Per Imi nuovo consiglio e 4000 miliardi in tasca

Molinari (Cariplo) sarà il vice di Arcuti Molinari (Cariplo) sarà il vice di Arcuti Per Imi nuovo consiglio e 4000 miliardi in tasca Arcuti: il voto di lista non deve valere solo per le società che escono dal Tesoro ROMA, Nel nuovo consiglio di amministrazione dell'Imi entrano Ernst Verloop, Giuseppe Fontana e Gianguido Sacchi Morsiani. Vanno ad aggiungersi ai 12 membri la cui elezione era scontata: l'attuale presidente Luigi Arcuti, Mario Draghi, Mario Ercolani, Giovanni Grottanelli De Santi, Alfonso Iozzo, Jean F. Lepetit, Sandro Molinari, Emilio Ottolenghi, Vincenzo Pennarola, Stefano Preda, Gianni Zandano, Eberhard Zinn erano presentati dal Consiglio uscente e sostenuti da Montepaschi, Cariplo e San Paolo di Torino (detengono ciascuno il 10% del capitale) e dagli azionisti di peso (tra cui il Tesoro). La lista ha raccolto voti che equivalgono al 42% del capitale. Verloop e Fontana (Abn Bank-L. Fontana Spa) hanno avuto il 10%, Morsiani (Casse di Firenze e Bologna), il 4,33%. Così, a ranghi completi, il consiglio d'amministrazione dell'Imi assume una veste internazionale con tre esponenti della finanza internazionale (Verloop, Zinn e Lepetit), alcuni interpreti del mondo imprenditoriale italiano (Fontana e Ottolenghi) e esponenti di peso del mondo bancario e delle Casse di Risparmio (Zandano, Molinari, Grottanelli De Santi, Pennarola, Iozzo e Sacchi Morsiani). I voti per corrispondenza sono stati solo 14, ma decisamente costosi: «Qualcosa come 10 milioni l'uno», ha precisato il vicedirettore Luciano Martino. E ad Arcuti non piace nemmeno il voto di lista, teso ad assicura¬ re i diritti dei piccoli azionisti, almeno se vale solo per il suo istituto: «Se fosse applicato a tutte le società quotate andrebbe bene - spiega - ma applicarlo solo alle società che escono dall'ovile del Tesoro rappresenta una discriminazione». Il presidente torna anche sulle polemiche che hanno circondato la privatizzazione Imi, in cui l'hanno fatta da protagonisti appunto Cariplo, Montepaschi e San Paolo: «A me basta sapere che sono tre banche efficienti e che sono tra le prime del mercato». Ora l'Imi privatizzato è forte di 4 mila miliardi di capitale disponibile solo per l'istituto bancario, un potenziale che esclude «nel breve e forse anche nel medio periodo aumenti di capitale», ha dichiarato Arcuti (scontata la sua rielezione nella riunione di domani, mentre si profila la candidatura di Sandro Molinari, presidente Cariplo, alla vicepresidenza). Arcuti, tuttavia, non ha dato indicazioni su come questo capitale «libero» potrà essere investito, ma ha escluso che vi sia un interesse dell'Imi a entrare nel capitale dell'Ambroveneto, nel caso in cui il San Paolo decidesse di dismettere la propria quota. Il vertice della banca ha confermato l'interesse per una partecipazione stabile nell'Ina, già manifestato da tempo per una quota del 5% e per la privatizzazione di una trancile dell'Eni, in qualità di «global coordinator» del collocamento. [b. g.l

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Roma, San Paolo, Torino