I legionari senza patria che nessuno piangerà di Domenico Quirico

I legionari senza patria che nessuno piangerà I CANI DA GUARDIA DELL'OCCIDENTE I legionari senza patria che nessuno piangerà IL generalo Mladic non ha dubbi: «Le minacce occidentali? Non mi fanno paura. La mia arma segreta è la Cnn: basta che mostri un paio di cadaveri di soldati americani o inglesi perché si fermino tutti i blitz del mondo. In Occidente non ci sono genitori disposti a mandare i figli a morire per i musulmani di Bosnia». Il piccolo Napoleone serbo ha fatto bone i suoi conti, in un tempo in cui tutte le guerre si vincono sul fronte interno basta una sola immagine per distruggere un esercito. Ma nei calcoli della sua brutale aritmetica della forza si nasconde una insidia non calcolata. Ci sono al mondo ottomilacinquecento professionisti della violenza per la cui morte nessuno piangerà in diretta tv, non si correrà il rischio di perdere voti alle elezioni; e che i pacifisti non arruoleranno mai sotto le loro bandiere. Il pugno duro di Chirac nei Balcani ha molte spiegazioni: una citazione di decisionismo alla De Gaulle, un tentativo di far dimenticare Mururoa, la tradizione tut- ta francese di scendere in campo, alla D'Artagnan, a fianco dei deboli. Ma forse la spiegazione bisogna cercarla a Aubagne, vicino a Marsiglia, ultima casa dei «migliori soldati del mondo»: porta il chepì bianco, le spalline verdi con lo frange rosse, marcia a passo ca¬ denzato «avec musiquo» e chiede a chi vuole entrare in un mito soltanto di essere alto almeno uno e sessanta e di avere dicictto anni. Clinton non può sopravvivere alle immagini delle bare di marines che tornano a casa avvolti nella bandiera. Se muoiono i legionari saranno avvolti anche loro nel tricolore, suonerà, solenne, la Marsigliese, ma, ipocritamente, nessuno chiederà mai conto a Chirac. Nel '62 nel cortile della caserma Vienot, a Sidi-Bel-Abbés, in Algeria si celebrò quello che sem¬ brava un patetico crepuscolo. I camion erano pronti, le camerate vuote, i legionari stavano per lasciare, umiliati, i luoghi della loro leggenda verso un futuro improbabile. Il colonello Vaillant, ultimo comandante del presidio, dettò quello che poteva essere un testamento: «Noi ubbidiamo, non facciamo politica, siamo pagati per batterci o ci battiamo bene. Mercenari? Certo, ma di nobile razza elio danno il sangue con generosità perché credono nel misticismo della Legione e sono fieri della loro leggenda». Adesso sulle montagne di Sarajevo, per un gioco della Storia, quei «cani da guardia» del vecchio Occidente imperiale, difendono, come dice l'Abbé Pierre, la faccia dell'Europa. E' sempre gente perduta, che ha bruciato i propri vascelli e la carta d'identità, ma fa molto comodo in questi tempi in cui bisogna chiamare la guerra pace, per non turbare lo coscienze. Forse aveva ragione Bob Denard, l'ultimo grande mercenario, quando proponeva, con bislacca ironia, alle Nazioni Unite uno strano ingaggio: «Avete bisogno di soldati per la pace? Assumete noi mercenari, e non sarete più un gigante impotente». Domenico Quirico I vecchi legionari marciavano per cinquanta chilometri. training resta durissimo I legionari senzche nessuno pia1 Impugnatura Caricatore da a pistola 25 colpi " Impugnatura anteriore FUCILE D'ASSALTO FA MAS 5,56 MM I vecchi legionari marciavano per cinquanta chilometri. training resta durissimo

Persone citate: Bob Denard, Chirac, Clinton, De Gaulle, Mladic, Vaillant, Vienot

Luoghi citati: Algeria, Europa, Marsiglia, Sarajevo