«Sinai '56», il capitolo nero di Israele di Aldo Baquis

«Sinai '56», il capitolo nero di Israele RIVELAZIONI Accuse di un analista militare: gli ufficiali saccheggiarono le località della striscia di Gaza «Sinai '56», il capitolo nero di Israele «Nel deserto l'esercito massacrò trentacinque egiziani disarmati» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Per quarantanni il segreto è stato custodito da un gruppo ristretto di generali della riserva, di esponenti politici e di giornalisti. Adesso, a rompere finalménte la cortina di riserbo, è giunto uno studio condotto da un ricercatore di Maarachot, la casa editrice delle forze annate israeliane, secondo cui il 30 ottobre 1956 un'unità di paracadutisti guidata da Rafael Eitan capo di stato maggioro all'inizio degli Anni Ottanta - si macchiò di un crimine di guerra, uccidendo nel deserto del Sinai 35 prigionieri egiziani. In un lungo studio intitolato «La guerra del Sinai, 1956, aspetti politici e militari» il ricercatore, Moti Golani, va anche oltre e accusa l'esercito israeliano - all'epoca comandato da Moshe Dayan di aver saccheggiato alcune località della striscia di Gaza: fra quanti cercarono di arricchirsi durante l'operazione anti-nasseriana concordata da Israele, Francia e Gran Bretagna vi furono - secondo Golani - ufficiali e anche membri di un kibbutz. «Da decine di anni cercavo di rivelare questi misfatti - ha detto ieri il giornalista Uri Avnery, ex direttore della rivista progressista Haolam Hazè - ma la censura militare me lo aveva sempre impedito». Venerdì, a sorpresa, il quotidiano laborista Davar ha pubblicato su un'intera pagina ampi stralci della ricerca di Golani. Gli altri quotidiani (eccezion fatta per il Jerusalem Post) preferiscono ancora tacere. Avnery ha colto l'occasione per parlare di un altro massacro: l'uccisione di centinaia di soldati egiziani nella zona compresa fra Shann a-Sheikh e a-Tur che, a quanto gli risulta, «erano assetati e disarmati, e cercavano solo di scappare dal fronte». L'episodio attribuito da Golani a Rafael Eitan (oggi leader del partito di centro-destra Zometl av- venne alle pendici dello strategico passo di Mitla, nel Sinai occidentale. Assicurandosi il controllo dei passi di Mitla e di al-Hittan nella fase iniziale dell'operazione, la compagnia di Eitan contava di impedire il prevedibile afflusso di rinforzi egiziani nella penisola del Sinai. Il 29 ottobre i para israeliani si spinsero dunque a 250 chilometri dal confine, si impadronirono dell'incrocio stradale Parker presso il Mitla e fecero prigionieri 35 egiziani Ma il 30 ottobre fu per i para un giorno tragico: il convoglio blindato guidato da Ariel Sharon ritardava a raggiungere l'incrocio di Parker, l'intervento militare anglo-francese non era ancora inspiegabilmente iniziato e l'artiglieria egiziana aveva preso a bombardare ì paracadutisti israeliani. A 60 chilometri, una brigata blindata egiziana stava puntando verso il Mitla. «Nella nostra compagnia c'era un'atmosfera greve» disse Eitan nel 1956 ai suoi superiori. «I pri- gionieri egiziani ci dileggiavano, dicevano che presto saremmo stati sopraffatti». Nell'imminenza di un confronto che sembrava fatale - afferma Golani - i prigionieri furono passati per le armi. L'ex ministro della Difesa Ariel Sharon ha accusato Golani di aver falsato la storia. Ha confermato che Dayan andò su tutte le furie «ma David Ben Gurion (allora premier e ministro della Difesa) - ha aggiunto - riconobbe che Eitan, rimasto isolato a grande distanza dallo linee israeliane, non aveva forse altra scelta e chiuso il caso». «Oltre al fatto in sé - ha commentato Avnery - quello che è scandaloso è che Israele abbia applicato per decine d'anni la censura per impedire che si sapesse del massacro». «In questo frangente ha aggiunto - i ricercatori delle forze annate si sono dimostrati più coraggiosi dei giornali cosiddetti indipendenti». Aldo Baquis

Luoghi citati: Francia, Gran Bretagna, Israele, Tel Aviv