Prigioniera in casa per 17 anni

Milano, blitz dei carabinieri per liberare una donna trentunenne. I genitori: era lei a non voler uscire Milano, blitz dei carabinieri per liberare una donna trentunenne. I genitori: era lei a non voler uscire Prigioniera in casa per 17 anni 7/ suo mondo era una stanza piena di rifiuti MILANO. La vita di Rosaria era lì dentro, dice sforzandosi di non piangere. C'è un corridoio triste come una notte che non finisce mai. Dentro a questo buio, gli odori entrano nella testa, rivoltano lo stomaco. Quella camera, giù in fondo, a pianterreno, dice incamminandosi nel corridoio vuoto e scuro. La madre urla, il padre piange. «Mandalo via», ringhia lei mentre scapicolla dietro di noi. «La mia Rosaria era la bimba più brava che c'era». A 30 anni la vita è un pezzo di mondo che scorre su queste strade senza fine, allacciate da un telefono, per le città senza respiro, dentro alle tivù che parlano di tutto, anche di noi. Soltanto Maria Rosaria a 31 anni viveva fuori dal mondo, chiusa in questa stanza buia, con il giaciglio appoggiato contro la parete lontana dalla finestra, vicino a un cartone pieno di rifiuti e a un sacco di cellophane con i resti del mangiare. Quando il brigadiere dei carabinieri è entrato qui dentro per salvarla, Maria Rosaria ha urlato di paura. «Chi siete? Aiuto, aiuto!», strillava. «Voglio la mamma», piangeva. Sua madre era lì che berciava: «Lasciatela stare, non toccatela». Si può salvare una donna che ha paura del mondo, che non lo vuole più, che ci vive dentro murata viva? Da 17 anni Maria Rosaria Rota non è mai uscita da questa villetta a due piani di via Fiume 10, a Colnago d'Adda, da quella stanza in fondo al corridoio. Adesso che l'han portata fuori nel sole di questa campagna che affoga alle porte di Milano, sotto a un cielo caldo, senza vento, di una luce opaca, adesso il papà piange come se gliel'avessero rubata per sempre e la mamma impreca contro «questo paese che ci odia». Il brigadiere e l'infermiere han dovuto prenderla in braccio, per toglierla da quel giaciglio. Lei aveva una vestaglia unta, i capelli appiccicati, ed era così sporca da far pena. «Vedrai, non è così brutto il mondo fuori di qui», le ha detto il brigadiere. L'hanno portata all'ospedale di Vimercate. Ha gli arti atrofizzati, e delle brutte piaghe sulla schiena, nei punti forse dove s'appoggiava al letto per non muoversi più. «Da un anno non si alzava neppure», dicono i carabinieri. Davanti a questa villetta, il papà Silvio Rota e la mamma, Paola Molgara, si guardano intorno come spaesati. Due piani di cemento vivo, senza intonaco, senza niente. Il cellophane che pende dalla terrazza, le galline che razzolano in un orto incolto, e due cagnacci che ringhiano e abbaia no contro la rete. «L'ho fatta io, questa casa», dice il babbo. «Ci ho messo tutti i miei soldi». Anche tutto il terreno attorno che arriva fin dove butta l'occhio è suo. Un milione e 400 mila di pensione lui, altre 300 mila la moglie. Lui faceva l'operaio alla Opel, a Milano e lei stava in casa sognando una ca sa come questa per la vecchiaia «Ce l'abbiamo fatta», dice. E poi i campi e l'orto, che qualcosa avrà pur dato da mangiare. Questa non è una storia di miseria, o di emarginazione. E' una storia che ci sembra lontana, assurda, persino impossibile. Eppure è così banale alla fine. E' una storia di paura. «Era lei che non voleva saperne di uscire. E' la figlia più cara che c'è», dice la mamma. «Che cosa volete capire voi?». Già, è tutto così difficile da capire. Anche i genitori («Denunciati per maltrattamenti», dicono i carabinieri) non è che uscissero molto. «In paese ci odiano», ripetono. In paese, però, quasi tutti sapevano e nessuno faceva niente. Il parroco, don Carlo, ha tentato di entrare in questa villetta che sprofonda sotto al sole decine di volte, almeno tutte le Pasque, per la benedizione. E tutte le volte papà e mamma lo cacciavano via: «Non ci serve, non vi voghamo. Andate via». Maria Rosaria era andata a scuola fino a 14 anni, «una ragazza normale, come le altro. Era stata promossa», dicono. Andava a messa alla domenica e frequentava la parrocchia. Poi, più niente. Sparita. «E in paese giravano strane voci», dice il capi- tano dei carabinieri Michele Altana, «un mucchio di dicerie. Questa ragazza non si vede, sta dai parenti, è andata via. E' scomparsa. Ma nessuno che avesse mai fatto niente». Voci ne giravano anche altre, come racconta adesso il padre: «Dicevano che era incinta. Non era vero niente. Cattiverie». E la nipote, una signora bionda, con gli occhiali: «Dicevano che era stato lui, suo papà. Questo paese li odia, per questo ne hanno così paura. Lui ha co¬ minciato a bere e a piangere da allora. Due settimane fa l'ho visto a un funerale della zia, e lui non ha fatto altro che piangere. Ma non dar retta alle voci, gli dicevo. Il mondo è cattivo». Maria Rosaria forse l'ha pensato da 17 anni, che il mondo è cattivo. O magari gliel'hanno fatto pensare. Così, «s'è murata viva», dice la nipote. «Già nell'87 erano venuti i carabinieri per controllare. E lei gli aveva detto che era un suo diritto. «Non voglio uscire. che male c'è?». Chissà se è vero. Il padre racconta che quand'era piccola, «mia figlia era caduta dalla bicicletta. E' da allora che ha comincialo a non voler più uscire di casa. Dovevamo insistere. Aveva due amiche e andava con loro in parrocchia. Ma da quando loro sono andate a stare via non ne ha voluto più sapere». Per 17 anni. E voi? La madre sbraita, affacciata alla porta: «Basta, non parlare». La mia ragazza, frigna, la mia ragazza. Ci sono lo finestre sbarrate, le persiane chiuse, qualche alito di vento che scuole appena il cellophane appeso al terrazzo. Don Carlo ci ha bussato il naso un mucchio di volte in quella casa. «Alla fine», racconta la perpetua, che è sua sorella, «ha pensato che magari non volevano un prete perché è un uomo. Forse una donna sarebbe riuscita a entrare lì dentro. E allora ne ha parlato con una suora del convento di Colnago. Lei ci è andata, ed è stata mandata via. Ci è tornata, e di nuovo niente». La suora si è rivolta al Comune. E forse l'ultima segnalazione ai carabinieri è arrivata dal sindaco, Mario Parma. Oppure, è stata un coincidenza e sono stati i carabinieri ad avvertire gli ufficiali sanitari. Perché 15 giorni fa, il maresciallo Picchino ha pensato di andare anche lui a bussare a quella casa. L'ha fatto come in un racconto di Piero Chiara o di Mario Soldati, come un maresciallo che fa il padre di famiglia per risolvere il giallo del paese. S'è beccato una selva di insulti, e non ha potuto nemmeno avvicinarsi alla porta, con i due cagnoni che gli ringhiavano addosso saltando contro la rete. Così, è stato deciso un intervento della Usi: «Un controllo delle condizioni igienicosanitarie». E alla fine, ieri mattina, Maria Rosaria è stata portata via in braccio, come una bimba. Il mondo che ha appena visto, forse vorrà conoscerlo. Sono lunghi 17 anni da raccontare. E' una corsa senza fine. Chissà che a raccontarle, le cose facciano meno paura e sembrino meno brutte. Pierangelo Sapegno Ha gli arti atrofizzati I militari: «Da un anno non si alzava più dal letto» II padre: «Tutto è cominciato da una caduta in bici» La casa in cui la donna ha vissuto sepolta viva per 17 anni A destra i genitori di Maria Rosaria Rota

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