«Miguel maestro, noi allievi»

«Miguel maestro, noi allievi» «Miguel maestro, noi allievi» Pantani: ha dominato su tutti i terreni PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Il ciclismo italiano non esce arrossendo dal Tour. Cinque tappe vinte, due Cipollini, due Pantani, una Baldato; la cronosquadre alla Gewiss e un successo di Sciandri che prima di diventare inglese per questioni professionali (gli preme correre il Mondiale) gareggiava sotto bandiera tricolore. E' un carnet di notevole spessore. Un'altra faccenda è la classifica. Il primo della spedizione è Ivan Gotti. I fondisti da duello non abitano più dalle nostri parti. Chiappucci dà coraggiosamente ciò che ancora può dare; Bugno è ormai nelle competizioni a tappe una comparsa. Disponiamo di un eccelso grimpeur le cui doti purtroppo non vengono esaltate dal disegno della corsa. Con le forze attuali e con l'attuale gran moda delle cronometro, non resta dunque che augurarsi l'avvento d'un giovane che riesca a riannodare il filo spezzatosi con Gimondi, un Bugno prima maniera che oltre a far funzionare le gambe sappia far funzionare il cervello. C'è qualcuno in circolazione che induca a spe¬ rare? No, ma nel ciclismo come in ogni altra disciplina sportiva i campioni non sempre si annunciano per lettera, preferiscono bussare alla porta all'improvviso, e quando meno te lo aspetti. «Non ero nessuno», dice Gotti, consapevole che non essere nessuno a ventisei anni è un problema. E spiega: «Adesso so che valgo qualcosa, finalmente mi conosco. Ho voluto conservare a tutti i costi il quinto posto. Esserci riuscito mi dà più serenità che gioia. Esco dal Tour con un pacco di contratti, ho una mia piccola celebrità, penso a un posto tra gli azzurri in Colombia. C'è però una stranezza. Benché abbia indossato perfino la maglia gialla, mi sforzo di trovare un momento bello, veramente bello e non lo trovo». D'accordo. I momenti belli, veramente belli, sono quelli della vittoria. E Pantani: «Sono venuto al Tour senza sapere che cosa avrei potuto tirar fuori. Al buio. Due tappe di montagna sono traguardi che vanno molto al di là di quanto immaginassi. Ho un rammarico. Non riesco ancora a capire che diavolo m'è capitato nella I tappa del Tourmalet. Mi sono guastato e mi chiedo come, perché. Ero sicuro: era la mia giornata. E, invece, vuoto, malato, incapace di essere almeno la metà di me stesso. Devo dire per onestà che Indurain non ha vinto questo Tour soltanto a cronometro, lo ha vinto dominando su tutte le strade, lo ha vinto per la forza, il carattere che possiede». Ha bisogno di completare il quadro, Pantani, e completa: «Indurain lo vedi, lo osservi e ti nasce in mente un'idea che non t'abbandona più: Miguel, se decide di venirti a prendere, ti prende. Tu sei un allievo che ha imparato alla meno peggio la lezione, lui invece è il professore che se gli va ti promuove e se non gli va ti boccia». Il suo futuro. «Non ho mai dato eccessiva importanza alla tecnica, ho lavorato poco sulla bicicletta, alla ricerca della posizione ideale. Ma dell'ultima cronometro ho fatto una gara-esperimento, comincio a convincermi che il solo istinto non basta, se non studi e non ti perfezioni, per tanta che sia la volontà che ti carica, rimani un episodio, pedali ai margini della classifica». La discesa sotto il decimo posto è uno smacco che Chiappucci cerca di nascondere. Sul Tourmalet è stato bravissimo, un fiero, ammirabile protagonista, ma di quella tragica tappa non gli resta che il ricordo di Casartelli. La Sociétè du Tour de France (vi raccomandiamo Jean Claude Killy, ragnatele nel petto), sulla cui sensibilità escludiamo si sia mai posato un filo di luce, si è rigidamente attenuta alle leggi del baraccone inarrestabile. Impregnava il suo omaggio alla memoria di Fabio Casartelli la stessa pietà che nella guerra 15-18 provavano i generali alla morte d'un fante di trincea. Ma da Tarbes a Pau, la Sociétè non ha potuto impedire che i corridori si riappropiassero del Tour de France, restituendogli un cuore, [g. ran.] Il romagnolo: dovrei essere soddisfatto ho conquistato due tappe di montagna ma non riesco ancora a rendermi conto di che cosa mi è successo sul Tourmalet Pantani ha chiuso 13° a 2670 Gotti ora pensa alla maglia azzurra Pantani ha chiuso 13° a 2670 Gotti ora pensa alla maglia azzurra Chiappucci: bravo, non bravissimo Bugno, che disastro: è finito 53°

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