«Tivvucumprà» ma che sorpresa un'idea vera in piena estate di Alessandra Comazzi

F TIVU'&TBVU' «Tivvucumprà»: ma che sorpresa un'idea vera in piena estate MICHELE Mirabella e Toni Garrani sono simpatici, reggono bene la diretta lunga pur non essendo Pippo Baudo, incarnano con ironia il ruolo dei conduttori amabili, che non hanno bisogno di essere aggressivi; alcuni tra i comici sono freschi debutti; l'idea di unire un quiz al ciarpame e al «come eravamo» televisivo non è una novità, ma funziona, soprattutto se condita con musiche e ritmo. Insomma, è partito «Tivvucumprà», l'altra sera su Raitre, ed è stata una gradevole sorpresa. Signore e signori, una trasmissione vera, nonostante l'estate e la calura, nonostante le mogli in vacanza, i figli al campeggio e le figlie a manifestare per i Take That: mercoledì 26 luglio è cominciato un programma, non eravamo più abituati. Unico motivo di perplessità: l'apparizione in video di Miccio, consigliere di amministrazione Rai, che ha benedetto la richiesta fatta al gentile pubblico. Chiunque possedesse un documento sulla storia della Rai («che è la storia d'Italia») lo faccia avere alla Rai medesima, che I così magari lo perde lo brucia lo I distrugge, come ha fatto con tanto materiale d'archivio. Miccio ha spiegato che ci vorrebbero secoli per organizzarlo tutto. Forse potevano bastare anni di lavoro nonnaie, e non di abbandono totale (la Rai mi ha distrutto «Giovanna, la nonna del Corsaro nero», per dirne una, come perdonare?). A parte il tributo al CdA aziendale, Mirabella & Garrani hanno condotto per due ore un programma davvero felice. E, sentite questa, senza ospiti. Né di persona, né al telefono, né registrati. Nessuno. C'erano loro, l'orchestra Scarlattina (dall'abolita Orchestra Scarlatti della Rai di Napoli), la cantante e i comici, tutti presenti in sala nello stesso momento, che a uno a uno si staccavano per fare il loro numero. Una scenografia ricca e dalla cartapesta gloriosamente esibita, che rappresenta naturalmente una piazza d'Italia, nientepopodimenoché quella della Fontana di Trevi; un antro fumoso con la scritta «archivio» e un frate coi denti guasti, bonaria citazione dal «Nome della Rosa»; una scala, alcune bancarelle con vecchi oggetti televisivi. Però non c'è il telefono, e Garrani è costretto a miniarlo, dimostran¬ do, se mai ce ne fosso stato bisogno, che anche quella è finzione: le telefonate vengono diffuse in studio, il telefono non serve a nulla, è un espediente scenico. I concorrenti, che vincono un milione l'uno (i due finalisti anche una crociera e un'antenna parabolica), devono scegliersi il personaggio, di cui sarà trasmesso uno spezzone tv, con parola coperta. Proprio quella si dovrà indovinare, con il sistema che Garrani & Mirabella adottano in «Ventieventi»: suggerimenti che sembrano partire da molto lontano e portano poi, inevitabilmente, alla parola. L'atmosfera è vagamente arboresca, non bisogna cercare la satira politica ma l'ironico distacco, persino dalla tv; tra i comici si riconoscono Luciana Littizzetto nel personaggio di santarellina infoiata che interpretava già in «Letti gemelli» (ma qui, con Mirabella interlocutore, rende molto meglio) e Riccardo Rossi (il ragazzo Ferrarelle), giornalista dalle idee confuse. Sono bravi anche gli altri, ne parleremo ancora. Ascolto del debutto, un milione e 308 mila telespettatori, Alessandra Comazzi zzi jj

Luoghi citati: Italia, Napoli, Trevi