Punita perché rifiuta le avances

Arezzo, ragazza di 27 anni atterrata e schiacciata con un'auto da 3 giovani Arezzo, ragazza di 27 anni atterrata e schiacciata con un'auto da 3 giovani Punita perché rifiuta le avances Travolta fuori dalla discoteca AREZZO NOSTRO SERVIZIO Il buio della notte, il parcheggio deserto, il ticchettio dei passi di una ragazza sull'asfalto. Improvvisamente i fari di un'auto che si accendono, le urla sguaiate degli occupanti, qualche apprezzamento pesante. Poi, improvvisamente, la violenza cieca alimentata dall'indifferenza della vittima, dal suo non reagire a offese e offerte. L'auto che sgomma, colpisce la ragazza e quindi ci passa sopra incurante delle sue disperate urla di dolore e di paura. Non è successo nel famigerato Bronx newyorkese, né in una periferia degradata di qualche altra megalopoli. Lidia Cardo, una bella ragazza di 27 anni, studentessa di architettura, ha fatto il suo incontro con il terrore all'uscita di una discoteca in località Le Ville, a due passi da Terranuova Bracciolini, piccolo Comune della provincia di Arezzo. E' la notte tra domenica e lunedì. Come tante altre volte Lidia l'ha trascorsa in discoteca con gli amici. La musica e il ballo sono la sua passione. Quando esce dalla «Casa Cantoniera», un locale aperto soltanto nel periodo estivo, manca poco all'alba, sono le 3,30. «Aspettatemi, vado a prendere l'auto, poi torno e andiamo a casa», dice ai cugini che l'hanno accompagnata. Si avvia a passo svelto e sicuro verso il parcheggio. Ma non sa che sta per entrare in un terribile incubo. E' solo a qualche metro dalla sua auto quando si accendono i fari di una Golf bianca. Sopra ci sono due o tre giovani. Qualcuno lancia all'indirizzo della ragazza il classico fischio, ma Lidia non ci fa caso. Poi arrivano i complimenti, prima insinuanti poi sempre più grevi, infine le offese. Lidia continua ad ignorare i suoi molestatori, non vuole dare soddisfazione e, tanto meno, provocare qualche reazione. Ed è forse proprio questo suo atteggiamento di distacco, questo non mostrarsi colpita, ferita dalle parole, che scatena la rabbia dei giovinastri. Forse in preda all'alcol o magari all'ecstasy i pappagalli di periferia si trasformano in belve scatenate. «Non ci stai? E allora ti facciamo vedere noi»: Lidia quasi non fa in tempo a sentire la minaccia che viene colpita violentemente dalla Golf in retromarcia. La ragazza finisce a terra ma agli occupanti dell'auto non basta, la punizione per quel silenzioso rifiuto deve essere più dura, più feroce, più spietata. L'auto sgomma e passa sul corpo di Lidia che urla per il dolore. Ha il bacino spezzato, fratture alle costole, la milza lesionata. Stesa in terra, terrorizzata e ansimante, non ha neanche la forza di chiedere aiuto. Fortunatamente per lei arriva nel parcheggio un'altra ragazza («Credevo che fosse un manichino», racconterà in seguito ai carabinieri) che la scorge nella penombra e le si avvicina. Lidia muove una mano e riesce solo a dire «mi hanno arrotata, aiutami». Arriva l'ambulanza, i medici la ricoverano in prognosi riservata all'ospedale di San Giovanni Valdarno, c'è il timore che ci siano altre lesioni interne. La ragazza riesce a fare un sommario racconto della violenza. Forse Lidia ha anche memorizzato un paio di numeri di targa dell'auto che l'ha travolta. Una targa del tipo nuovo, dove non si vede la provincia di provenienza. «Lei però - ha raccontato il padre Angelo - non ha avuto neppure il tempo di vederli in faccia». Ora si cercano eventuali testimoni dell'aggressione. Qualcuno che aiuti a dare un nome ed un volto agli occupanti della Golf bianca, per i quali potrebbe anche scattare l'accusa di tentato omicidio, prima che possano tornare nuovamente in azione. Francesco Matteini Una testimone: «L'ho vista a terra credevo fosse un manichino» La giovane è in fin di vita A sinistra una discoteca. Sopra i posti di blocco: i carabinieri stanno dando la caccia ai giovani

Persone citate: Francesco Matteini, Lidia Cardo

Luoghi citati: Arezzo, Le Ville, Terranuova Bracciolini