Zeffìrelli gladiatore in Arena
Il regista ha debuttato a Verona con l'opera di Bizet diretta da Daniel Oren Il regista ha debuttato a Verona con l'opera di Bizet diretta da Daniel Oren Zeffìrelli, gladiatore in Arena «Carmen» spettacolare e intima VERONA. Zeffirelli, regista e scenografo. Ha vinto la scommessa con l'Arena di Verona: assecondando l'incredibile vastità del palcoscenico, ha creato una «Carmen» spettacolare, senza sciuparne le parti intimiste; ha dato al pubblico ciò che si aspettava, riuscendo, contemporaneamente, nel miracolo di ricordarci che «Carmen» nasce dalla tradizione dell'«opéra comique», spettacolo di piccole dimensioni incentrato su conflitti privati e su effetti sonori di musica da camera, resi da Bizet con una trasparenza cristallina. Insomma, per il suo debutto veronese, Zeffirelli non poteva cimentarsi con un'opera più difficile, che gl'imponeva di sciogliere un nodo di intricate contraddizioni. Ci è riuscito grazie alla sua musicalità. Prendiamo, ad esempio, i movimenti della folla, una folla immensa che riempie la glande piazza di Siviglia ricostruita sulla scena con architetture vere e scene dipinte: vi sfilano borghesi, popolani, soldati, venditori ambulanti, asini, cavalli, cani, bambini festanti, preti, danzatori, toreri, zingari, ecc., nei variegati costumi di Anna Anni, con una ricchezza di figurazioni sottilmente organizzate sul ritmo della musica. Così, nonostante la divertente abbondanza dei particolari, quasi da quadro fiammingo, l'effetto non è mai dispersivo: c'è sempre un centro che attira lo sguardo nel punto decisivo della scena da cui proviene il discorso musicale, mentre i movimenti della folla pulsano in distensioni e contrazioni, risse, corse, mulinelli quando il ritmo arriva al parossismo, per distendersi in un placido ondeggiare quando la musica lascia spazio alla melodia distesa. La folla ci vuole, in Arena, ed è questo che il pubblico desidera. Ma lo spettacolo di Zeffirelli non è «areniano» nel senso tradizionale del termine: gli effetti di massa, infatti, non sono appicciccati dall'esterno, ma nascono dal di dentro come amplificazione gigantografica della drammaturgia musicale: le comparse sono sempre coinvolte nell'azione, come quando la canzone del torero Escamillo accende sulle gradinate un gran roteare di stoffe rosse, o la seguidilla di Carmen scatena un colossale delirio danzante (coreografia di El Camborio). In questa logica intema sta la saldatura, davvero magistrale, operata da Zeffirelli tra le esigenze dell'opera e quelle, terribilmente imperative, dell'Arena. Così, la gigantesca scena dipinta che rappresenta i palazzi e le chiese della città, e, più in alto, le montagne con i grappoli di casupole bianche illuminate nella notte, invece di aprirsi verso il cielo, come di solito accade, chiude l'orizzonte, con grande vantaggio per l'acustica dell'anfiteatro: i cantanti si sentono meglio del solito e, quando restano soli in scena, non si ha l'impressione di spaesamento nella vastità dell'ambiente che talvolta inaridisce, nelle opere rappresentate qui, le fonti della poesia. In tal modo anche Daniel Oren ha potuto realizzare ciò che ogni direttore sensibile aspira a fare in «Canne»: tradune in suoni la leggerezza, il nervosismo graffiarne, gli andamenti sinuosi ma senza peso che la bella Denyce Graves, mirabilmente istruita nella recitazione, rende con una voce duttile e calda. Molto bene anche il tenore Sergej Larin nei panni di Don José, il baritono Justino Diaz come Escamillo, e Cecilia Gasdia che ha cantato la parte di Michaela come ci si poteva attendere, con grazia e commozione sempre controllata. Nell'ultimo quadro è spuntala Carla Piarci in un assolo di danza su musiche di Bizet estranee alla «Cannen», unica trovata un po' gratuita in uno spettacolo compatto elle ci ha ricordato come non sempre, all'Arena di Verona, la conlice debba essere necessariamente più importante del quadro. Basta che la regìa sia affidata ad un maestro del teatro, e non ad un semplice arredatore. Paolo Gailarati Nella foto grande un'immagine dell'Arena. Al centro Denyce Graves. che rende con voce duttile e calda tutte le caratteristiche di Carmen. Accanto a lei il tenore Sergej Larin, Don José
Luoghi citati: El Camborio, Verona
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