«E' un mercante di morte mascherato dalla cortesia»

«Non mi rimprovero nulla» «E' un mercante di morte mascherato dalla cortesia» : ' ... .. . ' ■ ... LA SENTENZA SOTT'ACCUSA FNAPOLI ACEVA un gran freddo, il 14 gennaio dell'86. Un freddo maledetto, nonostante che la saletta della cancelleria della decima sezione penale del tribunale di Napoli fosse piena di gente. La stanza imbottita di faldoni sorretti a malapena da scaffali sbilenchi somigliava, quel giorno, piti ad un supermercato che ad un ufficio giudiziario. Avvocati, giornalisti e qualche giudice curioso si accalcavano e a tratti si azzuffavano per dare almeno un'occhiata ai sci volumi, in tutto 1669 pagine, con cui il presidente Luigi Sansone e gli altri giudici della corte spiegavano le conclusioni di uno dei processi più eclatanti e discussi della storia giudiziaria napoletana: quello contro Enzo Tortora, l'uomo di «Portobello», eurodeputato e presidente del partito radicale condannato in primo grado a dieci anni e sei mesi di carcere e cinquanta milioni di multa per associazione camorrìstica e traffico di droga. Ouel giorno nessuno immaginava che di lì a poco, il 15 settembre dello stesso anno, la sentenza contro lo showman della Rai più amato dalle casalinghe sarebbe stata completamente cancellata in appello con un'assoluzione piena, poi confermata dalla Cassazione. In quel momento contavano solo le durissime, sprezzanti frasi dei giudici che a Tortora avevano dedicato un intero volume, il quinto, della prima sentenza. Contavano solo le dichiarazioni di undici pentiti, fra i quali Gianni Melluso, che durante il processo avevano accusato l'imputato. Avevano spiegato in aula, con dovizia di parti- colari, come e quando lo showman era stato affiliato alla camorra cutoliana oltre che alla banda del gangestcr milanese Francis Turatello, con il ruolo di corriere della droga. Avevano giurato davanti ai giudici, e furono creduti. UN MERCANTE DI MORTE. «Il Tortora - fu scritto nella sentenza - è riuscito a nascondere per anni in maniera egregia le sue losche attività e il suo vero volto di cinico mercante di morte, tanto più per¬ nicioso perché coperto da una maschera tutta cortesia e savoir faire». DELINQUENTE NATO. «Il tribunale ritiene di non dovere riconoscere all'imputato le attenuanti generiche. I fatti per i quali Tortora è stato dichiarato colpevole sono invero di estrema gravità e dimostrano la spiccata capacità a delinquere del provenuto, non contrastata certo dallo stato di incensuratezza». I PENTITI. «Nel corso dei dibattimento il Tortora ha insistito sulle contraddizioni fra le dichiarazioni dei dissociati. Questo tribunale concorda pienamente: ciò dimostra l'inesistenza di un accordo preventivo fra gli stessi dissociati». IL GIORNALISTA TORTORA. «Bisogna chiedersi: è questo l'impegno costante e violento dell'imputato contro la camorra (durante il processo Tortora aveva ricordato il suo impegno contro la malavita in qualità di giornalista, ndr)? Nei suoi scritti egli si limita, fra numerosi frizzi, lazzi e battute di dubbio gusto, a richiamare tutta una serie di luoghi comuni con una tematica qualunquistica e tutt'altro che pungente...». LA FOTO FANTASMA. «L'istantanea in cui Tortora e Melluso furono ritratti insieme prova in maniera definitiva l'effettiva conoscenza dei due. Non è stata ritrovata, ma vi sono provo più che convincenti della sua esistenza». In realtà quella foto non è mai esistita: fu solo parto della fantasia di Melluso. [f. mil.] Francesca Scopelliti, compagna di Enzo Tortora

Persone citate: Enzo Tortora, Francesca Scopelliti, Francis Turatello, Gianni Melluso, Luigi Sansone, Melluso

Luoghi citati: Napoli