Caso Di Pietro indagati gli ispettori

Brescia, certa la rogatoria internazionale con la Tunisia per ascoltare Craxi Brescia, certa la rogatoria internazionale con la Tunisia per ascoltare Craxi Caso Di Pietro, indagati gli ispettori Salamone: non interrogarono l'expm Dinacci e De Biase: nessun abuso BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO Non interrogarono Antonio Di Pietro. Per questo, il capo degli ispettori Ugo Dinacci e l'ispettore Domenico De Biase, sono finiti nel registro degli indagati della procura di Brescia. A loro i pubblici ministeri Salamone e Bonfigli contestano l'ipotesi di reato di abuso d'ufficio. In sostanza, indagando su Di Pietro, non potevano non ascoltarlo, così come prevede l'articolo 12 della legge istitutiva del servizio ispettivo. «Sono assolutamente sereno, convinto di aver agito correttamente», replica l'ispettore De Biase. Che aggiunge: «Sono certo di non aver compiuto alcun abuso. Tutto sarà chiarito». E Dinacci: «Sono stupito di ricevere questa notizia attraverso gli organi di stampa. Mi riservo di verificare chi sia il responsabile dell'eventuale violazione del segreto investigativo, qualora fosse vera. L'attività del mio ufficio si è svolta sempre nella più assoluta correttezza e nel rispetto delle norme di legge, nell'ambito di una doverosa e leale collaborazione istituzionale con il ministro. Di Pietro correttamente non è stato ascoltato perchè non vi erano addebiti da formulare a suo carico, così prevede la legge». L'attenzione di Salamone e Bonfigli torna di nuovo lì, a quell'ispezione aperta il 29 novembre '94 con la deposizione di Gorrini della Maa e chiusa il 5 dicembre, il giorno prima dell'addio alla toga di Antonio Di Pietro. La chiusura formale dell'ispezione, con l'archiviazione della posizione di Di Pietro, è in realtà successiva alle dimissioni, ma lo «stop» arrivò comunque senza l'interrogatorio del magistrato prossimo a diventare ex. L'ispettore De Biase si dice fiducioso di poter chiarire la sua posizione. Ma intanto solleva un velo di polemica. Dice: «Io mi chiedo e chiedo che cosa altro ha fatto in questi 14 mesi il ministero se non occuparsi del pool di Milano». Il problema è lutto lì. Perché il ministro Biondi decise di far aprire l'inchiesta su Di Pietro? Perché solo Giancarlo Gorrini della Maa e il suo collaboratore Osvaldo Rocca vennero sentiti dall'ispettore De Biase? E perché - soprattutto - l'ispezione venne fermata quando oramai erano certe le dimissioni di Di Pietro? E' un mistero nel mistero quello su cui stanno indagando Salamone e Bonfigli. Toccherà anche a Biondi e poi a Previti finire nel registro degli indagati per la stessa vicenda? Salamone smentisce e non aggiunge altro della strategia di indagine studiata con il collega Bonfigli. Si sa che l'ispettore capo Dinacci ha promesso un memoriale con un'ampia documentazione allegata, per mostrare che il lavoro degli ispettori fu preciso. Dinacci, che 'doveva essere nuovamente interrogato a Roma la settimana scorsa, per ora si è avvalso della facoltà di non rispondere. E i magistrati bresciani aspetta¬ no. E la loro indagine va avanti a tutto campo, scrutando ogni aspetto dell'intricata vicenda che ruota attorno ad Antonio Di Pietro. A partire da quell'ispezione misteriosa, parallela a quella (nota) sul pool milanese. Nel caso di Di Pietro, Salamone e Bonfigli vogliono accertare so l'ispezione venne fatta al solo scopo di condizionare il suo operato, fino alle clamorose dimissioni. E se sì, scoprire chi poteva avere interesse a togliere di mezzo il magistrato simbolo di Mani pulite. La teoria del complotto su cui indagano i magistrati bresciani potrebbe portarli presto ad uscire dai confini dell'Italia. Manca solo la data, ma sembra certa la rogatoria internazionale con la Tunisia per ascoltare Bettino Craxi, l'ex segretario socialista che dice di sapere mollo dei misteri di Di Pietro. Indagato per indagato, Fabio Salamone ha intanto presentato ieri una denuncia per falso ideologico e calunnia contro chi ha fatto partire l'inchiesta aperta dalla procura di Caltanissetta che vede il magistrato bresciano nel registro degli indagati per abuso d'ufficio. Secondo un rapporto della Guardia di Finanza Salamone, quando era gip ad Agrigento, avrebbe preso decisioni che avrebbero aiutato alcune persone coinvolte in un'inchiesta sugli appalti pubblici nel comune di Cammarata, in provincia di Agrigento. Fabio Potetti xs-x::-:-:*:::-:-:::-:-:- Antonio Di Pietro: l'inchiesta dei magistrati bresciani vuole scoprire se il pm fu spinto a lasciare la toga Ugo Dinacci, capo degli Ispettori ministeriali inviati a Milano dal Guardasigilli Alfredo Biondi, nell'autunno '94