Un mercoledì nero a Wall Street

Dalla Fed nessun segnale sui tassi. Al mercato Usa non bastano le buone notizie sul futuro dell'economia Dalla Fed nessun segnale sui tassi. Al mercato Usa non bastano le buone notizie sul futuro dell'economia Un mercoledì nero a Wall Street Perdite fino a 134 punti, anche il dollaro cede ROMA. Per Wall Street è stato un mercoledì nero: l'indice Dow Jones è precipitato perdendo 134 punti, cosa che non succedeva da oltre cinque anni. Poi, verso le 20,30 italiane, la situazione si faceva meno drammatica e le perdite venivano contenute attorno ai 99 punti nominali, pari al 2,10%. E alla finu l'indice, a quota 4.628,87, ha perso 57,41 punti. Seguendo la picchiata del mercato azionario il dollaro ha preso la via della discesa, perdendo terreno fino ad un minimo di 1,3715 marchi e di 86,80 yen, per poi recuperare quota 1,3750 marchi e 87,10 yen. Il calo del dollaro ha portato la lira prima ad un cambio di 1609 e poi di 1612,5 nei confronti del biglietto verde, ma la flessione deila valuta Usa ha rilanciato il marco, che ha toccato il livello di 1173 lire, penalizzando quindi la nostra moneta. Paradossalmente la causa di tutto ciò è stata una buona notizia, giudicata però non abbastanza buona, soprattutto in relazione alle sue conseguenze sui tassi. «L'economia Usa è vicina al giro di boa che la porterà a navigare in acque più tranquille» ha detto Alan Greenspan, presidente della Federai Reserve, presentando il suo rapporto semestrale al Congresso. Ed ha aggiunto: «le recenti indicazioni suggeriscono che abbiamo oltrepassato il punto di massimo rischio». Queste indicazioni sono soprattutto il dato sulla disoccupazione, calata al 5,6 per cento, e quello sulle vendite al dettaglio di giugno che indicano un'inflazione sotto controllo. Sulla scorta di queste cifre la banca centrale Usa prevede che la crescita economica riprenderà, anche se a ritmo moderato, nella seconda metà del 1995 e nel 1996. L'aumento reale del Pil statunitense dovrebbe oscillare a fine anno tra 1' 1,5 e il 2 per cento, per passare ad un miglioramento tra il 2,25 e il 2,75 per cento nel 1996 Il fatto però che il numero uno della Fed non si sia sbilanciato su un'eventuale ulteriore binatura dei tassi d'interesse ha deluso gli operatori, che si aspettavano indicazioni più precise in questo senso. A questo punto il mercato ha ripreso la corrente di ribasso su cui ha viaggiato nelle ultime sedute e determinata principalmente dai realizzi sui titoli delle società «hi-tech», cioè quelle che producono computer, semiconduttori e software. Evidentemente Wall Street dava per scontate le buone notizie sul futuro dell'economia americana e l'unico segnale che aspettava per interrompere la sua fase di realizzi era quello sui tassi, segnale che però non è venuto. «Greenspan - commentano gli operatori - non ha detto niente che potesse muovere il mercato su cui, dopo i positivi risultati del secondo trimestre, gravano parecchie preoccupazioni per le performance societarie del terzo». Il discorso del presidente della Fed è stato invece accolto favorevolmente a Milano, dove la Borsa, dopo essere rimasta su basi deboli fino al pomeriggio, a circa un'ora dalla chiusura ha iniziato a recuperare le perdite precedenti, con scambi più vivaci. Piazza Affari non ha messo a segno un grande progresso: la chiusura del Mibtel segnalava un miglioramento dello 0,10 per cento, ma le notizie dagli Usa hanno comunque determinato una svolta positiva. Resta ora da vedere come reagirà oggi il mercato italiano all'onda lunga di Wall Street. Vanni Cornerò Il presidente della Fed Alan Greenspan e (a destra) il presidente Usa Bill Clinton

Persone citate: Alan Greenspan, Bill Clinton, Greenspan, Vanni Cornerò

Luoghi citati: Milano, Roma, Usa