Nel covo delle nuove risate: dal 29 agosto, in prima serata su Raiuno, «Ruvido show»

Nel covo delle nuove risate: dal 29 agosto, in prima serata su Raiuno, «Ruvido show» Nel covo delle nuove risate: dal 29 agosto, in prima serata su Raiuno, «Ruvido show» ROMA. Li chiamano i comici bolognesi anche se, a guardar bene, nessuno di loro è proprio nato all'ombra di San Petronio, anzi: alcuni vengono addirittura dal profondo Sud. Allora bolognesi perché? Forse perché alla città di Bologna, in questi ultimi anni, oltre ai classici epiteti di «la dotta» e «la grassa», s'è aggiunto anche quello di «là comica», come se la'risata all'italiana vi avesse preso posto per dimorarvi stabilmente. A loro, a questi comici che gravitano o hanno gravitato intorno a Bologna, con spettacoli, teatrini, monologhi e quant'altro, Raiuno, su suggerimento di Mario Maffucci, ha deciso di riservare uno spazio privilegiato, facendoli esordire in prima serata il 29 agosto e concedendo loro quattro martedì consecutivi, all'insegna della vecchia sfida: «Facce ride». Il programma, intitolato «Ruvido show» ovvero «Il paese che non c'è», è scritto da Daniele Sala e Francesco Freyrie, autori fra i trenta e i quarant'anni, delle gag di Vito, Enzo Iacchetti, Antonio Albanese. Il regista è Francesco Vicario. Si tratta di centoventi minuti di meditazione su temi di interesse generale: l'amore, il lavoro, i soldi, il potere, il corpo, costruiti con il meccanismo antico della scenetta, quello che nato in avaspettacolo ha costituito l'ossatura della tv della nostra infanzia, da Tognazzi e Vianello al Pappagone di Peppino De Filippo. In scena Enzo Iacchetti, Vito, Gioele Dix, Giobbe Covatta e poi la bella Cannelle, tre ragazze che cantano le canzoni all'italiana, Ennio Marchetto, Tita Ruggeri omonima ma non parente dei Gemelli, Paolo Cevoli e chi ci sarà. Obiettivo del programma: provare a vedere se dopo i comici nevrotico demenziali targati Fininvest-Milano, e quelli pastasciuttari e macchiettistici targati BagaglinoRoma, ci sia anche spazio per la comicità padana. Ma che diavolo è questa comicità padana? E' una cosa, spiegano gli esperti del genere, che indaga sui tic e le manie, la vita di tutti i giorni e i grandi temi metafisici, molto carnale, paciosa, umorale, perfino tenera. Esempio tipico «Il salone Meraviglia», spettacolo comico andato in giro per l'Italia con gran pienone di pubblico. Una cosa che ha come modello, anche se i modelli sono sempre irragiungibili, da una parte il Peppone di Gino Cervi e dall'altra la poesia surreale di Zavattini. La storia di Bologna, capitale della comicità Anni 90, la rac conta Paolo Scotti, ex terzo dei Gemelli Ruggeri, animatore cui turale e titolare con Luisa Pi' stoia di una agenzia teatrale che gestisce gran parte di questi co mici impropriamente definiti padani. Tutto comincia nel '77, con Bologna che grazie al Dams e alla giunta comunista, alle radio libere e agli indiani metro politani, a Freak Antoni e al benessere diffuso, a Grotowski, a Ionesco e al gusto per il teatro dell'assurdo, diventa la faccia ludica del Movimento di Autonomia, altrove assai più duro e più politicizzato. Neil 81, in una sala dell'Arci nobilmente intitolata a Cesare Pavese, nasce «Il Gran Pavese» con Patrizio Roversi, i Gemelli Ruggeri, Siusy Blady che poi approda in tv, con la mediazione di Giovanni Minoli: e finisce in parte, con più o meno fortuna, per connettersi con il gruppone di Antonio Ricci, in varietà trasgressivi come «Matrioska» e «Lupo solitario». Contemporaneamente a Bologna nasce un festival, «La zanzara d'oro», concorso con molte speranze per giovani esordienti sconosciuti che vorrebbero far ridere: Albanese, Gene Gnocchi, Ennio Marchetto, Daniele Luttazzi escono da lì. e da lì rjren- dono la via per trasformarsi in professionisti della risata teatrale. Perché caratteristica di quelli di Bologna è di far teatro più che tv, di far spettacoli a più voci, più che veri e proprio monologhi, di occuparsi di quello che ci passa nella testa, a noi normali e non normali, più che di praticare la satira politica, territorio ormai usurato dalla cronaca giudiziaria. L'apertura un anno fa, su iniziativa del duo Scotti-Pistoia, del «Ruvido», locale polivalente con palcoscenico ma senza gestore, è l'ultima tappa di questa storia. Il futuro è lo spettacolo tv che dal «Ruvido» prende il nome, non essendoci più a Bologna un gruppo omogeneo con titolo unificante, ma tanti talenti sparsi, ciascuno dei quali va in solitaria per la sua via. Simonetta Robionv (36 Cannelle è fra i protagonisti di «Ruvido show». A sinistra Giobbe Covatta, Tita Ruggeri. Enzo tacchetti e Gioele Dix