Benvenuti, io e il film stregati da un paese di Simonetta Robiony

Spettacoli Castel Nuovo dei Sabbioni protagonista in «Ivo il tardivo» Benvenuti, io e il film stregati da un paese ROMA. Quanto conta per la riuscita di un film il posto dove viene girato? Di solito poco, o addirittura pochissimo. In questo caso no. Castel Nuovo dei Sabbioni, piccolo centro minerario della Val d'Arno, svuotato dei suoi abitanti dall'Enel per via di una miniera di lignite, ma scelto proprio per il suo essere disabitato come set del film «Ivo il tardivo», ha contato e conta tuttora moltissimo. Al punto che la storia del film è stata modificata e il senso del racconto ha preso un'altra direzione. «E' il film che è andato dove gli pareva - dice Alessandro Benvenuti - imponendosi a noi e facendoci riscrivere tutte le scene finali. E siccome è un film corale abbiamo rifatto otto storie». Affascinato dalle pietre, dalle case, dalla storia del paese che i suoi abitanti traslocati di forza a una decina di chilometri giorno dopo giorno arrivavano sul set a raccontargli, il regista ha considerato una svolta del destino aver fatto una caduta dalla bicicletta che l'ha costretto fermo dieci giorni. «Ho pensato, riflettuto, esaminato attimo per attimo la sceneggiatura e ho capito che come l'avevamo scritto il film era bruttissimo: andava riscritto da capo. E l'ho fatto». Ma cosa racconta questo «Ivo il tardivo»? Nato anni fa, ben prima di «Forrest Gump», da una costola di «Zitti e Mosca», primo film italiano sul postcomunismo, è una riflessione comica e cruda sul disagio mentale e sui rapporti che i normali hanno con i disadattati: per i buoni dettati dalla pietà, per i cattivi dall'irrisione. Nel film la chiave scelta è l'ironia, una soluzione inconsueta che parte dal riconoscimento della pari dignità dell'altro, normale o meno che sia. La storia è quella del rapporto tra un giovanottone mal cresciuto Ivo il tardivo. Benvenuti medesimo, e una ragazza, Francesca Neri, che fa opera di volontariato. Tre signori psicotici, un comunista trauma¬ tizzato dalla quercia al posto di falce e martello, un attore che per far dispetto al ministero avaro di sovvenzioni ha deciso di non aprire più bocca, e un nano terrorizzato che vive dietro i tamburi della sua batteria, fanno da contorno alla vicenda. Il resto è costituito da un piccolo furto misterioso, annotazioni sociologiche, un pizzico di crudeltà, molto ottimismo. Benvenuti, regista di film percorsi dal filo dell'assurdo, da «Ad Ovest di Paperino» a «Belle al bar», ma signore sano con moglie e tre figlie bambine, non riesce a spiegarsi la sua attrazione verso il mondo di chi non ce la fa a star nelle regole. Fa un'ipotesi. «Sarà che fino a vent'anni giocavo a "Scapoli contro ammogliati" e il primo libro serio che ho letto è stato "La cantatrice calva", uno sballo incredibile per me che avevo fatto le scuole tecniche senza capirci granché. Sarò rimasto segnato». Simonetta Robiony Alessandro Benvenuti nel film

Persone citate: Alessandro Benvenuti, Benvenuti, Francesca Neri

Luoghi citati: Mosca, Roma