A qualcuno piace il cinema e la Dandini ne fa un quiz

Parla la più celebre Ragazza del gruppo di Avanzi, che torna in tv Anniversario Parla la più celebre Ragazza del gruppo di Avanzi, che torna in tv A qualcuno piace il cinema e la Dandini ne fa un quiz ROMA. Fare o non fare tv? Avventurarsi in questo maremoto dell'etere, squassato da una par condicio che non si fa e ima legge sull'emittenza che latita, una direttiva Cee inapplicata e un Terzo Polo che non c'è? Oppure starsene a casa propria, con figlia e compagno, a progettare futuribili commedie musicali, a gettar le basi per collaborazioni giornalistiche, a guardarsi intorno per imparare il nuovo mondo nato dalle ceneri di Tangentopoli e magari, dopo averlo capito, metterlo da parte per tempi migliori? Sospesa tra questi interrogativi esistenziali, Serena Dandini, la più celebre Ragazza del gruppo di Avanzi, s'è presa un anno d'aspettativa e per un anno non s'è fatta vedere, se non qua e là, sul piccolo schermo. Adesso, però, su sollecitazione di Bruno Voglino, il mago della risata alternativa, ha deciso di tornare, con un programma che non le appartiene né per stile né per competenza, sollecitata proprio dal suo bisogno di star fuori gli schemi per non esser catalogata in alcun modo, neanche come intellettuale di sinistra; che pure questo la infastidisce. «Far satira è impossibile. La Seconda Repubblica ci ha rubato il mestiere: la satira so la fanno da soli i politici e quel che al principio per noi pareva una manna s'è rivelata una iattura. Far un musical s'è rivelato più duro del previsto: un tè delle cinque dopo un tè delle cinque, tutti i lunedi, col gruppo di sempre, ci ha convinto a rinviare l'esperimento. M'è arrivata una proposta di un gioco a quiz e l'ho accettata. In assenza delle grandi regole che il Parlamento stenta a trovare, mi sono rifugiata nelle piccole ma certissime regole di un quiz: se c'è la risposta giusta vinci, se no perdi. Mi basta». Il programma in dodici puntate, che partirà a settembre, Ù 15 o il 22, in prima serata su Raitre, si intitola «Producer» ed è dedicato a festeggiare, in maniera scherzosa ma non troppo, questo famoso centenario del cinema: due squadre di tre cinefili ciascuna rispondono a domande su spezzoni di film famosi, curiosità, aneddoti, racconti, capitalizzando soldi a sufficienza per produrre un trailer di tre minuti, sottoposto poi al giudizio del pubblico. E che vinca 0 migliore. Ma accanto al gioco, a differenza che nei quiz di Mike Bongiorno, chiacchiere sullo scibi- le umano con quesiti del tipo: «Rossella ha davvero amato Rett Butler o invece le piaceva solo Ashley?», oppure «Paul Newman con dentiera è ancora meglio di Tom Cruise senza?». Ma soprattutto molta attenzione ai concorrenti, quel pezzetto di gente comune appassionata di cinema, che va in tv senza piangere sulle proprie disgrazie o sperare in vincite favolose, ma solo per partecipare agli altri la propria passione, un'Italia invisibile che si vorrebbe por una volta rendere protagonista. Con Dandini in studio Claudio Masenza, esperto di cinema e altro, cne da tre mesi le dà lezioni facendole riprovare il brivido dei primi esami universitari. «Di cinema so poco o niente: sono una spettatrice comune. Ma anche se ho la fortuna di conoscere in anticipo le risposte esatte, mi sono buttata nell'impresa. Davanti a una realtà omologante che taglia ogni punta in alto e in basso, il cinema è un tuffo nell'individualità, nella fantasia sfrenata, negli ideali grandi. Fa bene alla salute». I film della sua formazione? «Sono stata una bambina televisiva. Il cinema coincide con l'adolescenza e gli Anni Settanta. "Conoscenza carnale", "Easy rider", "Hair", "Barbarella", "Zabriskie point", "Il laureato", e tutta la fantascienza da guerra fredda». Il film più amato? «L'ultimo è "Lezioni di piano" perché racconta una donna come una donna è». Gli attori preferiti? «Harvey Keitel e Nicolas Cage». Il regista più importante? «Masenza mi ha fatto capire che anche per me, come per Truffaut, è Hitchcock. Ha inventato tutto». Simonetta Robiony Da settembre «Producer» 12 puntate per festeggiare, in modo scherzoso, i cent'anni dei film Serena Dandini dice: «Far satira è impossibile. La Seconda Repubblica ci ha rubato il mestiere: la satira se la fanno da soli i politici e quel che al principio per noi pareva una manna s'è rivelata una iattura»

Luoghi citati: Italia, Roma