L'Iliade? Un dramma femminile sulle note di Duke Ellington

L'Iliade? Un dramma femminile sulle note di Duke Ellington Alassio, il poeta Giuseppe Conte porta in scena la guerra di Troia raccontata dalle donne di Omero L'Iliade? Un dramma femminile sulle note di Duke Ellington Elena alla batteria, Andromaca al basso, Briseide al pianoforte e Teti al sax ALASSIO DAL NOSTRO INVIATO Omero a tempo di jazz? Non solo. Sul palco dell'anfiteatro all'aperto un contrabbasso sta appoggiato ad una statua bianca, dea o dio greco, chissà. Il jazz è l'adolescenza, la sfida, la libertà, «il tempo quando tutto era attesa, tutto sogno», e gli eroi dell'Iliade chi saranno mai, ora, in un tempo invece che sembra farsi beffe di bellezza e grandezza? Omero incontra Duke Ellington, i monologhi delle sue donne - Briseide, la schiava d'Achille, Teti, la madre, Elena, la bellezza che muove alla guerra, Andromaca, la sposa - cadono sulle note di Sofisticateci Lady non per un gioco di provocazione secondo i dettami dell'avanguardia, non per mettere i baffi alla Gioconda, ma per scrutare in due grandi forme «native» dell'arte una verità antica e moderna. Sono questi gli elementi di L'Iliade e il jazz, in scena sabato notte ad Alassio nel quadro del «festival Mitomodernista»: un po' opera musicale, un po' narrazione epica e molto rito collettivo, con un pubblico paralizzato e sedotto. Lo spettacolo, scritto e pensato dal poeta Giuseppe Conte, voce recitante sul palco con Anna Rita Chierici, attrice di intensa e sapientemente straniata rappresentazione, e con un quartetto di musicisti noti (Dodo Goja al contrabbasso, Riccardo Zegna al piano, Gianni Bedori al sax e Alfred Kramer alla batteria) non va però troppo strettamente collegato al movimento culturale «battezzato» dallo stesso Conte insieme con Stefano Zecchi, Tomaso Ke- meny, Roberto Carifi e altri: anche se di questi succhi si nutre il lavoro dei «mitomodernisti», la cui tesi principale può essere racchiusa nel byroniano «tight for beauty» combatti per la bellezza, caro a Kemeny. Qui, nello spettacolo, la bellezza (e la tragedia, e il peso della guerra e dei bottini «cose da uomini, da miseri», come ripetono le quattro donne d'Omero, e parlano di oggi, ormai, non di un tempo soltanto mitico) è evocazione, clima, tensione lirica. Dall'Iliade nella versione di Monti alla musica del vecchio Duke, così struggente e sorniona, il passo non è smisurato: Briseide può raccontare ancora la tragedia di essere stata regina in un regno ignoto, e poi schiava di un eroe che ha saputo adorarla e che infine deve cederla al comandante supremo degli Achei. Perché Briseide narra l'esperienza di «perdere tutto». Teti, la madre di Achille, che volle insegnare al figlio ad amare la «verità femminile» quando lo nascose nell'isola delle donne, narra invece il pianto «per ogni figlio che cade/ per ogni battaglia futura, per ogni fine prematura,/ per tutto quello che è inesorabile/ come la notte e la primavera». Conte «riscrive» Omero allo stesso modo in cui il contrabbasso si appoggia al dio greco, e il moderno appoggia la sua verità a quella degli antichi. «Negli Anni Cinquanta in Liguria c'era più jazz/ che automobili», recita, e jazz era l'adolescenza, il crescere, il ribellarsi. Come Achille, «l'eroe più grande e più sfortunato». 0 forse come Glenn Miller, o Basso o Valdambrini, eroi di una musica immediata e colta insieme, che non diventa mai troppo commerciale, o solo commerciale, che resta sempre un po' segreta e un po' maledetta, e un po' più vera. Allo stesso modo dovremmo leggere i grandi poeti dell'antichità, suggerisce Conte. Hanno una sorte non diversa. Così quando avanza Elena, la più bella, «essa all'aspetto/ ve¬ racemente è Dea» proclama Omero attraverso Monti. «La bellezza non mi ha portato fortuna. Non ha portato fortuna a nessuno» risponde lei, e dalla tenebra Ellington le dedica Satin Doli, con fraseggi suadenti e sentimentali. Prelude to a kiss, leggero e sorridente, come una svelta passeggiata a tempo di ballo, saluta invece Andromaca, la dolente, sposa madre e vedova d'un uomo non solo ucciso ma straziato, Ettore. Eroine, emblemi di un destino che tra Omero e il jazz assume il senso d'una individualissima, tragica richiesta di libertà. La libertà di chi può perdere tutto, pagando il prezzo di non sottomettersi mai. E magari diventare musica. Alla fine, la voce maschile richiama le donne a una a una: Briseide! E risponde il pianoforte. Teti! E risponde il sax. Elena! E risponde la batteria. Andromaca! E risponde il basso. Mario Baudino HA I ■ Elena di Troia

Luoghi citati: Alassio, Liguria, Teti