L'EX «DOGE» SOCIALISTA

Salamone stringe i tempi dopo le rivelazioni di Ripa di Meana su Di Pietro nel mirino degli 007 L'EX «DOGE» SOCIALISTA ERA l'incarnazione stessa del potere Anni Ottanta, niente | Vespa e Nutella, nessun cedimento buonista, come va di moda oggi, ma, al contrario, le stimmate esteriori - scorte armate, berline sgommanti, aerei di Stato, donne adoranti - e quelle invisibili del potente. Ministro a trentanove anni, intelligente e anticonformista, arrogante e scapricciato, Gianni De Michelis era il prototipo vincente nell'era del rampantismo, un personaggio che poteva suscitare fiere avversioni, ma che raramente, bisogna riconoscerglielo, scadeva nel banale andante. Come vive oggi, condannato a quattro anni nel primo dei diciotto processi che gli hanno intentato per Tangentopoli, l'ex potente che fino a tre anni fa la mattina discuteva con Helmut (Kohl, naturalmente) e il pomeriggio si consultava con George (Bush), quando non mediava sull'ex Jugoslavia o non ragionava sui destini dell'Onu? Siamo andati a cercarlo nell'antico acquartieramento del Plaza, dove al mattino, messe in fila dal mitico portiere Esposito, l'attendevano anelanti coorti di clientes, ma i saloni barocchi sono percorsi soltanto da mandrie di turisti giapponesi. De Michelis abita in un appartamento borghese ai Parioli - solida mobilia ottocentesca, qualche quadro moderno, con una preferenza per Migneco - insieme alla sua compagna, una giovane e bella signora dall'accento meridionale. «Come sto? Turbato, direi - minimizza -. La condanna a quattro anni mi brucia, è pesante, raddoppia la pena chiesta dal pubblico ministero, mi fa sentire definitivamente prigioniero di un castello kafkiano. Sono stato condannato per un fatto che non esiste, per il quale non ci sono testimonianze e non c'è niente di niente, se non, per l'appunto, il teorema secondo cui nel Veneto c'era un'intesa politica, tra i leader della de e del psi, che controllavano il sistema dei lavori pubblici. Se per me basta questo teorema, perché allora non basta per il pds, che con Cacciari governa oggi Venezia?». Abbia pazienza, De Michelis, questa del teorema è una vecchia storia, ma non negherà ancora Tangentopoli. «Figurarsi, è ovvio e dimostrato che in Italia era diffusa la prassi di finanziamenti fuori delle leggi per trovare risorse destinate alla politica». ...e ai politici. «Non io, se è questo che vuol dire. Dopo trent'anni di politica non possiedo niente, né case, né ville, né yachts e, come vede, non vivo nel lusso sardanapalesco: da nullatenente ad alto reddito quale ero prima, sono diventato un nullatenente a medio reddito». Quanto? «Sette milioni e mezzo al mese, che mi vengono dalla pensione di parlamentare. Questa retorica sulla restituzione dei soldi di Tangentopoli, per quanto mi riguarda, deforma la realtà: che cosa mai potrei intellettuale, sfidano la politica sul suo stesso terreno e la battono». Secondo lei non c'è nessuno che ha i numeri, né a destra né a sinistra? «Decimata la classe politica, sono venute a galla le terze e le quarte file, il calo di qualità è evidente, non si può pensare che non ci sia la learning curve, la curva d'apprendimento. Non a caso, negli ultimi anni, per la metà del tempo abbiamo avuto governi tecnici. Ma un Paese non può andare avanti così». D'Alema? «Sicuramente il pds non ha più niente a che vedere col comunismo, che non c'è più, però della tradizione comunista non ha perduto il connotato di partito d'apparato: non a caso è stato scelto D'Alema come segretario». Berlusconi? «Il 27 marzo ha vinto anche perché l'elettorato del psi, in buona parte, mai avrebbe potuto essere convinto dal pds d'apparato di D'Alema. Poi ha avuto un destino meteorico perché, invece di razionalizzare un nuovo e moderno populismo, invece di rendere nobile l'ipotesi populista, come ha fatto Chirac in Francia, ha preferito far prevalere la logica aziendale. Partito azienda, contro partito apparato, ma solo formalmente, perché poi, di fatto, Berlusconi ha cambiato linea, attratto com'è da una nuova stagione consociativa. Cosa sono stati gli incontri Veltroni-Confalonieri, se non il negoziato di un compromesso? E come si fa a non ridere di fronte al progetto Onda, un'operazione classica all'italiana, in cui quel poveretto di Al Waalid non c'entra proprio niente?». Prodi? «Non esiste, è il capo del niente, neanche di Bianco». Bossi? «Un populista d'accatto». Fini? «Vogliono riservargli uno spazio subalterno nel partito azienda, per questo è nervoso. Ecco, la situazione di un Paese con prospettive penose, pronto per essere colonizzato, nel quale starnazzano un'infinità di soggetti: tre de, miniframmenti di destra e di sinistra. Io dovrò pagare per gli errori commessi, ma mi consolerei, almeno in parte, se questo significasse che alla fine il Paese va avanti; qui, invece, c'è qualcuno che paga e altri, uguali o peggiori di te, che portano il Paese alla rovina». Chi è che ci vuole colonizzare? «Guardi che in questa miserevole politica si rafforzano tutte le lobby interne e internazionali. Prenda l'Eni e la storia dell'assassinio di Mattei che riciccia. Sa che cosa scopriremo presto? Magari che una delle sette sorelle s'è comprata l'Eni». Cosa teme di più per se stesso. De Michelis? «Con diciotto procedimenti in corso, vista la situazione, sarei un incosciente se non le rispondessi: la galera». Alberto Staterà «Ho un progetto per mettere in piedi una catena di pizzerie in Cina» «Berlusconi voleva bloccare i comunisti ma adesso tratta con D'Alema» «Sono stato condannato a quattro anni per un fatto che non esiste e mi aspettano ancora altri 17 processi» | Mani pulite. Affermazioni ribadite dal portavoce dei Verdi sione davanti ai pm bresciani: questione di ore, poi si saprà chi è il Pinocchio. Intanto, aspettando Amato, a Brescia è scoppiata come una bomba l'ultima notizia: quella dell'invio alla procura di Milano da parte di Salamone e Bonfigli degli atti per l'apertura nei confronti di un altro pm bresciano, Guglielmo Ascione, di un'inchiesta per abuso d'ufficio e favoreggiamento. Qualcuno parla di «atto dovuto» da parte di Salamone e Bonfigli. Ascione, prima di le caccse, relesondi allafalsme«Prprore rviddi naccstaVqueL'ex ministro degli Esteri Gianni De Michelis condannato a 4 anni nel primo dei 18 processi che gli hanno intentato per Tangentopoli { L'ex ministro degli Esteri Gianni De Michelis condannato a 4 anni nel primo dei 18 processi che gli hanno intentato per Tangentopoli Sopra: l'ex segretario socialista Bettino Craxi A destra: il segretario del pds Massimo D'Alema leader, secondo De Michelis, di un «partito d'apparato»

Luoghi citati: Brescia, Cina, Francia, Italia, Jugoslavia, Milano, Veneto, Venezia