«Offesi dalla sentenza» di R. Cri.

«Offesi dalla sentenza» Tor Vaianica, esplode la rabbia dei familiari della vittima: troppo poco «Offesi dalla sentenza» Investì una ragazza, condannato a 6 anni ROMA. La prima corte d'assise di Roma ha condannato Said Belkhaoua a sei anni e otto mesi per aver causato la morte di Sara Folino, la giovane investita e uccisa a Tor Vaianica il 27 dicembre. L'articolo del codice preso in considerazione dalla corte è il 586 (morte come conseguenza di un altro delitto), in sostanza si è trattato di un omicidio colposo aggravato. La corte ha ritenuto che Said volesse soltanto spaventare o minacciare Sara e che la morte della ragazza sia stata una conseguenza involontaria. Quando il presidente Severino Santiapichi ha letto la sentenza, il giovane marocchino ha tirato un sospiro di sollievo, mentre la madre di Sara è scoppiata a piangere. Rabbia, dolore e pianto anche fra gli altri familiari della ragazza e gli amici del Bar Lupo. «La vita di mia figlia - ha gridato il padre - vale sei anni e otto mesi. Invece di noi andate a fotografare gli avvocati che hanno difeso uno sporco assassino». In lacrime, gli amici di Sara si sono ribellati alla sentenza e hanno iniziato a urlare frasi contro i difensori di Said, Rocca e Di Priamo. «Vorrà dire che io domani - ha detto un ragazzo - vado, uccido una persona e mi faccio solo sei anni, poi, magari, esco fra due». Altri due ragazzi del gruppo del Bar Lupo hanno sussurrato: «Quei due è meglio che non tornino a casa questa sera». Soddisfatto invece Said, che prima di essere trascinato via dai carabinieri ha detto: «Sono molto contento». Dura anche la reazione del pubblico ministero Antonio Marini, che aveva chiesto la condanna dell'imputato a 15 anni. «Per il momento - ha detto - accettiamo la sentenza, ma ci riserviamo di presentare l'appello dopo aver letto la motivazione». Il processo era cominciato il 5 luglio. Davanti ai giudici hanno deposto molti testimoni che hanno dato versioni a volte contrastanti di co¬ me si svolsero i fatti la sera dell'incidente. Anche amici e familiari di Sara si sono spesso anche trovati in difficoltà nel rievocare i fatti. Ma le vere protagoniste del processo sono state le tante verità, cinque secondo la pubblica accusa, fornite da Said. Belkhaua di fronte alla corte si è spesso contraddetto, ribaltando le sue dichiarazioni. L'accusa ha cercato di chiarire se «Said aveva incontrato Ssara sulla strada prima di entrare al Bar Lupo facendo pesanti apprezzamenti e aveva succesivamente tentato di toccare il sedere della ragazza dal finestrino della sua auto». E ancora il tipo di ammaccatura sull'auto, l'inspiegabile giro dell'isolato a tutta velocità con l'auto. Solo su una cosa non si è mai smentito: nel fatto che non voleva uccidere Sara, ma «solo spaventarla, fu un incidente». [r. cri.]

Luoghi citati: Bar Lupo, Roma