«Mladic questo è un ultimatum»

L'Alleanza al generale: rischi una risposta senza precedenti. L'Onu: non toccate Bihac L'Alleanza al generale: rischi una risposta senza precedenti. L'Onu: non toccate Bihac «Mladic, questo è un ultimatum» Ma nella Nato è ancora rissa per i raid ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Un nuovo attacco dei serbi contro le zone di sicurezza dell'Onu verrà punito con bombardamenti aerei della Nato a livelli finora sconosciuti. E' questa la sostanza dell'ultimatum che Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno dato ai leader serbo-bosniaci. Per essere certi che il loro avvertimento questa volta venga preso sul serio, i rappresentanti militari dei tre Paesi hanno consegnato l'ultimatum al generale Mladic in persona. E anche il Consiglio di Sicurezza dell'Onu alza la voce, intimando ai serbi di fermare l'attacco a Bihac. Ma nelle stesse ore, a Bruxelles, i 16 Paesi della Nato non sono riusciti a mettersi d'accordo sul modo di mantenere la minaccia di accentuare i raid contro i serbi e hanno rinviato a oggi la riunione sull'entrata in azione della forza aerea. Alla base del rinvio, il contrasto Nato-Onu su chi dovrà comandare gli attacchi. I tre alti ufficiali degli eserciti di Washington, Parigi e Londra, tra cui il comandante dell'Aeronautica militare americana in Europa, hanno comunicato a Belgrado al comandante in capo delle tmppe serbe che gli attacchi contro le zone protette dell'Onu, e in particolare l'enclave musulmana di Gorazde, non saranno più tollerati. La risposta aerea della Nato sarà a un livello senza precedenti, hanno spiegato i tre a Mladic aggiungendo che sono otate prese tutte le misure per rafforzare il contingente delì'Unprofor in Bosnia. «La morte dei due Caschi blu francesi a Sarajevo conferisce una particolare gravità all'avvertimento», hanno detto i rappresentanti militari dei tre governi. II ministro della Difesa americano William Perry ha precisato che l'ultimatum si riferisce a tutte le zone protette dall'Onu. «I nostri aerei sono pronti a scattare con un preavviso minimo», ha dichiarato Perry. Da Parigi, il suo collega francese ha aggiunto che gli attacchi aerei della Nato avranno bersagli mirati, come caserme, depositi di pezzi d'artiglieria o luoghi con concentrazioni di fanteria. «Se non basterà, ricorreremo ai dispositivi terrestri», ha detto Charles Millon. A conferma delle sue parole, nelle ultime ore vi è stato un importante dispiegamento militare delle forze di rapido intervento nella zona di Sarajevo. Sul monte Igman sono arrivati 300 soldati britannici della 24" Brigata speciale armati di 12 cannoni del calibro di 105 mm., seguiti a ruota da 200 soldati francesi equipaggiati con i carri armati leggeri. Si tratta del più forte armamento finora schierato intorno alla capitale bosniaca. La gravità della situazione ha portato ieri a Belgrado il ministro degli Estori russo Kozyrev, accompagnato dall'inviato speciale di Mosca per l'ex Jugoslavia, Zotov, e da Vitali) Curkin che occupava in precedenza questo molo. Ufficialmente la troika russa ha voluto informare il pre- sidente serbo Milosevic dei risultati della conferenza di Londra, ma in realtà i tre sono arrivati nella capitale serbo-montenegrina per avvertirlo che questa volta l'Occidente ha veramente perso la pazienza. Prima d'imbarcarsi per Belgrado, il capo della diplomazia russa ha ammonito i serbo-bosniaci «che a volte superano ogni limite nelle loro azioni». «Nessuno ha il diritto di at¬ taccare le zone di sicurezza dell'Onu», ha detto Kozyrev, riaffermando però che l'unica soluzione possibile rimane quella politica, perché un intervento militare in Bosnia porterebbe a una grande guerra. A sua volta, Zotov ha dichiarato che la Russia adopererà tutta la sua influenza sui serbi: «Diremo tutto quello che va detto. Faremo tutto quello che va fatto. Ma esiste un limite oltre il quale la Russia non può andare, oltre il quale è impossibile assumersi responsabilità o associarsi alla violenza». Sul terreno, intanto, i miliziani serbi continuano ad attaccare la zona protetta di Bihac, in Bosnia occidentale. La gran parte degli attacchi proviene dai serbi della Krajina, la regione croata occupata dalle formazioni paramilitari serbe. «Si tratta di una grave violazione del diritto internazionale», ha dichiarato il portavoce dell'Onu a Zagabria, Christopher Gunness, confermando che almeno 1500 soldati serbi dei territori occupati della Croazia stanno avanzando verso la zona di Bihac, mentre altri 6^0 hanno già attraversato il confine bosniaco. «Ma potrebbero essercene centinaia o migliaia di altri», ha detto Gunness spiegando che i Caschi blu non hanno accesso alla zona. pi. o: A Tuzla, dove ha visitato i profughi musulmani di Srebrenica, il responsabile dell'Onu per i diritti umani Tadeusz Mazowiecki ha dichiarato che i serbi hanno commesso atrocità di ogni genere contro i civili di quest'enclave musulmana. «Ci sono state uccisioni, stupri e violenze gravi. Mancano tuttora settemila civili. E' stata una calata di barbari», ha detto Mazowiecki dopo aver raccolto le testimonianze di un centinaio di profughi. Mazowiecki ha condannato le potenze mondiali per non aver speso una parola su Zepa durante la conferenza di Londra. «La situazione a Zepa è drammatica. La comunità internazionale deve fare qualcosa per impedire che si ripeta la tragedia di Srebrenica». La piccola enclave musulmana della Bosnia orientale continua intanto a resistere agli attacchi dei serbi. Nuovi bombardamenti anche a Pale. Nella roccaforte di Karadzic, poco dopo mezzogiorno di ieri, si sono sentite 5 esplosioni violente. Di nuovo si è parlato di misteriosi aerei, ma in realtà sarebbe stata l'artiglieria bosniaca a martellare Pale. Ingrid Badurina L'inviato di Eltsin, Kozyrev è a Belgrado per tentare con Milosevic l'ultima mediazione «MLèclDaÉ MONTE TREBEVIC ÉHPale Batterie Irancesi e inglesi che difendono la strada 7~ ~ Quartiere serbo bombardato 1 dai francesi MONTE IGMAN /fMaìopolje Donne in lacrime per l'uccisione di un loro congiunto a Sarajevo. A destra, il serbo Mladic [fotoreuterj