Ambroveneto alla prova del patto

Ambroveneto glia prova del putte CREDITO Si rincorrono le voci su un disimpegno del San Paolo, ma Zandano ha smentito Ambroveneto glia prova del putte Martedì Bazoli potrebbe chiarire i nuovi assetti MILANO. L'appuntamento per martedì prossimo, nella sede centrale dell'Ambroveneto a Vicenza, è di quelli formali: un'assemblea straordinaria per la fusione per incorporazione di tre società controllate nell'istituto. Ma l'attesa è per le eventuali dichiarazioni del presidente, Giovanni Bazoli, in particolare sulle ultime indiscrezioni che, questa settimana, hanno avuto al centro l'eventuale modifica dell'assetto azionario dell'istituto, soprattutto in vista di una ridefinizione del patto di sindacato, che, prorogato solo per un anno, scadrà a fine gennaio '96. E, per allora, si riproporranno le difficoltà già incontrate, e cioè l'opposizione dei soci dei patto che intenderebbero poter votare «prò quota» e non «prò capite*. Al patto di sindacato, che controlla il 68,26 per cento del capitale dell'istituto, partecipano il San Paolo di Torino con una quota del 19,39 percento (un ulterio¬ re 1,65 per cento fuori dal patto), e, con una quota pari, il Credit Agricole. Il gruppo San Paolo di Brescia partecipa al patto con una quota del 16,48 per cento (ad essa partecipa la Cassa di Risparmio di Verona che conta su un pacchetto del 5 per cento) e l'Alleanza assicurazioni che conta su una quota sindacata del 13 per cento. Un'eventuale cessione di una quota sindacata viene offerta in prelazione agli altri aderenti al patto. E fra di essi c'è già chi non nasconde l'intenzione di accrescere la propria partecipazione, come la Cassa di Verona che, d'altra parte, è entrata anche nel consiglio di amministrazione dell'Ambroveneto. E proprio l'assetto dell'Ambroveneto potrebbe svilupparsi su un versante tutto torinese. Si fanno sempre più insistenti infatti le voci secondo cui il Sanpaolo di Torino, la banca guidata da Gianni Zandano, starebbe me¬ ditando la sua uscita dal patto, anche al fine di smobilizzare i circa 700 miliardi che rappresentano il valore della sua partecipazione. Questo specie dopo che si sono intensificati i rapporti tra Sanpaolo e Imi (di cui la banca torinese ha adesso il 10 per cento) e si è quindi venuto a creare un «asse» che potrebbe rendere inutile la presenza del Sanpaolo nell'Ambroveneto. La voce era già circolata all'inizio di questa settimana, ma era stata smentita con decisione dai vertici dell'istituto torinese. Adesso è possibile che martedì si sappia qualcosa di più su questo versante. E parallelamente, se il San Paolo dovesse decidere di uscire dalla banca di Bazoli, qualcuno si farà avanti per accrescere la sua presenza nell'istituto o magari per entrare «ex-novo» nel patto ai sindacato Ambroveneto. E' il caso, appunto, della Cassa di Verona che secondo alcune indiscrezioni avrebbe al suo fianco in questa operazione anche la Cassa di Risparmio di Torino, che del resto è suo fresco partner con un progetto per l'unità di azione tra le due Casse. Alla Crt comunque non si sbilanciano. Quella dell'Ambroveneto, in alternativa all'altra possibilità sul tavolo che prevede un ingresso nell'orbita della Comit, si fa sapere, è solo una delle ipotesi in circolazione. (r. e. s.] Giovanni Bazoli (Ambroveneto)

Persone citate: Bazoli, Gianni Zandano, Giovanni Bazoli, Zandano