Roberto Carlos Zanetti affari per l'Inter

L'Uruguay vince una manifestazione in cui Francescoli, 34 anni, è ancora protagonista L'Uruguay vince una manifestazione in cui Francescoli, 34 anni, è ancora protagonista Roberto Carlos & Zanetti, affari per l'Inter Formidabile coppia di laterali COPPA AMERICA UN'EDIZIONE INTONO MINORE MONTEVIDEO DAL NOSTRO INVIATO Adesso che è tutto finito, e si torna a casa, non resta che scegliere chi e che cosa salvare dall'oblio. La Coppa America è un mercatino ambulante che, ogni due anni, trascina la sua pittoresca umanità in giro per il continente, fra rumori assordanti e strepiti inverecondi. L'Europa spedisce le sue brave massaie a fare la spesa. I prezzi, di solito, sono buoni. E la merce, interessante. La Coppa America è anche una galleria di personaggi strampalati, un laboratorio di tendenze tattiche, non necessariamente audaci, una lavatrice che centrifuga tutti gli ismi immaginabili, a cominciare da un nazionalismo così smaccato da spingere i giornalisti, per primi, a cantare l'inno, mano rigorosamente sul petto. E' un calcio che si ciba di debiti e colori, come la casaccatavolozza di Campos, portiere saltimbanco del Messico. Questa edizione uruguagia la ricorderemo per il grande freddo nelle ossa e i grandi vuoti negli stadi, ma anche per la gentilezza di un popolo chiamato a fare fronte a un'esperienza aggregante e organizzativa fuori del comune. Ombre alate. Eredità ingombranti. A quasi 34 anni, Enzo Francescoli si conferma principe a tutti gli effetti: per come gioca, e per come vive il mestiere che ha scelto. Non spreca una goccia d'arte, non c'è tocco, mossa o finta che non trasmetta un'idea, una luce, un messaggio. Memori dello smacco americano, i tifosi lo avevano accolto come un mangiapane a tradimento. Francescoli li stana e li strega, trascinandoli all'applauso più schietto. Come talenti puri, viceversa, occhio a Roberto Carlos e a Juninho. Il primo è un esterno sinistro addirittura esplosivo: bene ha fatto l'Inter a scritturarlo. Con l'argentino Zanetti, costituirà una formidabile coppia d'incursori laterali. Il secondo è uno scricciolo di 1,66 che sprigiona energie leonine: svaria su tutto il fronte, offre il meglio di sé nel ruolo di rifinitore. Coppa strana, avara di bomber di peso. Se escludiamo la ditta Balbo & Batistuta, sette reti in due, e l'Uruguay del Fonseca pre stiramento, le altre squadre si sono arrangiate. In assenza di Romano e Bebeto, lo stesso Brasile ha impiegato due punte molto larghe, Savio ed Edmundo: cosa che, paradossalmente, ha impreziosito il livello della manovra corale. Se ai Mondiali bastava dare la palla a Romario (o a Bebeto), qui no, tutti si sono sforzati di incrementare il ventaglio delle soluzioni. Sul piano tattico, i campioni del Mondo sono risultati, così, i più eclettici e disinvolti: 2-6-2, 4-3-3, 4-3-12 a seconda dei casi, e sempre con la massima naturalezza. Il tutto, in un contesto generalizzato di zona diffusa, squadre abbastanza lunghe, scarso ricorso al fuorigioco e morigerato pressing la eccezione di quello, furibondo, praticato dagli Usa). Se il Cile ha pagato la diserzio- ne di Ivan Zamorano, 28 reti, capo cannoniere del Real Madrid e del campionato spagnolo, la Colombia è sempre ferma ai biondi fusilli di Valderrama, il suo Andreotti, un tocco a destra e uno a sinistra, uno avanti e uno dietro: un po' mediatore e molto frenatore. E a Higuita, il portiere amico dei narcos, il ballerino sensibile alle burle e alle scene. A fasi alterne, Rincon. I colombiani avanzano in branco, e passano per le armi il primo che osa tirare in porta: Asprilla si è subito adeguato, mangiandosi almeno due gol a pasto. Abbozzato, contro l'Uruguay, un esilarante 4-22-2. Il pirotecnico 4-1 raccolto nella finale per il terzo posto, non tragga in inganno: gli americani non c'erano più. Le sigarette morsicate da Passarella e gli occhi sbarrati di Zagallo rappresentano frammenti impressionanti. Il et argentino è il grande sconfitto. Ha detto no ai gay in Nazionale. Ha promosso Ayala capitano, e il giovanotto si è accartocciato sotto il peso dei gradi, stremato, stravolto. Ne ha beccati tre dagli Usa dopo aver cambiato nove uomini. Si è consegnato all'assedio del Brasile, togliendo sia Batistuta che Balbo. Può sempre aggrapparsi al braccio di Tulio e alla svista dell'arbitro Tejada, ma Maradona incombe e i tifosi sono tutt'altro che comprensivi: s'aspettavano di più. L'Argentina di Basile aveva vinto le ultime due edizioni della Coppa. Zagallo, ora. Quella sera a Maldonado, subito dopo BrasileStati Uniti. Noi a un passo da lui. Ma lui come, con chi? Lui, Zagallo, 64 anni, accerchiato, spostato, guidato come l'ultimo Breznev, un automa, non già consumato da un male spietato, ma azzerato dal gelo, le pupille spiritate, le mani affondate nelle tasche del passato. E tutt'intorno, l'inferno elettronico dei radio-tele-cronisti brasiliani, un mitragliamento a tappeto, persino imbarazzante. Con Zagallo costretto a riabitare in fretta il suo corpo e a dissertare di una banalissima contesa strappata agli Usa: proprio lui, l'unico bipede dell'orbe terracqueo che può vantarsi di aver conquistato quattro Mondiali, due da giocatore, uno da allenatore e l'ultimo come balio asciutto (di Parreira). La Coppa America degli «italiani» in campo, da Aldair a Lalas, da Herrera a Sosa, sprofondato chissà dove. E degli italiani dietro alle quinte, Manfredonia ambasciatore del Parma, Angelino inviato dell'Inter, Bulgarelli telecronista di Tmc. Tutti d'accordo: livello modesto, e, all'orizzonte, nessun elemento in grado di cambiare - da solo - faccia a una squadra, o fisionomia a una partita. Neppure l'Ortega argentino, ai ventun anni del quale brindiamo con sincero trasporto. Una Coppa di passaggio: fra un Mondiale non ancora del tutto assimilato, e un futuro non ancora del tutto delineato. Il Sudamerica avanza adagio. Fra un anno, tocca all'Europa. Roberto Beccantini LA SUPERSQUADRA DELLA COPPA AMERICA ZANETTI (ARGENTINA) SIMEONE (ARGENTINA) MOAS (URUGUAY) DUNGA (BRASILE) ALDAIR (BRASILE) BALBO -it (ARGENTINA) FRANCESCOLI (URUGUAY) ROBERTO! CARLOS (BRASILE) - POYET (URUGUAY) BATISTUTA (ARGENTINA) Allenatore: HECTOR NUNEZ (URUGUAY) >::■:■:•■ «J'i:;-1-'. ;.<■» W ^ ^ <c^.*W> **<^-«W:-W ■'■ •:•:-:- <■■■ vi