Mosca la ragnatela di Dio

Mosca, la ragnatela di Dio il caso. Dopo le persecuzioni, dilagano i fedeli di Padre Men' Mosca, la ragnatela di Dio Una nuova fede seduce Nntelligencija» 1MOSCA L canto del coro, armonioso senza pretese di raffinatezza artistica, sotto l'altissima cupola della chiesa dei santi Cosimo e Damiano viene improvvisamente interrotto da urla rauche. Riesco a cogliere alcune parole: «State attenti, questa non è una chiesa ortodossa... tutti maledetti ebrei, sionisti, papisti...». Nessuno dei fedeli intorno a me sembra aver udito; continuano a pregare assorti, e così anche il sacerdote che è ben visibile dietro all'iconostasi provvisoria e abbastanza trasparente, una sorta di tendaggio e qualche modesta icona. La chiesa dei santi Cosimo e Damiano, nel centro della vecchia Mosca, è oggi il cuore del grande movimento di rinnovamento cristiano nato in seno alla Chiesa Ortodossa russa ad opera dell'arciprete Alexandr Men', ucciso da mano ignota nel settembre del 1990. Considerato da molti il più grande evangelizzatore della Russia, Padre Men' aveva ed ha agli occhi dei fondamentalisti ortodossi due terribili difetti: era in parte di origine ebraica ed era uno di quei cristiani che danno più importanza al Cristianesimo che all'ortodossia sotto i suoi aspetti localmente rituali. Di conseguenza sono confluiti e continuano a confluire nel movimento nato dalla sua persona e dalla sua predicazione coloro che cercano lo spirito e non amano la lettera, che antepongono la grazia alla legge e che rifiutano di identificare l'ortodossia con il nazionalismo russo. Tra questi ci sono numerosi cittadini russi di origine ebraica, che avevano nel passato perso ogni legame con il giudaismo e che si sono gradualmente avvicinati al Cristianesimo. E' un gruppo abbastanza numeroso e per di più appartenente quasi interamente all'inteOigencija. Ai tempi sovietici, il fatto di per se stesso risvegliava la diffidenza e l'ostilità delle autorità: poiché la religione veniva presentata come un ammasso di superstizioni per ignoranti, un intellettuale che si faceva cristiano era per definizione un nemico; guai poi, a maggior ragione, se gli veniva in mente di farsi sacerdote. Alexandr Men' era uno scienziato, biologo di talento al quale promettevano un grande avvenire. La vocazione al sacerdozio era però maturata fin dagli anni studenteschi, insieme con la convinzione che la missione fosse da svolgere in seno alla Chiesa Ortodossa, perché era tradizionalmente e storicamente la Chiesa del suo Paese e nello stesso tempo la vittima del sistema comunista maggiormente da esso colpita e storpiata. Mentre non aveva mai, né in giovinezza né dopo, voluto entrare nelle lotte politiche, si poneva consciamente un unico scopo: quello di riportare la parola del vangelo fra la gente della Russia. Nel subconscio c'era indiscutibilmente un altro traguardo, quello di un'infinita compassionevole e rispettosa bontà verso ogni creatura. I due elementi si fondavano in uno ed hanno fatto di questo servitore della Chiesa una figura eccezionale, profondamente amata da molti e violentemente odiata da alcuni. Al di sopra di tutto era caratteristica per lui la visione profondamente radicata della Chiesa unica e indivisa. Aveva escogitato, per portare avanti la sua opera di evangelizzazione, un sistema che metteva un po' al riparo lui stesso e i suoi seguaci: quello di piccoli gruppi, nei quali ognuno era benvenuto e decideva da sé se voleva restarci. Questi gruppi erano per misura di sicurezza circoscritti e isolati, ma a mano a mano che maturavano a loro volta ne creavano degli altri. Nasceva così una insolita rete di preghiera e predicazione, sparsa attraverso il Paese, i cui anelli cominciano solo oggi a riconoscersi e ritrovarsi fra di loro. Quando Padre Men' era vivo, il centro del suo movimento per così dire informale si trovava geograficamente nella piccola chiesa in legno, dalle cupole celesti, di un villaggio nei dintorni di Mosca. Il cantautore Alexandr Galic in una struggente poesia nella quale evocava la speranza di un ritorno in Russia (ne era stato espulso, e non tornò, poiché è morto in esilio a Parigi) parlava di questa chiesetta come dell'unico luogo dove era a casa, perché vi aveva sentito il cielo veramente vicino; e così è stato per molti. Abbattuto a colpi d'ascia nel tragitto tra la chiesa e la sua casa, oggi Padre Men' riposa accanto alla sua chiesa, in una tomba perennemente fiorita, sulla quale una scritta ripete le parole tratte dalla liturgia eucaristica di rito bizantino: il Signore ricordi nel Suo regno il tuo sacerdozio. La chiesa dei Santi Cosimo e Damiano serviva a quell'epoca come locali per la tipografia del ministero degli Interni sovietico. Ricordo di averla visitata subito dopo la sua restituzione {avvenuta a tappe lente) al Patriarcato di Mosca: era divisa in molti piani, mal tenuta come tutte le aziende sovietiche, uno squallore senza fine che mi fece molto riflettere sul degrado e la scelta a volte deliberata della bruttezza, compagni per decenni della vita e del lavoro della gente. In un angoletto all'ultimo piano, ripostiglio sgomberate e adattato alla meglio, si cominciava a celebrare la liturgia e la gente del quartiere apprendeva a poco a poco la notizia: i sacerdoti più vicini al Padre ucciso da mano ignota si erano trasferiti là. La parrocchia nascente iniziava la sua attività: evangelizzazione, educazione, beneficenza, servizi sociali veri e propri, attività editoriale, tutto basato sul volontariato e sull'apertura. L'azione si irradia ora in tutto il Paese e sempre di più anche al di là delle sue frontiere. La mano che uccise Padre Alexandr (le mani, poiché si parla di due uomini che sarebbero stati osservati) rimane ufficialmente sempre ignota, ed è lecito affermare che così sarà per un tempo lungo. Nessuno ha dubbi sulle menti che idearono l'uccisione: il Kgb osservava con rabbia e sgomento l'espansione dell'opera di questo nemico che aveva avuto la saggezza e la discrezione necessarie per sfuggire alla loro attenzione; la destra nazionalista e antisemita, quella che espone nelle chiese i cosiddetti «Protocolli dei saggi di Sion» insieme con una vasta scelta di pubblicazioni anticattoliche e più generalmente antioccidentali, odiava il sacerdote e il movimento che intorno a lui stava sorgendo. E continua ad odiarli. La Chiesa Ortodossa russa vive ancora secondo il calendario giuliano, in ritardo di 13 giorni rispetto al calendario civile del proprio Paese (e a quello della Chiesa in Occidente). La liturgia che un piccolo gruppo di forsennati aveva cercato di sfregiare (spontaneamente o su istigazione di qualcuno, le due ipotesi so¬ no plausibili) si svolgeva la domenica di Pentecoste, quando, secondo un'antica usanza russa, le chiese rigurgitano di rami d'albero verdi, e il pavimento è cosparso di erba tagliata di fresco. Da una finestra aperta sul cortile entrò tranquillamente un gatto tricolore e s'istallò, dopo aver ispezionato i luoghi, in uno spazio libero davanti all'iconostasi. Contrariamente a quello che si osserva di solito, e non solo nelle chiese russe, la gente sorrideva; qualcuno, passando accanto, lo carezzò. La dimestichezza con i luoghi traspariva dal comportamento del gatto come da quello di mendicanti e senza tetto di ogni tipo che si affollavano all'ingresso. I vociferanti, intanto, piano piano si zittirono e scomparvero. Mi capitò di guardare verso l'alto. La chiesa, sgombrata dai piani divisori, ancora non è restaurata che in parte e molto artigianalmente: ancora è una chiesa delle catacombe. A metà dell'alto muro che sboccia in una gigantesca cupola, sopra una grande finestra, scorsi una scritta che a un primo sguardo mi parve surrealista: Uscita, a grandi caratteri. All'altezza di un buon terzo piano, al di là si vedeva solo il cielo. Evidentemente era rimasta - ragionai poi - dai tempi quando era un piano della tipografia ministeriale, e la finestra era una porta che dava su una scala esterna. Oggi, però, si apre direttamente sul cielo. Irina Alberti Cristiano ortodossi sfidano il potere: il fondatorefu ucciso nel '90 a colpi d'ascia Una comunità con molti aderenti di origine ebraica nata in opposizione al regime sovietico :sM. W % ì' t Cristiani ortodossi in Russia. A destra l'arciprete Alexandr Men'. Sotto, Valdimir Zhirinovskij leader della destra in Russia

Persone citate: Alexandr Galic, Alexandr Men, Irina Alberti, Padre Alexandr, Paese, Zhirinovskij

Luoghi citati: Mosca, Parigi, Russia