Banda dell'Aids con licenza di rapina di Ezio Mascarino

36, Tre colpi in pochi giorni, decine di milioni il bottino, da ieri nuovamente in manette Banda dell'Aids con licenza di rapina Più volte arrestati e subito liberi: «Sono malati» Quando martedì sera gli agenti hanno suonato alla porta di casa, Antonio Lamarra, 26 anni, è andata ad aprire appoggiandosi ad una stampella. Lamarra nel mondo della mala è chiamato «Cucciolo», per via della sua bassa statura. Si è mostrato stupito vedendo il vicequestore Salvatore Mulas, capo della squadra mobile: «Dottore, ancora lei?». Il funzionario ha sorriso: «Cucciolo, che cosa ti è successo al piede?». E lui: «Una storta, una brutta storta». Mulas: «Ti è successo l'altra mattina, saltando il bancone nella banca di corso Francia, vero?». Lamarra non ha più sorriso. Ha capito di essere in trappola. Gli agenti hanno poi trovato le prove di quella rapina che lui, con altri complici, aveva compiuta poche ore prima: un fascio di banconote da 100 mila, dieci milioni, fascetta con il timbro della banca rapinata, numeri di serie progressive. Il denaro era in un mobile della sua camera da letto. Lamarra ha ancora allargato le braccia: «Mi avete preso, ma tanto, lo sapete, anche que¬ sta volta in carcere rimarrò poche ore. Sono ammalato di Aids». In questura raccontano di queste indagini che, in una manciata di ore, hanno portato all'arresto di una banda di rapinatori. Banditi che, martedì, avevano svaligiato due banche: a Torino, il Banco di Sicilia; a Druento, gli sportelli del Credito Piemontese. Un bottino di cinquanta milioni. Una delle rapine è un film. Registrata da telecamere a circuito clùuso, poste all'agenzia 2 del Banco di Sicilia, corso Francia 255. Sono sequenze drammatiche. Raccontano due minuti di paura. In quelle immagini si riconoscono i volti di Antonio «Cucciolo» Lamarra; di Ferdinando Attanasio, 37 anni (anche lui arrestato ieri) e, dicono gli inquirenti, di Sergio Magnis, 29 anni, ancora latitante. Tre pregiudicati. Per rapina. Tutti e tre affetti da Aids. Tutti già arrestati per rapine a banche. E, sempre, rilasciati. Attanasio era stato catturato dieci giorni fa, dopo l'assalto all'agenzia del Banco Amerbosiano Ve¬ neto di via Fratelli Carle. Tre giorni dopo era libero. Magnis era finito in carcere a fine marzo: assieme ai fratelli Alessandro e Francesco aveva rapinato otto banche. Due giorni dopo ha lasciato il carcere. Ammalati di Aids. E per questo non punibili. Fanno le rapine a volto scoperto. Armati di taglierini. Assalti tutti uguali. Questo il film della rapina all'agenzia 2 del Banco di Sicilia. Le 13,05. Due persone aprono la porta esterna dell'agenzia. Sono Magnis e Attanasio. In banca ci sono cinque impiegati e un cliente. I due entrano nel bussolotto assieme. Pochi secondi, poi si apre la porta di sicurezza. Entra per primo Magnis: giubbotto di seta blu, calzoni bianchi. Poi Attanasio. Due secondi. Nel bussolotto si infila il terzo complice. E' «Cucciolo» Lamarra. Entra nella banca. Impugna un taglierino. L'assalto. Magnis scavalca il bancone. Attanasio immobilizza l'unico cliente, il coltellino alla gola. Lamarra si avvicina al cassiere. I soldi sono messi in un sacchetto di plastica. Minacciano un impiegato, si fanno aprire la porta di sicurezza. La fuga su un'auto, una Tempra. Alla guida c'è un complice, non ancora identificato. La rapina è durata due minuti. Le immagini, viste e riviste poche ore dopo dal dottor Sergio Molino e dai suoi uomini della sezione rapina, portano alla identificazione di Magnis, Attanasio e Lamarra. Si scopre che, due di loro, in mattinata, avevano anche rapinato la banca di Druento. Vengono ricercati. Attanasio è catturato in serata, in casa della madre, via Molise. Lamarra nell'abitazione della convivente, in via Arquata. Magnis riesce a fuggire. Nel suo rapporto la questura racconta la storia di questi tre balordi, affetti da Aids. Quelle pagine sono sul tavolo della dottoressa Gabetta. Il magistrato conosce Magnis, Attanasio, Lamarra: sono già stati arrestati più volte. Ma la legge impone, perché ammalati, la loro immediata scarcerazione. Ezio Mascarino

Luoghi citati: Druento, Torino