Tremonti e Fantozzi ai ferri corti di Stefano Lepri

Ping-pong di accuse tra i due tributaristi Tremonti e Fantozzi ai ferri corti Ping-pong di accuse tra i due tributaristi I DUELLANTI DELLE FINANZE LROMA A novità di ieri è che è fallito il «forfait Tremoliti» per favorire la nascita di nuove imprese: solo il 2,7% dei giovani che si sono messi in proprio se ne sono serviti. La lista delle recriminazioni contro l'ex ministro si allunga. Diventa pubblico lo scontro tra i due grandi tributaristi: il romano Augusto Fantozzi, che oggi siede al ministero delle Finanze, e il milanese Giulio Tremoliti, che lo guidava nel governo Berlusconi. Un buco nell'acqua la conciliazione dello liti pendenti; «sviate le forze del fisco dietro a dentisti e amministratori di condominio», unica imposta abolita quella sui frigoriferi, accusa Fantozzi. «Non voglio scendere a questo livello» risponde in prima battuta Tremonti. Ma è lui che ha usato parole grosse, a Torino mercoledì: lo stesso Lamberto Dini si è risentito per l'accusa di «falso in bilancio» rivolta al governo. «Un'espressione giornalistica» dice ora Tremonti. Ma ò vero o no che alcuni provvedi- monti tributari - che erano tra quelli per realizzare la promessa del milione di posti di lavoro - non hanno funzionato? Il regime sostitutivo per i giovani che iniziano un'impresa era «una misura a costo zero, una opzione offerta ai contribuenti. Potevano servirsene o no». «Meno male che il decreto Tremonti non ha funzionato, perché non aveva copertura finanziaria, come poi confermò la Corte dei Conti» ironizza da parte sua Vincenzo Visco (pdsl, ministro delle Finanze por poche ore nel '93. «No, le norme importanti hanno funzionato benissimo - sostiene invece Tremoliti - come quella per favorire la quotazione delle società in Borsa: ce n'erano due che si stavano per cancellare, da allora se ne sono quotate 14. Quanto ai gettiti, non credo che Fantozzi riuscirà a ottenere 1500 miliardi dalla tassazione dei disavanzi di fusione». La polemica sull'operato del governo Berlusconi divide le Finanze, dove Tremonti ha lasciato un suo uomo al vortice, il segretario generale Claudio Zucchelli, e (a quanto pare) una scia di risentimenti. «L'agevolazione ai giovani che fondano nuove imprese era effettivamente a costo zero - afferma un dirigente del ministero che non vuole essere citato - ma proprio por questo era concepita male. Conveniva a chi ha messo su un'attività nei primi mesi dell'anno. Chi ha cominciato dopo ha preferito pagare separatamente le imposte ordinarie che il forfait sostituiva». La questione che scotta davvero è un'altra. E' il concordato di massa dal quale si attende un contributo essenziale per il bilancio, 11.000 miliardi. L'ha ideato Tremoliti, le norme attuative si devono a Fantozzi. Se fallisce, di chi sarà la colpa? In questi giorni si ascoltano proteste tra i contribuenti. La Confartigianato recrimina che era meglio la versione Tremonti: niente penali e interessi sulle imposte non pagate, c solo una quota del maggior reddito valida come imponibile contributivo. «La mia legge non parlava di sanzioni - sostiene Tremonti - c c'era scritto "una quota" ai fini contributivi». Alle Finanze replicano: «L'inlepretazione è del Consiglio di Stato. Ci hanno dotto che per eliminare le sanzioni sarebbe stata necessaria una nuova legge». Prossime puntate? «Non è corretto che Fantozzi si attribuisca il buon risultato della autotassazione di giugno - dice Tremonti - perché rientra nei conti chiusi il 31- dicembre: casomai il merito è del governo precedente». E Fantozzi? Conta sui «fatti» del provvedimento con cui abolirà 126 tributi inutili. Sparirà anche la «tassa sui tubi» su cui molto si era sorriso. Stefano Lepri Solo il 2,7% dei giovani ha usato le agevolazioni concesse dall'ex ministro A sinistra il ministro delle Finanze Augusto Fantozzi Sopra il suo predecessore Giulio Tremonti

Luoghi citati: Torino