. Nascerebbe così un gruppo forte dal punto di vista delle dimensioni e radicato sia nell'area Piemonte-LiguriaValle d'Aosta, sia in Veneto e sul versante adriatico, dove Cariverona possiede già la Cassa di Ancona. Presidente Filippi, perché la scelta di aprire alle alleanze e di andare verso il mercato? «Tutto parte naturalmente dalla direttiva Dini che prevede l'obbligo di dismissione di quote da parte del settore pubblico a favore dei privati. Teoricamente protremo andare sul mercato anche da soli, ma in gruppo è meglio. Così, d'accordo con la Fondazione, abbiamo deciso di esaminare le possibili alleanze. Le scelte possibili sono molte perché la nostra è una banca appetibile: non di grandissime dimensioni, ma con un forte controllo del suo mercato e ben radicata sul territorio. E per quel che riguarda le alleanze non ci interessa una crescita dimensionale in quanto tale, ma piuttosto vogliamo rafforzarci come efficienza e redditività insieme con istituti che abbiano le nostre stesse caratteristiche». Per questo è stata scartata l'ipotesi di un'alleanza con la Comit? «Sì, l'abbiamo esaminata, tenendo presente indubbi vantaggi che ci sarebbero stati soprattutto sull'estero. Ma secondo la Fondazione un'intesa di questo tipo potrebbe annacquare la nostra identità». E allora si guarda alla Cassa di Verona... «La Fondazione non ha fatto i nomi di singoli soggetti ma ha parlato di entità con le quali si potrebbe avere una collaborazione senza sovrapposizione». La Cassa di Verona non è uno di questi? «Certo la Cassa di Verona risponde a questo identikit, ma anche altri gruppi del Veneto e dell'Emilia hanno potenzialità vicine alle nostre e quindi ci interessano. Ma quello che è essenziale è che il progetto abbia alla base una razionalità industriale. Non ci interessa creare un gigante dai piedi d'argilla. In Italia ce ne sono già troppi». Come si può concretizzare l'alleanza tra Crt ed altre Casse? «Ci sono due ipotesi. La prima è una fusione tra Casse e poi il collocamento delle azioni della società che così nascerebbe sul mercato. Ma è una strada difficile da percorrere che di fatto si attua solo per i salvataggi bancari». E allora l'altra ipotesi? «Costituire una holding che abbia sopra di sé le Fondazioni e che controlli le società bancarie. Una holding di questo genere sarebbe più appetibile sul mercato di una singola azienda. Ma attenzione, la holding deve avere un controllo totale e vero, le banche si devono trasformare in semplici società di distribuzione. Altrimenti si rischiano spinte centrifughe, come per la holding delle Casse toscane. Un'alleanza con la Cassa di Verona potrebbe essere coordinata anche con il vostro ingresso nell'Ambroveneto? E' un'ipotesi di cui si parla molto in questi giorni. «No. Nessuno, e a nessun livello nella banca, si è occupato di questa questione. Non abbiamo avuto nessuna opportunità di esaminare la questione in termini costruttivi e del resto nell'Ambroveneto c'è un sindacato chiuso. E poi, scusi, se la Crt spa acquistasse una quota del capitale Ambroveneto questo non servirebbe assolutamente al nostro progetto, cioè alla privatizzazione della Crt». Francesco Manacorda Enrico Filippi, presidente della Banca Crt

Persone citate: Andrea Comba, Comba, Dini, Enrico Filippi, Filippi