Casartelli, immagine che fa pensare; le Coop e la Fininvest

Casartelli, immagine che fa pensare; le Coop e la Fininvest Casartelli, immagine che fa pensare; le Coop e la Fininvest AL GIORNALE Un'«incoscienza» da non assecondare Vi invio queste poche righe per esprimere la mia perplessità in merito alla foto pubblicata sulla prima pagina del vostro giornale La Stampa per la tragica morte del giovane ciclista Fabio Casartelli. Credo che sia stata una scelta di pessimo gusto pubblicare quell'immagine, perché quella fotografia non esprime il significato di una terribile disgrazia, bensì crea l'effetto di un sensazionalismo esasperato che il vostro giornale non ha mai cercato in modo così violento. Sono molte le immagini in questi giorni che possono trasmettere ai lettori le disgrazie che accadono nella nostra vita, credo sia molto riduttivo esporle in prima pagina pensando di muovere la coscienza della gente. Il mio pensiero è che queste persone che si fermano a riflettere sulla prima pagina sono poi le medesime che leggendo l'interno del giornale «scavalcano» l'articolo molto più importante che forse gli creerebbe quel moto d'animo, ma preferiscono leggere se quest'anno a St-Tropez va di moda il topless. A questo io credo e mi piacerebbe che il giornale che leggo non lo assecondasse. Non chiedo che si possa essere d'accordo con me, ma volevo ugualmente dirlo come spunto di riflessione. Massimo Sobrero, Torino Le incompatibilità vanno evitate per legge Essere citati da Sergio Romano - sia pure a titolo di esempio - è lusinghiero. Mi permetto però di osservare che l'equazione Fininvest/Berlusconi - Lega delle Cooperative/pds, che Romano fa nel suo articolo di oggi, è quanto meno singolare. Ci sembra curioso, e anche po' corrivo, che un editorialista attento e informato come Romano indulga ad uno schema propagandistico, come quello che vorrebbe il pds «proprietario occulto» della nostra organizzazione. Intendiamoci. Negare che la Lega delle Cooperative abbia avuto un rapporto di continuità ideale con il pci/pds - come con altri partiti della sinistra - sarebbe negare non solo l'evidenza, ma la storia d'Italia. Il movimento cooperativo, tutto il movimento cooperativo, è nato e si è sviluppato nel nostro Paese nell'alveo pedagogico delle grandi correnti politiche e culturali che l'hanno caratterizzato per più di cento anni, socialiste, cattoliche, repubblicane. Tanto è vero che si parla ancora - in verità sempre meno a proposito di cooperative «rosse», «bianche», «verdi». Ma confondere la continuità politica ed ideale con i vincoli della proprietà è del tutto fuori luogo e anche Romano me lo conceda - malizioso. Per chi sa come stanno le cose, e La Stampa certamente lo sa, parlare di un conflitto di interessi che graverebbe sul pds in quanto «padrone» della Lega delle Cooperative come Berlusconi è padrone della Fininvest, è qualcosa di più di un equivoco. Comunque, desidero tranquillizzare Sergio Romano, che ha invitato il pds ad avere coraggio e a riconoscere che la presidenza della Lega delle Cooperative deve essere incompatibile con la carriera di un funzionario di partito. Non so cosa ne pensi il pds, e francamente non mi interessa: ma noi ci abbiamo già pensato. Da tempo, i nostri regolamenti interni prevedono che non solo il presidente della Lega, ma tutti coloro che aspirano a cariche elettive nell'organizzazione debbano essere da almeno tre anni cooperatori in servizio permanente effettivo. Non so se siamo stati coraggiosi - anche perché non ci siamo accorti di grandi battaglie con qualche «proprietario occulto» su questa questione - ma la nostra scelta l'abbiamo fatta ed essa sta scritta, chiara e leggi¬ bile, nelle nostre «carte costituzionali». Giancarlo Pasquini Presidente Lega Cooperative Risponde Sergio Romano: I regolamenti interni vanno bene. Le leggi, quando fissano criteri generali, vanno meglio. Altrimenti anche Berlusconi potrebbe ritenersi autorizzato a risolvere il suo conflitto d'interessi con un regolamento interno. La «proprietà occulta» della Lega (una espressione non mia) ha formato oggetto di polemiche e indagini giudiziarie. Di queste indagini, come di qualsiasi altra, penso semplicemente che occorra attendere le sentenze. Ma delle incompatibilità penso invece che vadano individuate e evitate per legge. Una democrazia ha il diritto e il dovere di essere sospettosa. Air France disagi per tutti Rientrando dalla Francia dove mi sono recata per motivi di lavoro, ho appreso che il 14 giugno, giorno della mia partenza, che coincideva con le agitazioni sindacali dell'Alitalia, un bambino che doveva recarsi a Parigi per cure mediche, ritardava la sua partenza, per tali agitazioni. Mi dolgo per tale fatto e a tale proposito vorrei precisare che la sottoscritta ha subito gli stessi identici disagi, comuni a quanti si trovano in un aeroporto ove è in corso uno sciopero. La mia partenza da Roma per Parigi ha avuto luogo secondo un criterio adottato dall'Air France. Le posso assicurare la mia estraneità su quanto accaduto, tanto che Air France, a seguito di quanto è stato riportato dal vostro giornale e da altri, ha ritenuto opportuno scusarsi con fax sottolineando la propria estraneità su tale accostamento. Antonella Lualdi Una sottile ipocrisia Si coglie una sottile ipocrisia nell'intervista rilasciata da Rocco Buttigliene al Corriere della Sera del 17 luglio, quando auspica un intervento militare italiano in Bosnia e, al contempo, aggiunge che «non abbiamo alcun diritto di mandare i ragazzi di leva ma soltanto professionisti...». E perché mai? Forse costoro non hanno nessuno che trepiderebbe e piangerebbe? Il prof. Buttigho- ne non ignora che, sul piano giuridico, non v'è alcuna distinzione tra un soldato di leva ed un professionista essendo ambedue soggetti alle stesse leggi e regolamenti. Possono darsi buone ragioni sia per entrare in un conflitto che per starvi fuori, ma esse non debbono dipendere dalla graziosa disponibilità dei «volontari» che, in quanto tali, secondo Buttiglione sarebbero spendibili in Bosnia. E se i volontari mancassero? Se proprio s'ha da fare, non i volontari ma i reparti organici (marmittoni inclusi) dovranno partire e tra essi, come da sempre, vi saranno entusiasti e no, pavidi e coraggiosi. In caso contrario, si ammetterebbe che la massa delle forze armate non è impiegabile e non per carenze di equipaggiamento ma perché si preferisce scansare i problemi che deriverebbero dalla gestione di personale recalcitrante; ed allora tanto varrebbe scioglierle. Chi cerca volontari, poi, fa il dirigente e non il comandante. Maresciallo Guido Guasconi Esercito italiano Editoria, Liala non è morta Sulla Stampa del 29 giugno '95 nella rubrica «Fermata a richiesta» Giorgio Calcagno dà il drammatico annuncio della morte editoriale di Liala, motivandola con la messa fuori catalogo di 13 suoi romanzi. In realtà tutte le opere di Liala sono presenti nel catalogo Sonzogno e disponibili in libreria. L'informazione ai librai cui fa riferimento Calcagno riguarda le giacenze di poche copie ormai inutilizzabili di una vecchia edizione. Si tratta di una comune prassi commerciale che ha tratto in inganno Calcagno, solitamente così ben informato e competente di fatti editoriali. Ufficio Stampa Sonzogno Milano

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