Il pentito del fiume Kwai di Fabio Galvano
Inquisiti gli ispettori del pool Aguzzino giapponese in tv: perdonatemi per i prigionieri inglesi morti Il pentito del fiume Kwai DLONDRA OPO 50 anni l'aguzzino si pente. «Non potrò mai dimenticare le sofferenze dei vostri uomini»; Hiroshi Abe è entrato così, ieri sera, in milioni di case inglesi. Dagli schermi dell'Itv il brutale comandante del campo di Songkrai, uno dei più tragici fra quelli sui fiume Kwai dove i prigionieri - come ricorda il film con Alee Guinness - morivano come mosche costruendo la ferrovia tra Birmania e Siam, ha espresso senza riserve il suo pentimento. «Per la parte avuta, sono anch'io un criminale di guerra». Abe era stato condannato a morte nel 1946, ma la pena era stata poi commutata nell'ergastolo e nel 1957 era stato rimesso in libertà. Mai prima aveva ammesso le sue colpe; ed è una singolare coincidenza che l'ex ufficiale dell'armata imperiale abbia invitato esplicitamente il governo giapponese a chiedere scusa per gli orrori della guerra e dei campi di prigionia proprio mentre 5 ex prigionieri alleati, a Tokyo, lanciavano una sfida legale chiedendo - a nome di altri 30 mila veterani della guerra in Asia un risarcimento di 22 mila dollari ciascuno (circa 35 milioni di lire) e le scuse che il Giappone non sembra disposto a offrire. Ieri i 5 hanno fornito in pochi minuti l'agghiacciante quadro delle loro sofferenze, delle ferite che non si rimargineranno mai; e il giudice ha rinviato il provvedimento affinché il governo possa preparare una risposta. Intanto a Hiroshima l'imperatore Akihito è stato contestato: «Assumiti la responsabilità della guerra!», proclamava uno striscione. Il clima, nella rincorsa all'anniversario, si sta scaldando; e la confessione londinese di Hiroshi Abe, filmata all'Imperiai War Museum durante un confronto con alcuni storici e con un gruppo di reduci del suo campo infame, rivela le prime smagliature nella corazza giapponese. Abe, direttamente coinvolto nella costruzione della ferrovia, ha ammesso che i prigionieri alleati non erano trattati come esseri umani e non ricevevano neppure l'indispensabile per sopravvivere. Quando ha incontrato Jim Bradley, una delle sue vittime, decorato per essere riuscito a fuggire da Songkrai, è scoppiato in lacrime. Ed è stato il perdono. Fabio Galvano
Persone citate: Akihito, Alee Guinness, Hiroshi Abe, Jim Bradley, Siam
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