Antitrust, Polo in rivolta di Maria Grazia Bruzzone

Antitrust Polo in rivolta Antitrust Polo in rivolta La commissione sceglie il testo Bogi NAPOLITANO CONTESTATO WROMA ALTER Veltroni quell'enigmatico sorriso di circostanza lo ha sempre sulla bocca. Ma Vittorio Dotti è sicuramente di umor nero. Centrosinistra e Lega, insieme a Rifondazione, votano il «testo Bogi». E, per protesta, il Polo esce compatto dalla sala della Regina dove è in corso l'incontro della commissione Napolitano. La riforma del sistema tv, che ha al cuore il cosiddetto «antitrust», si discuterà dunque a partire dalla proposta di legge dell'attuale maggioranza. E quando si lascia andare a parlare coi cronisti, al capogruppo di Forza Italia quasi trema la voce dalla rabbia. Il giorno prima era arrivato trionfante con la sua proposta di legge alternativa, da tempo attesa. L'aveva perfino presentata sotto forma di emendamenti per non aver l'aria di contrapporsi frontalmente all'altra. E dava per scontato che sarebbe stata incorporata in quella dnl centrosinistra, indican- do opzioni diverse nei punti - peraltro numerosi - in cui non vi è accordo. Ma così non è state. E adesso Dotti si sente come tradito e paventa futuri colpi di maggioranza. «Ci avevano sollecitati a presentare il nostro progetto per redarre un testo unificato. E D'Alema aveva detto che un testo di legge sulla tv non sarebbe passato in questo Parlamento senza il consenso del Polo. Adesso non possono venirci a dire: questo è un testo di serie B, lo recepisco ma lo tengo come un serbatoietto di emendamenti». Il controllatissimo awoca- to è proprio furente. «Napolitano avrebbe benissimo potuto andare in aula e chiedere una proroga, dicendo che la materia è complessa, il regolamento non glielo impediva». Invece il presidente Napolitano ha preferito avere un testo base votato, per giustificare i quattro mesi di lavoro della sua commissione, e chiedere, come ha annunciato, una proroga fino al 7 ottobre prossimo. Il centrosinistra, dopo l'arrivo della proposta Dotti, ha concesso giusto un giorno di rinvio per cortesia. 0 forse anche, come andava dicendo Giuseppe Giulietti, perché mercoledì mancava qualcuno e non avevano la maggioranza. Ma i rinvìi erano già stati troppi. Per integrare le due proposte ci sarebbe voluto altrp tempo. Il rifondazionista dissidente Nappi sosteneva in commissione che «o si vota subito o, dopo, chissà». I cespugli premevano. E, in fondo, forse, al tavolo, il centrosinistra aveva già strappato tutto il possibile. Con l'accordo sul nuovo criterio di nomina per la Rai e, soprattutto, la par condicio che consente gli spot «solo» sulla Rai, e gratuiti, oltre che sulle tv locali, ma a certe condizioni. Adesso il relatore Bogi sdrammatizza. «Non c'è alcuna volontà di emarginare la proposta di Forza Italia. Ora la commissione procederà articolo per articolo, tenendone conto come emendamenti. Non vedo perché dovevamo perder tempo invece di entrare direttamente nei singoli punti». Gli altri la pensano diversamente. Il riformista forzista Elio Vito e il ccd Ciocchetti parlano di «secondo ribaltone, che smaschera definitivamente la doppiezza delle forze dell'Ulivo e della Lega». E sulla commissione arriva una dura reprimenda persino da Letta. «Chi ha votato il testo Bogi ha deciso di procedere con un'ottica vecchia e miope. E' un effetto perverso della par condicio. Quello che è successo alla commissione Napolitano non poteva non avere una risposta immediata e l'ha avuta». La risposta, a quel che sembra, è stata l'immediata sconfessione dell'accordo sulla par condicio da parte di Berlusconi. E la ripresa di Letta della sua proposta iniziale, che prevede anche spot sulla Fininvest, sia pure a prezzi minimi. Come se quel «solo» sulla Rai non ci fosse più. E infatti Veltroni insiste, come se quel testo fosse un trattato di pace tra Stati: «Gli spot in Fininvest non si faranno. C'è anche la loro firma nel comunicato». Maria Grazia Bruzzone Dotti furioso: ignorato il nostro progetto Giorgio Napolitano, presidente della commissione per il riassetto tv