«Scusi, in quel negozio quanto ha comprato?» di Giuseppe De Maria
«Scusi, in quel negozio quanto ha comprato?» Questionari inviati a domicilio «Scusi, in quel negozio quanto ha comprato?» La Finanza invita i cittadini-clienti a smascherare i commercianti «furbi» Un amore di contrabbando può essere smascherato da mille circostanze, da leggerezze o da ingenuità. Ma nel caso di Paolo S., 40 anni, imprenditore edile, è stata la Guardia di finanza ad informare la moglie della sua relazione extramatrimoniale con la bionda segretaria: «Tutta colpa di un accertamento fiscale - racconta arrabbiato - di cui io non ho alcuna colpa. La gioielleria in cui ho comprato un braccialetto per la mia amica era oggetto di una verifica e, forse perché ho pagato con la carta di credito, i finanzieri sono venuti a conoscenza di quell'acquisto. Mi hanno spedito a casa una lettera. C'era scritto che sapevano che, in un certo periodo, ero stato cliente di quel negozio. E mi chiedevano di compilare un questionario spiegando tutto di quell'episodio. Mia moglie, intimorita dall'intestazione della Guardia di Finanza, ha aperto la lettera senza aspettarmi. Ed ha capito tutto al volo». La disavventura del signor Paolo è diretta conseguenza di uno strumento di accertamento che la Finanza usa sempre più spesso nelle sue indagini: le lettere ai clienti dei negozi «sotto verifica», con la richiesta della compilazione di un dettagliato questionario. Una prassi che, in buona sostanza, cerca di utilizzare i ricordi del cliente come prova di una eventuale evasione del commerciante. E, in seconda battuta, di inguaiare anche l'acquirente che non ha richiesto lo scontrino fiscale, o che l'ha accettato di importo inferiore alla spesa. Le lettere sono, di solito, firmate dal comandante della sezione verifiche, del II Gruppo del Nucleo regionale di polizia tributaria, che sollecita - oltre al questionario anche la fotocopia delle matrici Giuseppe De Mar presidente Ascom degli eventuali assegni usati per il pagamento. In corso IV Novembre le Fiamme Gialle commentano: «E' una prassi che risale al '72, quando fu introdotta la nuova normativa sull'Iva. Ricorriamo spesso a questi controlli, soprattutto quando è possibile ottenere una lista dei clienti. Ci sono esercizi commerciali che hanno l'obbligo di accertare le generalità di chi acquista, mentre in altri i clienti lasciano tracce di diverso tipo». Cioè pagamenti con assegni bancari, carte di credito o Bancomat. E i commercianti? Giuseppe De Maria, presidente dell'Ascom, non critica questo tipo di indagine: «Ognuno devo fare il proprio lavoro e la Finanza dispone di questo strumento. I questionari spediti ai clienti non sono altro che un'evoluzione di quelli sottoposti alle coppie di sposi, che dovevano indicare dove avevano comprato fedi, fiori, mobili, viaggio di nozze e tutto il resto». Poi allarga la sua riflessione: «Piuttosto vien da chiedersi se la vera evasione sia davvero qui. Proprio la Finanza ha svolto un ottimo lavoro mettendo a nudo sistemi di tangenti miliardari e fondi neri di gigantesche entità. Forse l'impegno maggiore andrebbe posto porprio lì». E i clienti? Molti sono amici, o almeno conoscenti, dei commercianti «sotto verifica». Così quel questionario può risultare antipatico da compilare. La risposta non è obbligatoria, ma alla Finanza lasciano intendere che, comunque, quel cliente dovrà parlare: «So non arriva il questionario o almeno una telefonata di chiarimento spiegano - possiamo andare noi da lui, o magari di invitarlo davanti al magistrato». Angelo Conti i C li Boi,""0" '«.■«"'"JS.V * " "* •"«•»•.. ... .c„ul. _ ' rtw11* «attico ■"«>'.«,.<,„ "PO".,, „„„,, iTosn-u-n-- " ««•««.«. Questionario preparato dalla Guardia di finanza per i controlli incrociati sugli affari dei negozianti Giuseppe De Maria presidente Ascom
Persone citate: Angelo Conti, Giuseppe De Mar, Giuseppe De Maria, Paolo S.
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