Trapianti di polmone primi in Italia

Alle Molinette. Ma l'equipe dei medici denuncia: «Mancano posti-letto, servono risorse» Alle Molinette. Ma l'equipe dei medici denuncia: «Mancano posti-letto, servono risorse» Trapianti di polmone/ primi in Italia In due anni, 17 operazioni con sopravvivenza superiore alla media Ultimo caso: dopo il «rigetto», ripetuto l'intervento su un malato Sono partiti nel '93, con un entusiasmo da pionieri e pochissimi mezzi. Oggi gli specialisti del Centro trapianti di polmone delle Molinette hanno raggiunto risultati ambiziosi, impensabili due anni fa: l'indice di sopravvivenza dei pazienti Ine sono stati trapiantati 17) 6 di gran lunga il più alto del Paese, e pone il Centro di Torino tra i migliori d'Europa. E pochi giorni fa è perfettamente riuscito un «ritrapianto», il secondo mai eseguito in Italia. Ma, se l'entusiamo dell'equipe non è calato, sono rimasti tali e quali, dal '93, anche i mezzi (troppo pochi) che l'ospedale mette a disposizione del gruppo: ieri si è dovuto rinunciare a salvare una vita. Da Saragozza si era reso disponibile un polmone, che i medici sono stati costretti a rifiutare. L'unico letto di terapia semiintensiva a disposizione dell'equipe, infatti, era occupato dal paziente che ha subito in pochi mesi due trapianti: «Un caso eccezionale - spiega il responsabile dei trapianti di polmone Maurizio Mancuso, aiuto al reparto di Chirurgia toracica del professor Giuliano Maggi -. E' un uomo di 58 anni, aveva una grave forma di enfisema. Ha avuto un polmone nuovo nel marzo '94. Dopo dieci mesi favolosi, in cui aveva riassaporato la gioia di vivere, il rigetto lo ha fatto ripiombare in condizioni assai critiche. Abbiamo deciso di trapiantarlo nuovamente: l'intervento è riuscito». Sergio Baldi, pneumologo dell'equipe e aiuto del reparto di Fisiopatologia respiratoria: «Abbiamo sette pazienti in lista d'attesa, tutti in condizioni gravissime. Ma, quando ci hanno offerto il polmone da Saragozza, abbiamo dovuto rinunciare. Servirebbero almeno tre letti di terapia semi-intensiva, anziché uno soltanto». Quest'unica postazione si trova nel reparto di Chirurgia toracica del professor Maggi, dove l'equipe dispone di altri due letti: «Abbiamo trovato un condizionatore d'aria in cantina, lo abbiamo posizionato nella stan¬ za - dicono i medici -: ma la nostra buona volontà non basta». Occorrerebbe attrezzarli con un sistema di monitoraggio che tenga sotto controllo l'ossigeno, la pressione, i battiti del cuore. «Altrimenti - dicono Mancuso e Baldi - saremo sempre costretti a seguire soltanto un paziente alla volta». 11 Centro trapianti, in realtà, è «sparpagliato» in diversi reparti: il day hospital (una stanzetta) e a Fisiopatologia respiratoria, dove c'è anche uno studio medico, la «base logistica» del gruppo. I malati vengono operati nella sala operatoria della Chirurgia toracica, trasferiti alla Rianimazione del professor Mario Maritano, poi spostati nel letto di terapia semintensiva di Maggi, infine nuovamente trasferiti in uno dei sei letti della Fisiopatologia respiratoria ricavali nel reparto di Otorinolaringoiatria del professor Alberto Sartoris. L'equipe è composta da dieci specialisti: chirurghi, pneumologi e rianimatori, che hanno imparato le tecniche di trapianto polmonare a Toronto e a Saint Louis, a partire dall'88. Questi medici sono abituati a mettere spesso mano al portafoglio, per saltare i tempi lunghi della burocrazia e usare subito un particolare tipo di cartella clinica, uno scaffale o una sedia. Certe attrezzature, come le pompe di infusione, vengono continuamente chieste in prestito ad altri reparti. E portare i trapiantati all'Otorinolaringoiatria vuol dire infermieri abituati a pazienti assai diversi, bagni in fondo al corridoio, nessun sistema di monitoraggio. Eppure, nonostante le difficoltà, il Centro trapianti di Torino funziona a meraviglia. Le richieste arrivano da tutt'ltalia. E 13 dei 17 pazienti operati dal settembre '93 non soltanto sono ancora in vita: sono rinati. La percentuale è del 77 per cento, tra le migliori d'Europa. Nel resto d'Italia è inferiore al 70. Giovanna Favro Tredici pazienti sono vivi: «Una percentuale che ci colloca fra i migliori in tutt'Europa» Il dottor Sergio Baldi. pneumologo dell'equipe: «Abbinino sette pazienti in lista d'attesa, tutti in condizioni gravissime Servirebbero almeno tre letti di terapia semi-Intensiva, anziché uno soltanto"

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