Gli avvocati di Ivrea inquisiti per sciopero
Gli avvocati di Ivrea inquisiti per sciopero Coinvolti cinquanta legali Gli avvocati di Ivrea inquisiti per sciopero Pugno di ferro del procuratore: «E' interruzione di pubblico servizio» Finiscono sotto inchiesta gli avvocati del Foro di Ivrea. Ad iscrivere gli oltre 50 penalisti e civilisti nel registro degli indagati è stato il procuratore Bruno Tinti, con l'accusa di interruzione di pubblico servizio per lo sciopero della scorsa primavera. E rischiano guai con la giustizia anche le decine di avvocati di altri Fori (Torino soprattutto, ma anche Milano e Roma) che si erano appoggiati ai colleghi locali per l'udienza nel tribunale e nella pretura eporediese, autorizzandone l'astensione. In ferie il procuratore Tinti, a dare la notizia è il presidente dell'Ordine degli avvocati di Ivrea, Pietro Cecchin. «Lo stesso magistrato - spiega il legale - mi annunciò l'inchiesta, durante una riunione di cui è stato redatto verbale. E la scorsa settimana lo ha confermato, con la nomina di un difensore d'ufficio». Quest'ultimo, l'avv. Alberto Stratta, uno dei pochi che non aveva aderito allo sciopero, potrebbe però essere ancora inserito fra gli inquisiti, essendosi di recente astenuto da un'udienza. Resta da chiarire l'imputazione formulata contro i legali. «Se ci viene contestata solo l'interruzione di pubblico servizio dice ancora Cecchin -, la questione è di competenza della pretura e si procede direttamente alla citazione in giudizio. Diversamente, ci aspettiamo l'avviso di garanzia». Lo sciopero nazionale degli avvocati era iniziato il 22 aprile scorso. Tre i motivi dell'agitazione: la necessità di introdurre alcune modifiche tecniche nelle nuove norme del Codice di procedura civile, il reclutamento e le competenze dei giudici di pace, l'uso eccessivo della custodia cautelare, soprattutto per i falsi testimoni. Il 21 giugno, dopo che il Parlamento aveva in parte accolto le richieste dei legali, le udienze erano riprese regolarmente (con l'eccezione di L'avvocato Piet o Cecchin altre due giornate, il 5 e il 12 luglio). «In Italia - spiega Cecchin - ci sono 160 tribunali e quasi ovunque lo sciopero è stato tollerato. Soltanto in rarissimi casi i giudici hanno ordinato la trasmissione degli atti al pm, ma tutti i procedimenti sono poi stati archiviati». Unica procura a portare avanti un'inchiesta, su iniziativa del pm, è stata quella di Ivrea. Lo stesso Tinti, del resto, aveva preavvisato la sua azione, in una lettera indirizzata al presidente dogli avvocati eporediesi il 2 giugno. «Impedire la celebrazione delle udienze - aveva scritto il magistrato - costituisce interruzione di pubblico servizio, cioè un reato». E ancora: «Ho anche rilevato che la stessa astensione è stata in certi casi strumentalizzata, al fine di rinviare appositamente alcuni procedimenti». Subito dopo l'invio della lettera, il procuratore aveva chiesto alla cancelleria i verbali di tutte le udienze. «Noi, però, continuiamo ad astenerci - avevano dichiarato, compatti, i legali - Lo sciopero è un nostro diritto, non ci lasciamo intimorire dalla preavvisata azione legale del pm». Oggi, nonostante lo numerose assenze per le ferie estive, il clima all'interno di Palazzo Giusiana (sede degli uffici giudiziari eporediesi) è piuttosto teso. Due dei 4 viceprocuratori onorari, gli avvocati Giancarlo Guarini e Patrizia Mussano, hanno dato le dimissioni dall'incarico. «Si ò creata - spiega Guarini - una situazione d'incompatibilità che, per questioni di deontologia professionale, non può essere ignorata». Aggiunge ancora Cecchin: «Il nostro sciopero non ha creato disagi più gravi di quelli che già incontrano, abitualmente, i cittadini alle prese con la giustizia». Mauro Revello Il procuratore capo di Ivrea Bruno Tinti ha avviato l'inchiesta dopo lo sciopero dei legali eporediesi la scorsa primavera L'avvocato Pietro Cecchin
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