Da Johnson a Louganis La paura contagiò lo sport di Gian Paolo Ormezzano

Da Joknson a Louganis La paura contagiò lo sport I CAMPIONI CHE HANNO «CONFESSATO» Da Joknson a Louganis La paura contagiò lo sport ERA il pronostico più facile, dopo la recente «messa in mora» medica di molti pugili sudafricani sieropositivi: il nordirlandese Eamonn Loughran, campione in carica dei pesi welter, versione Wbo, ha chiesto che il suo sfidante, il sudafricano Kazaka, sia sottoposto a test dell'Aids, prima dell'incontro in programma a Belfast il 5 agosto. Le possibilità che la competizione sportiva sia un veicolo di trasmissione dell'Aids, anzi della sieropositiva, ò stata ampiamente trattata a Genova di recente, in un convegno per l'inaugurazione dello Sportshow. Per diro che il pericolo, ovviamente diverso a seconda degli sport praticati, è minimo, e che bastano alcune cautele elementari per annullarlo o comunque ridurlo a cifre statisticamente insignificanti. In pratica, è sufficiente che quando un atleta sanguina, anche poco, si provveda subito alla disinfczione della ferita e al bendaggio, e che il personale addotto calzi guanti sanitari. Rischio minimo dovunque, fuorché nel pugilato. Dove il sangue può anche schizzare all'improvviso, dove lo stesso arbitro, gli stessi spettatori a bordo ring possono essere «macchiati». Dove, proprio in Italia, le voci su una malattia venerea negli Anni Sessanta terribile e quasi invincibile, la sifilide, condizionarono assai la carriera di un pugile bravo e già famoso. La reazione del nordirlandese nasce dunque da una paura legittima, e va capita. Una tegola di più sul pugilato, la cui stessa esistenza e messa in discussione proprio in relazione alle tragedie fisiche che può provocare. Un'occasione d'oro per chi vuole «scaricarlo» dal programma olimpico e addirittura dal panorama sportivo. Anche perché la tendenza generale del mondo dello sport è ormai quella di ritenere l'Aids, con tutti i problemi inerenti al contagio, un qualcosa che «riguarda gli altri». E gli atleti sono contrari, in linea di massima, al prelievo di sangue per il normale controllo antidoping, figuriamoci a una schedatura riferita alla sieropositività. Il mondo dello sport, non dimentichiamolo, si e spaventato, comprensibililmento ancorché esageratamente, per il sangue, poche gocce dopo la testata contro il trampolino, lasciato nella piscina di Seul nell'88 da Greg I.ouganis, tuffatore statunitense, il quale, omosessuale prati- cante, ha rivelalo che a quel tempo era già sieropositivo, e che tenne la cosa nascosta. E sempre restando al terrore nelle piscine, ricordiamo che a Seul 1988 trovo credito, sia pure per poche ore e su pochi giornali, la (àvola cupa di Jane Evans, la più forte nuotatrice statunitense, affetta da Aids (dunque non solo sieropositva, ma malata e di un male che le avrebbe vieta¬ to ogni allenamento...). E' pertanto molto probabile che il gesto del pugile nordirlandese abbia un effetto-valanga, sul inondo del pugilato, anche se non su tutto il mondo dello sport. Ricordiamo che Magic Johnson, sieropositivo «confesso», non solo e stato accettato dal mondo del basket, ma è slato pregato di prendere parte, nel «Dream Team» statunitense, ai Giochi di Barcellona. E so domani si scoprisse che un calciatore e sieropositivo, gli si chiederebbe al massimo di portare parastinchi superprotettivi (ricordiamo che proprio nel convegno di Genova è nata l'idea della Lila - Lega Italiana Lotta all'Aids -, di una partita fra calciatori celebri e sieropositivi «ufficiali»). In attesa dell'eventuale valanga nel mondo della boxo, mettiamo avanti un parere personale, premettendo che siamo d'accordo sul fatto che il rischio Aids nello sport extraboxe esiste, ma è bene circoscrivibile, sempre se si parla di competizione. Però attenzione: grande, molto grande, e diffuso in ogni specialità, e il rischio-Aids dei rapporti sessuali facili, disinvolti, numerosi - con l'alibi poi della supersalute - che lo sport concedo ai suoi praticanti, specie in occasiono di grandi manifestazioni: non ò un caso che i prossimi Mondiali di atletica, a Goteborg, rivedano la divisione, nel villaggio dei concorrenti, fra sezione maschili e sezione femminile, dopo una promiscuità liberale che evidentemente ha causato dei problemi. Gian Paolo Ormezzano

Persone citate: Dream, Jane Evans, Louganis, Magic Johnson

Luoghi citati: Barcellona, Belfast, Genova, Italia