Voto resa dei conti in casa progressista di Fabio Martini

Lite nella notte tra pds e «cespugli» Lite nella notte tra pds e «cespugli» Volo, resa dei conti in casa progressista D'Alema insiste: elezioni in autunno Molti contestano e chiedono garanzie ROMA. E' l'una e mezzo di notte e nel palazzo di Montecitorio le uniche lampadine accese sono quelle lassù, al terzo piano, dove abitano i progressisti. Era annunciata battaglia all'assemblea dei parlamentari di pds e «cespugli» e così è stato: per quattro ore tifosi e nemici delle elezioni-subito se le sono cantate e nel pieno della notte era ancora in ballo un'ipotesi quasi senza precedenti nei gruppi parlamentari: la messa in votazione di un documento alternativo a quello della maggioranza di D'Alema. Un'assemblea che arrivava al termine di uno dei periodi più nervosi delibera dalemiana», una stagione segnata da una lunga pace interna al pds. Ma da una settimana la temperatura era rapidamente salita ed era venuta allo scoperto una divisione tra chi, come D'Alema, preferisce elezioni in autunno e chi come Rassanini, gli occhettiani e un gruppo crescente di peones, consiglia prudenza e invoca garanzie prima del voto. E l'assemblea dell'altra notte ha fotografato le divisioni che agitano i progressisti, il tutto - come racconta Mauro Paissan - in «im clima formalmente tranquillo, ma più duro nella sostanza». Ha cominciato per primo Walter Veltroni che doveva raccontare agli oltre 250 parlamentari progressisti la missione al tavolo delle regole. Prudente nella forma, il vice-premier del Polo ha però delineato uno scenario più movimentato di quello illustrato più tardi da D'Alema: «La presa di posizione di Fini - ha detto Veltroni - ha messo in evidenza la Walter Veltroni disarticolazione del Polo, che sulle riforme esprime posizioni diversissime con Urbani, Casini, Berlusconi, Fini e oggi, dalle viscere della Terra è uscita persino una proposta Tatarella-Nania sulla Assemblea costituente che giaceva da mesi...». Sì, per Veltroni «si è rotto il nocciolo duro del Polo e dell'alleanza AnForza Italia», ma è difficile dire cosa accadrà «il 14 settembre quando Dini si dimetterà». Veltroni non si sbilancia, non dice che servono elezion subito e chiude con un finale aperto: «So di non aver risposto alla domanda che ci sovrasta...». E a quel punto parte il fuoco di fila. Tocca a un drappello di senatori (Morando, Pasquino, Petruccioli) e di «outsider» come Mattioli contestare la linea-D'Alema, spiegare che serve S cambiare l'artico¬ li *fl lo 138 della Costila 3 tuzione e che si Ètj/ÈM può farlo in «una J® commissione spe- j8| | ciale», poi è Ranieri a spiegare che «o si va ad una fase costituente con un governo dal pds ad An o si scolgono le Camere», mentre Bassanini dice «che è possibile cercare una maggioranza a sostegno di un governo per un programma utile». Insomma molte voci dissonanti e D'Alema, con la consueta duttilità assorbe, smussa, ma attacca dove trova fianchi scoperti: «D'accordo sulle riforme prima deivoto, ma c'è un'aporia nella maggioranza che servirebbe e l'indisponibilità degli interlocutori». E poi la novità: «Sul presidenzialismo bisogna attaccare, spiegare che porterebbe all'ingovernabilità...». Fabio Martini S li *flla 3Ètj/ÈMJ® j8| | Walter Veltroni

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