Il mostro era un figlio modello

Il mostro era un figlio modello Delitto della follia a Sestri Levante: l'assassino è un ragazzo di 26 anni. «Ho litigato con la mamma» Il mostro era un figlio modello Massacra i genitori e poi li sventra SESTRI LEVANTE DAL NOSTRO INVIATO La bimba è sparita. Manuela, 8 anni, non ci vuol più stare nella villa del massacro. L'ha scoperto lei il delitto, quando ha visto il suo amico, quello che non le parlava mai, grondante di sangue. Manuela qui, ira gli ulivi e il giardino fiorito, ci stava bone. Anche lui stava bene. Il maresciallo si toglie il berretto e s'asciuga il sudore. «Quell'orto era suo», dice il maresciallo indicandolo con la mano, gli ulivi, i fiori, tutto in ordine come un presepe. Adesso, a guardare gli occhi di Carlo, uno pensa che la follia dev'essere un male che sfugge allo sguardo, e che a volte intenerisce, persino. Sono occhi calmi, un po' inebetiti, appena ricamati di spavento, mentre cammina a passo lento nel cortile della caserma, verso la gazzella dei carabinieri. C'è un odore di cucina che arriva con il caldo, un odore di ragù, e fuori nella strada si sentono le voci di mezzogiorno. E' un venerdì di vacanza, in una città di mare. Marcello Bruno, il sostituto procuratore, è ancora allibito. Si asciuga il sudore, e osserva Carlo che si allontana. «Mi ha sorpreso la sua calma», dice. «E' così tranquillo». Carlo avrà quaranta chili di carne e ossa, ha i capelli tagliati corti e un sorriso da foto ricordo. Ha ucciso papà e mamma con cinque colpi di un fucile da caccia, ne ha dilaniato i corpi, li ha aperti e svuotati. Ha portato via tutto, ha preso anche i polmoni da quei poveri corpi sventrati, e anche i cuori. Poi, è rimasto lì ad aspettare. American Psycho. Come in un film dell'orrore, in quella villetta sopra un cocuzzolo che domina la Val Gromolo, campi e ulivi verso il mare, con l'orto e gli animali, e il prato che scende incontro al cancello. Due ore dopo, alle otto della sera, Manuela, una bambina di otto anni che alloggia al piano di sotto, è andata su perché non arrivava più l'acqua. Ha bussato alla porta e c'è voluto un po' perché venisse ad aprire Carlo. Quando è apparso sulla soglia, aveva la canottiera tutta sporca di sangue, e lo stesso sguardo un po' fermo, tranquillo, che ha adesso mentre sale sulla gazzella dei carabinieri e i fotografi lo circondano. «Anche le mani gocciolavano», ha ricordato la bambina con orrore. ui è rimasto lì, in silenzio, chissà quanti secondi, quale tempo interminabile per Manuela. «Non è simpatico, lui», dice la bimba. «Suo papà mi è simpatico, mi chiede come vado a scuola, si ferma a parlare. Lui mai». Alla fine, lei si è girata ed è corsa di sotto. «Mamma, mamma. Carlo è tutto sporco di rosso...» Non è niente, Manuela, stai calma. «Adesso ci pensiamo noi». I suoi vengono da Bedonia, in provincia di Parma, e sono qui in vacanza, in affitto al primo piano della casa. La mamma è corsa subito da un vicino di casa, più sotto, oltre il campo e gli ulivi. Emilio Sala, 30 anni, l'ha ascoltato un po' allibito e poi è andato su con il suo amico, Tiziano. Hanno suonato alla porta e dopo un po' è apparso Carlo, lordato di sangue. «Che c'è?», gli ha chiesto Emilio. «Niente, niente», ha detto lui. «Ma non vedi come sei ridotto?» Carlo allora si e scansato sulla porta: «Venite pure avanti, accomodatevi». E loro sono entrati, sono andati in salotto. «Lui non sembrava per niente agitato. Abbiamo pensato a una disgrazia. Ma quando siamo entrati in quella camera, e ci siamo trovati davanti a una scena orrenda, ci ha preso il terrore». Il signor Mario Nicolini, il papà, era mezzo riverso su una poltrona, il corpo dilaniato, e la mamma, Letizia Fcrraro, era stesa sul tappeto, con i piedi verso la camera da letto, il cadavere aperto da un coltellaccio. Tiziano od Emilio hanno cominciato a sentirsi male, «ma che è successo qui?», si sono domandati. E Carlo: «Eh, niente. Sono morti». Sono usciti tutti e tre, nel giardino che la sera cominciava a ricoprire. La madre di Clara è corsa dai carabinieri e dopo un po' sono arrivate le gazzelle, le sirene su per la strada. Carlo è sempre rimasto lì: «Ho bisticciato con mia madre», ha detto ai militi che gli si avvicinavano. Adesso, psicologi e criminologi diranno che questo delitto è speculare alla crisi.della. famiglia che attraversa i nostri tempi. Diranno magari che Carlo aveva una personalità oppressa. La sorella della mamma, suor Gabriella, invece-, dice che Letizia era felice del suo ragazzo: «Mi ripeteva sempre che era il miglior figlio che una madre potesse desiderare». Chi li ha conosciuti, ricorda una famiglia modello. Lui e la mamma andavano sempre a messa, il papà un po' meno. Tutte le domeniche arrivavano davanti alla Chiesa, sulla vecchia macchina che Carlo guidava con attenzione e lentezza. Mario Nicolini aveva 71 anni ed era un medico in pensione, specializzato in odontoiatria. Aveva conosciuto sua moglie quando lavorava nell'ospedale di Sestri, lei era una suora, e insieme facevano i turni di notte. L'amore era sbocciato lì, fra lo corsie e i malati, le lunghe chiacchierate nei corridoi. Così, suor Letizia da Romano d'Ezzelino, in provincia di Vicenza, aveva deciso di lasciar la veste e sposarsi con quel dottore di buone maniere. Carlo era nato 26 anni fa. Aveva cominciato gli studi, .. —_ M ( „. ma poi non era più andato avanti. I vicini lo descrivono come «un bravo ragazzo, molto introverso, spesso taciturno, ma sempre gentile». Dicono che rimanesse giorni e giorni chiuso in casa, senza vedere amici. Problemi economici non ne avevano. Carlo aveva pure ereditato dallo zio paterne dieci appartamenti e con quegli affitti poteva vivere tranquillo di rendita. I suoi gliene avevano arredato uno, tutto per lui, a Sestri. Poi avevano riattato quel rustico di campagna, sopra Santa Vittoria, un piccolo centro a pochi chilometri da Sestri, sulla vai Gromolo. E Carlo lì ci passava la sua vita. Curava l'orto, gli ulivi e i fiori di cornice, e seguiva gli animali, sette pecore che tosava con amoro. Quando giovedì sera sono arrivati i carabinieri, le pecore erano libero nel giardino della casa. Al primo che gli è venuto vicino, Carlo ha fatto vedere la mano: «Sono ferito», ha dotto. S'era tagliato squartando i genitori. Marcello Bruno e Filippo Gebbia, i due sostituti che seguono io indagini, gliul'hanno chiesto mille volte. Ma perché? Perché? «Lui ha ricostruito tutte le fasi dell'omicidio con una lucidità sconcertante. Ma quando c'era da spiegarne le ragioni era come se perdesse la testa. Mozze risposte, frasi senza senso». All'inizio ha detto che aveva litigato con la mamma, «perché non gli piaceva quello che aveva preparato da mangiare». Poi, ha spiegato che i suoi genitori orano cambiati, erano diversi, come so volesse dire a se stesso che in realtà lui non aveva ucciso mamma o papà. «Da quando erano andati da un mago erano diventati come due persone sconosciute. Quello gli aveva fatto ima magìa, e loro non erano piti gli stessi. Se volete vi dico il nome di quel mago». Di nomi, però, ne ha fatti più di uno. Ha consegnato un elenco, e ha ripetuto che «erano stati loro a cambiare papà e mamma». Li hai uccisi per questo?, gli hanno chiesto. E lui ha raccontato il delitto. Erano le sei di sera e sua madre gli aveva preparato da mangiare. «Non mi piaceva», dice. Lei, invece, cercava di convincerlo: «Non vedi come sei magro? Mangi troppo poco, devi mangiar di più». Lui le ha risposto male, e lei ha alzato la voce. Carlo allora ha preso il fucile da caccia che lo zio gli aveva lasciato in eredità, una doppietta calibro 12. Ha sparato cinque colpi, prima alla mamma e poi al babbo, e sui muri della stanza, tra i quadri e i soprammobili ordinatamente sistemati, ci sono ancora i segni lasciati dai pallini del fucile Carlo è rimasto tre ore accanto a quei coipi. Ha cominciato ad aprirli come si fa con le pecore, a svuotarli. «C'erano dei pezzi di corpo sul pavimento, in un mare di sangue», ha raccontato Emilio Sala. Anche una tazzina piena di sangue. Lui, quand'è passato in mezzo ai fotografi, ha guardato dritto davanti a sé. Solo questo. Pierangelo Sapegno E' rimasto 3 ore accanto ai cadaveri E li ha svuotati A fianco, Mario Nicolini e Letizia Ferrara. In alto, la villa di Sanca Vittoria dove i coniugi sono stati uccisi Ha fatto entrare i vicini Alle loro urla di terrore lui ha risposto calmo «Sono morti, non è nie Wmm WKSSL Ai carabinieri «Erano andati da un mago E da allora e» non li ho più riconosciuti» La strage scoperta da una bambina di 8 anni «Ho bussato alla porta lui era coperto di sangue» 1 Sopra, l'arresto di Carlo Nicolini, accusato di aver ucciso a colpi di fucile gli anziani genitori, dilaniandone in seguito i corpi con una lama

Luoghi citati: Bedonia, Santa Vittoria, Sestri Levante, Vicenza