Dini: basta temporeggiamenti di Andrea Di RobilantIrene Pivetti

Dini: basta temporeggiamenti Dini: basta temporeggiamenti Roma offre copertura aerea ed elicotteri all'Onu ROMA. L'Italia non ha intenzione di mandare truppe in Bosnia ma offrirà copertura aerea ed elicotteri a protezione di un corridoio per i convogli umanitari dell'Onu verso Sarajevo. E' questa la novità principale emersa da Palazzo Chigi alla vigilia del vertice di Londra dove oggi la comunità internazionale deciderà le prossime mosse per frenare i serbo-bosniaci. «La stagione dei temporeggiamenti è finita», ha dichiarato Lamberto Dini ieri alle commissioni Esteri e Difesa del senato riunite in sessione congiunta. E il ministro degli Esteri Susanna Agnelli, esprimendosi in maniera ancora più ultimativa, ha dichiarato che il vertice di Londra «dovrebbe tracciare una linea al di là della quale la comunità non consentirà ulteriori sopraffazioni». Dini pensa che oggi prevarrà l'ipotesi di un incremento della presenza Onu in Bosnia. E il governo italiano si presenta a Londra - ha detto il presidente del Consiglio - «per concordare tutte le possibili iniziative volte a rafforzare l'Unprofor sul terreno, potenziandone la capacità di svolgere la sua missione umanitaria e quella di protezione». In particolare, l'Italia considera irrinunciabile l'obiettivo di garantire un corridoio umanitario verso la capitale della Bosnia. Per raggiungere tale obiettivo è disponibile ad offrire protezione aerea qualora gli alleati lo chiederanno. Ma l'impressione a palazzo Chigi e alla Farnesina è che una decisione del genere potrebbe compromettere i rapporti con Slobodan Milosevic, il presidente serbo che secondo il ministro Agnelli continua a rivestire «un ruolo centrale» in qualsiasi strategia di pacificazione. Una presenza militare italiana sul terreno, anche per assicurare la protezione del corridoio verso Sarajevo, è invece da escludere. «Sarebbe in posizione più esposta e di maggior rischio rispetto a quella dei nostri alleati», ha spiegato al senato il ministro della Difesa Domenico Cor¬ done. Già in passato il segretario generale delle Nazioni Unite Boutros Ghali aveva espresso riserve a questa ipotesi a causa della doppia ostilità, dei serbi e dei croati. Per quanto riguarda la difesa di Gorazde, l'altro grande tema al centro dei colloqui londinesi, la posizione dell'Italia è meno chiara, anche perché non esiste ancora un consenso tra gli alleati. E il ministro Agnelli giudica «ingiusta» l'accusa al governo di «tergiversare nelle scelte» quando una grande incertezza continua a dominare le riflessioni anche di chi ha truppe sul terreno. Tra le ipotesi allo studio, il governo Dini è cauto su quella americana, che prevede di tracciare un perimetro attorno all'enclave di Gorazde e di lanciare un ultimatum ai serbi bosniaci: o si fermano oppure gli aerei della Nato colpiranno i loro territori con bombardamenti in profondità. «Ma le esperienze dei bombardamenti aerei non sono state soddisfacenti finora», avverte Dini. L'ipotesi francese di mandare altri mille Caschi blu a difendere Gorazde non piace a Palazzo Chigi. Se l'ipotesi americana dovesse cadere, nemmeno il governo italiano vede l'utilità di trasformare Gorazde in una sorta di Fort Alamo dell'Onu. Ieri la presidente della Camera Irene Pivetti ha sottolineato in un telegramma inviato alle promotrici dell'«Appello alle donne d'Europa» sul dramma bosniaco, che l'aggressione militare, le violenze e la pulizia etnica in Bosnia sono un'onta per l'umanità intera. Intanto la Farnesina ha an nunciato di aver costituito un nuovo ponte aereo tra le città di Pisa e di Spalato per rafforzare l'assistenza alle popolazioni civili. Andrea di Robilant II presidente del Consìglio Lamberto Dini e Irene Pivetti