Torinese la «mente» della gang

Preso a Pescara Preso a Pescara Torinese la «mente» della gang Gianfranco Cardone Legato alla malavita siciliana, con un entourage di complici fedelissimi sparsi in tutta la Penisola, Gianfranco Cardone, 52 anni, originario di Balangero e residente a Torino, sarebbe la «mente» di una banda di professionisti del crimine che ha compiuto rapine a mano annata in mezza Italia. Pescara era la piazza preferita. Per cadere nella rete dei carabinieri c'è voluto quasi un anno di intensa attività investigativa fatta di riscontri testimoniali, intercettazioni telefoniche ed ambientali, appostamenti durati mesi. La scorsa notte il giro di boa con un blitz in un appartamento di Silvi Marina (Teramo) - una delle basi operative della banda dove le manette si sono chiuse attorno ai polsi di Gianfranco Cardone, sorpreso nel sonno. L'uomo, pluripregiudicato, ed una fedina penale che parla di detenzione illegale di armi e spaccio di sostanze stupefacenti, sarebbe il pezzo da novanta di una banda malavitosa che ha compiuto numerosi «colpi» a Pescara, Forlì, Savona e Firenze. Il prossimo obiettivo da colpire, secondo le indagini dei carabinieri, sarebbe stato un istituto bancario delle Marche. L'ennesima rapina sventata per un soffio. Nel capoluogo adriatico, in particolare, la sua organizzazione sarebbe responsabile dei «colpi» messi a segno il 26 agosto 1994 alla Banca Popolare Adriatica di viale Bovio (100 milioni il bottino); il 9 maggio 1995 alla Banca di Credito Cooperativo dì Cappelle (Pescara), 400 milioni; il 1 luglio alla Banca Popolare dell'Adriatico di Città Sant'Angelo (Pescara). In questa occasione i banditi entrano nell'istituto dove trovano una donna di servizio. La rinchiudono nel bagno e fuggono senza portare via nulla. Il 14 luglio ancora una rapina ai danni della Banca Popolare di Lanciano e Sulmona che frutta 100 milioni di lire. Nell'appartamento di Silvi Marina i carabinieri hanno sequestrato vario materiale usato per travestimenti, denaro contante ed una sofisticata apparecchiatura per la riproduzione di chiavi. Sarebbe stato proprio con questa apparecchiatura che, ad opera di un «professionista» che riusciva a fotografare mentalmente le serrature delle porte secondarie degli istituti di credito, i malviventi entravano in possesso dei passepartout con i quali trovavano facile accesso nelle banche. In quasi tutte le rapine i banditi si facevano già trovare all'interno degli istituti dove attendevano l'arrivo dei primi impiegati. Il martedì ed il venerdì, erano i giorni prescelti per i «colpi». I carabinieri sono sulle tracce di altri complici. Roberto Ettorre Gianfranco Cardone

Persone citate: Gianfranco Cardone, Roberto Ettorre