I'Aids manda al tappeto il pugilato di Fabio Galvano

Londra, il detentore del titolo ha chiesto che prima dell'incontro il rivale sia sottoposto al test di sieropositività Londra, il detentore del titolo ha chiesto che prima dell'incontro il rivale sia sottoposto al test di sieropositività I/Aids manda al tappeto il pugilato Rischia di saltare il mondiale dei pesi welter LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Su un mondiale di pugilato si affaccia l'incubo dell'Aids. Il campione del mondo dei pesi welter in versione Wbo, il nordirlandese Eamonn Loughran, ha minacciato ieri di far saltare la sua difesa del titolo, in programma il 5 agosto alla Ulster Hall di Belfast, se il suo avversario non sarà prima sottoposto a un test per il morbo. Era forse inevitabile, nella psicosi che da alcuni giorni avvolge come in una morsa il mondo della boxo: il rivale di Loughran, infatti, ò sudafricano; e da Città del Capo si è appreso, in modo del tutto inatteso ma con l'immaginabile effetto dirompente, che 33 pugili sudafricani sono risultati sieropositivi. Era stato uno dei medici della Commissione sudafricana per il pugilato, Samuel Pitsoe, a rivelare la settimana scorsa il crescente pericolo dell'Aids nel mondo del pugilato, dove le facili ferite, il sangue, il contatto fisico possono favorire il contagio. In un'intervista egli ha rivelato che l'anno scorso e quindi la situazione attuale potrebbe essere peggiorata - 33 pugili in età compresa fra i 22 e i 37 anni sono risultati sieropositivi; e IO di essi - nessun nome, purtroppo - avevano combattuto contro pugili stranieri. Aveva aggiunto, unica voce in un inquietante silenzio da parte delle autorità pugilistiche del Sud Africa, che la maggior parte dei pugili infetti venivano dalla provincia del Kwazulu-Natal: «Forse - aveva spiegato - a causa dell'alto numero di prostitute che vengono contagiate dai marinai nel porto di Durban». Questo non significa che Luvuyo Kazaka, avversario di Loughran per il titolo mondiale, sia fra gli atleti infetti. Ma il campione del mondo, naturai- mente, vuole esserne certo. «Prima di salire sul ring - ha detto - voglio avere la certezza che il mio avversario sia completamente pulito. So non gli faranno il test io non combatterò». Non è la prima volta che lo spauracchio dell'Aids manda all'aria un combattimento mondiale. Noi 1993 il peso piuma colombiano Ruben Palacio, sbarcato in Inghilterra, fu squalificato o privato del titolo Wbo quando risultò sieropositivo appena 48 ore prima della difesa del titolo conquistato l'anno prima dallo scozzese Colin McMillan. Più recentemente un peso gallo sudafricano, «importato» per un combattimento con il campione europeo Johnny Armour, è stato rispedito a casa per lo stesso motivo. Alla British Boxing Board of Control, che regola la «nobile arte» in queste isole, seguono la vicenda con molta apprensione ma con le labbra sigillate. In Gran Bretagna, come negli Stati Uniti e in Germania, i test anti-Aids sono ormai obbligatori per i pugili. Ma il pericolo di contatti con atleti provenienti da altre federazioni - in particolare dal SudEst asiatico e dall'Africa, dove lo precauzioni sono quasi nulle - non possono essere ignorati. In effetti il rischio, per quanto piccolo, esiste. Non c'è finora stato, nel mondo della boxo, alcun caso di contagio dirotto. Ma gli studi più reconti indicano che il tasso di pericolo ò lo stesso di quello cui vanno incontro le infermiere che accidentalmente si pungono con un ago infetto: lo 0,5 per cento, che scendo considerevolmente - grazie all'uso del casco, che evita i contatti con eventuali ferite - fra i dilettanti. Eamonn Loughran, che si dice «molto scosso» dalle notizie sudafricane, non vorrebbe essere il primo a entrare nella tragica statistica. Fabio Galvano La psicosi dal Sud Africa: 33 nostri atleti sono sieropositivi I medici: il rischio di infezione nell'attività agonistica è alto soltanto nella boxe Ma gli atleti rifiutano di essere «schedati» In alto il tuffatore Greg Louganis. A destra il cestista Magic Johnson e la nuotatrice Jane Evans

Persone citate: Colin Mcmillan, Greg Louganis, Jane Evans, Magic Johnson, Ruben Palacio, Samuel Pitsoe