Il «mistero» di James Dean sepolto con l'ultimo testimone

Usa, è morta l'unica persona che ancora conosceva la verità sull'incidente in cui perse la vita l'attore Usa, è morta l'unica persona che ancora conosceva la verità sull'incidente in cui perse la vita l'attore Il «mistero» di James Dean sepolto con l'ultimo testimone SIGILLO ALLA LEGGENDA DEL «RIBELLE» WASHINGTON RA sono N«Sì? #»? morti ÉÀ*. tutt-' e tre' Ribelle, il I f Meccanico e, ieri, l'Uccisok P ■ re' 0ra vi' m m m vranno soltanto il mistero e la leggenda. Quaranl'anni esatti dopo l'incidente sull'autostrada 466 della California che ammazzò James «Jimmy» Dean nel 1955, l'ultimo testimone della morte di un modesto attore e della nascita di una colossale leggenda, lo studente Donald Turnupseed che provocò lo schianto nel quale «il Ribelle» fu stritolato, è scomparso. Se ne è andato sottoterra, chiuso nello stesso silenzio che aveva mantenuto rigorosamente per40 anni. Quel silenzio che neppure offerte colossali di danaro, di interviste, di film avevano mai rotto, alimentando il mistero di quella sera. «Vedrai che si ferma - aveva dotto James Dean al meccanico della Porsche che gli viaggiava accanto aggrappato al cappello che il vento dei 150 all'ora in spider tentava di strappargli via - non può non averci visto, ora si forma, vedrai». Erano le 18 del 30 settembre 1955. Alla congiunzione della statale 466 di California con la provinciale 41, una vecchia, mostruosa Ford arrancava lentamente verso l'incrocio. Donald Turnupseed, inconsueto cognome che significa «seme di rapa», la guidava. Era (piasi sera, nel deserto della California, e non c'erano altre automobili in quel tratto di nulla dopo un paese chiamato Cholame. Dean aveva appena finito di girare «Il Gigante» in Texas, l'ultimo dei suoi tre film, dopo «La Valle dell'Eden» e «Il Ribelle». Aveva appena comperato quella Porsche spider color argento e la stava portando verso una pista della California, per una corsa. La casa tedesca gli aveva messo a disposizione un camion, un collaudatore e un meccanico per il trasporto e l'assistenza, ma dopo pochi chi- lometri nella cabina dell'autocarro, James Dean non aveva retto. Aveva fatto scaricare la sua macchina nuova, già coperta con i numeri di corsa, «130» (tredici più uno zero, gli aveva fatto notare superstiziosa Ursula Andress, sua collega nel «Gigante») e battezzata con il nome di «Little Bastard», e si era messo al volante. Si era fatto accompagnare soltanto da Hans Wutherich, il meccanico tedesco mandato apposta da Stoccarda. Dean viaggiava a 150 chilometri all'ora, nel rettilineo infinito della «Highway 466», nonostante una contravvenzione per eccesso di velocità che la polizia di Cholame gli aveva appena affibbiato, all'ingresso del paese. «Seme di rapa» camminava a passo d'uomo sulla sua vecchia Ford comperata di seconda mano con le modeste finanze di uno studente di ingegneria al «Politecnico» di San Louis Obispo, California. Arrivato all'incrocio rallentò («lo vedi che si ferma» furono le ultime parole del Ribelle al Meccanico) poi improvvisamente accelerò tentando di attraversare l'autostrada 466 prima che la Porsche arrivasse. La Porsche lo colpi all'altezza della portiera posteriore, accartocciandosi nella sua carrozzeria di alluminio leggero. Jimmy Dean morì quasi subito. Il meccanico tedesco fu ferito. Lo studente non si fece neppure un graffio. Due mesi più tardi, dopo una bizzarra inchiesta e un ancor più strano processo a porte chiuse, il giudice della contea di Cholame assolse il guidatore della Ford dall'accusa di omicidio colposo e archiviò il «caso Dean» ordinando il sigillo alle carte. Soltanto il giudice e Donald Turnupseed, «seme di rapa», conoscevano la verità. Ma il giudice è morto dieci anni or sono. Lo studente che uccise Dean è morto domenica scorsa, di malattia. E l'incartamento del processo è scomparso. Tutto, meno la leggenda del «Ribelle senza Causa», è scomparso. Tutti i protagonisti, le carte, le cose, i testimoni sono svaniti, spariti, qualche volta uccisi da una curiosa quanto implacabile «maledizione di James Dean». Wutherich, il meccanico sopravvissuto miracolosamente all'urto, morirà dieci anni dopo in Germania, slittando con la sua macchina contro un albero. Natalie Wood e Sai Mineo, gli altri due protagonisti della «Valle dell'Eden» (Mineo ora probabilmente l'amante di James Dean, omosessuale anche lui) moriranno giovani, tragicamente. La pietra tombale eretta per Dean nel cimitero della sua città natale, nell'Indiana, ò stata portata via da ignoti. Persino la strada, la «Highway 466», non esiste più. L'asfalto è stato divelto e un nuovo tracciato, la autostrada 66, corre molto distante. Il luogo dove morì il campione di una generazione è introvabile. E' scomparsa anche la macchina, la carcassa di «Piccolo Bastardo», della Porsche che lo uccise. Ma anch'essa, come il suo pilota, ha esercitato la sua puntuale maledizione. Lo sfasciacarrozze di Los Angeles che acquistò il rottame dagli eredi di Dean, vendette il motore a un dentista di Beverly Hills che voleva usarlo come sculturamonumento nel soggiorno della sua villa. Nello scaricarlo, il motore rotolò giù dal camion, colpi il dentista e gli stritolò le gambe, costringendolo, da allora, in carrozzella. Un amico di «Jimmy», un attorucolo, comperò la trasmissione della Porsche, per montarla su una sua macchina che stava restaurando. Quando il restauro fu completato, portò la macchina con la trasmissione di «Piccolo Bastardo» a fare un giro di prova. Fu investito da un camion e ucciso. La carcassa ormai svuotata venne portata in giro per l'America, ed esposta come cimelio dell'attore e come monito ai teenagers perché non corressero in auto. Nel 1964 era in Florida. Fu caricata su un camion per essere riportata in California, dopo una esibizione. Quando l'autocarro arrivò a Los Angeles e il cassone fu aperto, il rottame era scomparso. Il camionista giurò di non avere mai perso di vista il suo mezzo. E la compagnia di assicurazione stabilì che i lucchetti non erano stati manomessi. Nessuno sa dove sia finita la carcassa del «Piccolo Bastardo», Rimane, come è ovvio che sia, soltanto il mito di Jimmy Dean, il «Ribelle senza una Causa», senza una «Casa», senza una «Clausola», come invano lo sfottevano i colleghi invidiosi della sua leggenda post mortem oggi celebrata in un «museo» di souvenir e di foto costruito nell'Indiana e visitato da 30 mila persone l'anno, da tutto il mondo. Resta, nonostante film pessimi, come l'insopportabile saga texana «Il Gigante», l'ombra di un volto da ragazzino incomprensibilmente imbronciato, marcato da quei dolori esistenziali che tendono a svanire dopo l'adolescenza, come i foruncoli. Tenero, vulnerabile, in jeans, perennemente spaventato come il James Dean bambino che dovette, a nove anni, accompagnare la salma della madre morta di malattia dalla California all'Indiana e scendeva a ogni stazione per andare a sincerarsi che la bara della mamma fosse ancora nel carro merci. Il mistero di quella sera sull'autostrada 466, il silenzio dello studente che lo uccise, il maleficio della Porsche menagramo, tutto serve a ingigantire quella nostalgia e quel rimpianto che neppure la rivelazione della sua omosessualità ha scalfito, anzi. James Dean è assurto nel paradiso dei piccoli immortali di Hollywood, con Valentino, Bogart, Presley e Marilyn Monroe. Santificato senza volere da quel «seme di rapa» che ha sigillato il mito, portandosi via l'ultima verità sul mistero. Vittorio Zucconi Donald Turnupseed era alla guida dell'auto contro cui si schiantò la Porsche del «Ribelle» nel settembre del '55 Per quarantanni è rimasto in silenzio snobbando le offerte di interviste milionarie Fu assolto dall'accusa di omicidio colposo e le carte del processo non furono più trovate Il recupero dei rottami della spider fu accompagnato da una specie di maledizione In alto, l'incidente del '55. James Dean e, sopra, il meccanico che viaggiava a fianco dell'attore e che sopravvisse allo scontro In basso a sinistra James Dean con Liz Taylor nel "Gigante». Sopra, un altro fotogramma del film