Allarme rosso per la marmellata
Allarme rosso per la marmellata Il settore della trasformazione è in crisi per la concorrenza dei Paesi terzi Allarme rosso per la marmellata Iproduttori: l'Unione europea non ci tutela ROMA. Fino a una decina di anni fa era consuetudine vedere buttare al macero tonnellate di frutta. Poi una soluzione è stata trovata potenziando l'industria di trasformazione. Ma l'industria italiana della frutta trasformata - anzi, quella europea - è oggi in crisi per la concorrenza sleale dei Paesi extracomunitari. La ratifica dell'accordo Gatt e la riforma dell'organizzazione comunitaria per il mercato ortofrutticolo pongono tutta una serie di interrogativi sul futuro della trasformazione industriale della frutta, dicono alla Confagricoltura. E' un mercato che fa gola a molti: in Europa raggiunge i 4350 miliardi di lire annui. La fetta di questo mercato diventa sempre più grande a favore dei produttori non europei. Qual è la causa? Soprattutto i costi molto bassi in quei Paesi rispetto a quelli del prodotto comunitario. Ecco qualche esempio: nel 1993 - come è stato fatto osservare al recente convegno organizzato a Bologna dalla Federagroalimentari della Confcooperative - le pere Williams australiane costavano 0,68 ecu il chilo contro 0,87 del prodotto comunitario (-21,8 per cento), le macedonie sudafricane erano vendute a 0,89 ecu il chilo contro 1,12 ecu per lo stesso rpodotto comunitario (-21 per cento). C'è poi l'assenza di dazi, o il loro livello molto basso, che riguarda una cinquantina di Paesi aderenti olla Convenzione di Lomè. Su questo punto - dicono le organizzazioni agricole e i rappresentanti dell'industria di trasformazione - c'è da denunciare la mancata applicazione da parte dell'Unione Europea del principio della preferenza comunitaria. Al di là delle carenti barriere doganali, l'unico intervento comunitario è oggi quello degli aiuti ai prodotti trasformati a base di ortofrutticoli. Ma in questo modo non si tiene conto dell'evoluzione dei costi industriali d'aiuto è alla materia prima) come manodope¬ ra, energia, imballaggi, al punto che oggi il prezzo degli aiuti in percentuali sui costi totali è diventato irrisorio. Che cosa fare? Dal convegno della Federagroalimentari sono partite queste proposte, rivolte soprattutto all'Ue: compensazioni al settore, tenuto conto degli accordi bilaterali esistenti con i Paesi terzi per i prodotti tropicali; opposizione al riconoscimento del sistema Spg (Sistema preferenziale generalizzato) per i prodotti agricoli trasformati dai Paesi terzi; aumento della «soglia di garanzia» per pere e pesche a seguito dell'allargamento dell'Ue ad Austria, Svezia e Finlandia; estensione alle albicocche del sistema dei prezzi minimi e degù' aiuti alla trasformazione; istituzione di un premio addizionale alle industrie che stipulano contratti pluriennali e per l'autotrasformazione da parte dei produttori (imprese e cooperative). Gianni Stornello
Persone citate: Gatt, Gianni Stornello
Luoghi citati: Austria, Bologna, Europa, Finlandia, Lomè, Roma, Svezia
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