«Tra un mese epurazione finita»

«Tra un mese epurazione finita» «Tra un mese epurazione finita» Mladic risponde con missili e sarcasmo SARAJEVO. La conferenza di Londra non sembra aver avuto alcun effetto in Bosnia: i serbi bombardano e i bosniaci esprimono ancora una volta la loro delusione per il modesto risultato raggiunto. In un'intervista rilasciata a una tv americana, il generale serbo-bosniaco Ratko Mladic ha spiegato con chiarezza la sua posizione: «Se i musulmani non capiranno che non ci possono battere militarmente, da qui all'autunno prenderemo tutte le enclaves residue compresa Sarajevo, così metteremo fine a questa guerra». La minaccia degli aerei Nato non sembra preoccuparlo affatto: «Siamo abituati a essere bombardati - ha detto -, nessun bombardamento può batterci. Questa è la nostra terra e noi ne conosciamo ogni pietra. Qui gli aerei e le bombe non possono essere di nessuna utilità». Le truppe di Mladic hanno aperto il fuoco ieri mattina contro la piccola enclave di Zepa dove la popolazione, 17 mila persone, ha deciso di resistere «fino all'ultimo uomo» piuttosto che arrendersi. Secondo l'Onu per tutta la giornata ci sono stati scontri molto violenti ma ieri sera la cittadina era ancora nelle mani dei musulmani. In una penosa gaffe i 16 Paesi della conferenza di Londra avevano condannato «la presa di Srebrenica e di Zepa» dando ormai per avvenuta la capitola¬ zione della seconda enclave, per cui si sono impegnati a difendere Gorazde ma non Zepa. Oltre a Zepa, le artiglierie di Mladic hanno nuovamente bombardato con sette razzi Sarajevo, due di essi hanno colpito il palazzo presidenziale. In Croazia i serbi della Krajina aumentano la pressione sull'enclave di Bihac, un'altra delle sei zone «protette» dall'Onu. La radio di Velika Kladusa, roccaforte del leader musulmano secessionista Fikret Abdic, alleato dei serbi, ha detto ieri che sono in corso scontri violentissimi con il quinto corpo d'armata bosniaco nella zona di Cazin, 30 chilometri a Nord Est di Bihac. Il governo croato in una lettera al Consiglio di sicurezza dell'Onu ha già minacciato un intervento militare se i serbi prendono l'enclave. Secondo fonti militari dell'Onu a Zagabria, i croati stanno concentrando truppe verso la linea del fronte in quelle zone della Krajina che confinano con l'enclave di Bihac e da dove partono gli attacchi contro il quinto corpo d'armata bosniaco. Due brigate sono state dispiegate a Est e a Sud di Karlovac (a 50 km da Zagabria) dove sono stati trasportati anche pezzi di artiglieria pesante. Anche i serbi della Krajina stanno rafforzando le linee e si ha notizie di alcune centinaia di soldati, tra 500 e 800, arrivati a Slunj, 80 km a Sud di Karlovac. Il presidente bosniaco Aljia Izetbegovic, in visita a Spalato, in una dichiarazione alla televisione di Sarajevo ha detto che «i bosniaci non si aspettavano niente dalla conferenza di Londra, ma ciò che è stato deciso è meglio di niente». Più pessimista e «disgustato» è stato il primo ministro bosniaco Haris Silajdzic secondo il quale «da Londra è partito il via libera ai serbi per l'attacco contro Bihac, Tuzla e Sarajevo». Al rientro da Ginevra - dove ha partecipato alla riunione del «gruppo di contatto islamico» sulla Bosnia - il ministro degli esteri egiziano, Amr Mussa, ha detto che l'Organizzazione della conferenza islamica (Oci), che riunisce una cinquantina di Paesi, è molto delusa dai risultati della conferenza di Londra, perché è sfociata «in soluzioni a metà e in decisioni parziali»; Mussa ha addossato alla Russia la responsabilità delle divisioni emerse nella capitale britannica. Anche il ministro degli esteri turco Erdal Inonu ha espresso oggi disappunto e delusione per il «nulla di nuovo» emerso da Londra. Stessa delusione è stata espressa ad Amman; Turchia e Giordania sono i Paesi islamici più impegnati sul terreno avendo inviato Caschi blu in Bosnia. Dalla Giordania e da Israele giunge una notizia impensabile fino a poco tempo fa: i due Paesi invieranno insieme aiuti umanitari ai bosniaci. Donazioni sono arrivate anche da altri Paesi islamici, incluso l'Iran, e vernano recapitate da un aereo giordano e uno israeliano. Durante una trasmissione tv per cercare aiuti, il premier israeliano Rabin ha telefonato per offrire i suoi doni. Fra i giudizi negativi sulla conferenza di Londra si segnala anche quello deil'«Osservatore romano», che stigmatizza «la perdurante incertezza e le contraddizioni della diplomazia». Persino il segretario generale dell'Onu Boutros Boutros-Ghali ha fornito una lettura estremamente riduttiva della conferenza, a cui ha partecipato: tramite un portavoce, ha messo in risalto che «non si è arrivati a conclusioni formali e non sono state prese decisioni». Da Bonn il ministro degli esteri tedesco Klaus Kinkel ha detto che la minaccia lanciata ai serbo-bosniaci da Londra non riguarda soltanto Gorazde, ma tutte le zone protette dall'Onu. «Gorazde è più a rischio. Il messaggio inviato ai serbi da Londra è chiaro: non oltrepassate questa linea rossa. Si tratta di un fermo avvertimento politico e militare. Gli Stati occidentali non consentiranno ai serbi di trattarp come selvaggina gli abitanti di altre zone protette. E questo vale soprattutto per Sarajevo», ha affermato. [e. st.] Colpito a Sarajevo con una pioggia di razzi il palazzo presidenziale Il generale Mladic anche ieri ha lanciato una nuova serie di attacchi contro le ultime difese di Zepa