Bosnia non è «guerra di Spagna» di Sergio Romano
discussione. Un parallelo fuorviarne: i volontari erano comandati dall'Urss discussione. Un parallelo fuorviarne: i volontari erano comandati dall'Urss Bosnia, non è «guerra di Spagna» Perché è un errore evocare le brigate internazionali L-»] ATTEGGIAMENTO delle / maggiori potenze di fronte al dramma bosniaco evoca il ricordo del patto di Monaco. Srebrenica e Zepa sollecitano il ricordo di Auschwitz. Sarajevo 1995 suggerisce confronti con Sarajevo 1914. Karadzic e Mladic diventano, nel gioco delle indignazioni reciproche, Hitler e Stalin. Il linguaggio della politica e dell'informazione è sempre più barocco, enfatico, metaforico. Gli uomini politici e i commentatori sembrano convinti che nulla rafforzi i loro argomenti quanto un parallelo storico, sbandierato di fronte agli occhi del volgo nel momento in cui chiede verità e giustizia. Peccato che questi confronti siano quasi sempre impropri e che i riferimenti al passato siano generalmente inutilizzabili. Lo conferma l'ultimo, concepito in Inghilterra e immediatamente rimbalzato in Italia. Secondo Michael Foot, patriarca laborista, occorre intervenire in Bosnia allo stesso modo in cui l'antifascismo, nella seconda metà degli Anni Trenta, intervenne in Spagna. Foot ignora probabilmente che in Bosnia combattono da tempo parecchi volontari internazionali: tedeschi, francesi, inglesi e qualche italiano nell'esercito croato, musulmani in quello bosniaco, greci, russi e bulgari nelle file dell'esercito di Mladic. Ma il riferimento, in questo caso, è alle brigate internazionali che si formarono nell'autunno del 1936 e raggrupparono complessivamente, negli ultimi due anni della guerra civile, circa 40.000 stranieri. Parliamo dunque del modo in cui si costituirono e della loro parte nelle vicende del conflitto. Secondo Hugh Thomas (uno storico inglese che fu deputato laborista ai Comuni verso la fine degli Anni Cinquanta), l'idea venne a Maurice Thorez, segretario del partito comunista francese. Nel corso di un viaggio a Mosca nel settembre del 1936 sostenne che l'aiuto deliberato dal Komintern a favore dei repubblicani non era sufficiente: occorreva che l'Unione Sovietica s'impegnasse direttamente con importanti aiuti militari. Ma Stalin esitava, temeva di compromettersi inutilmente gettando armi e uomini allo sbaraglio in una situazione politica pasticciata e confusa. Fu allora che Thorez propose la costituzione di alcune brigate internazionali organizzate dal Komintern e dirette da esponenti comunisti. L'Urss avrebbe collocato una pedina nel conflitto e le armi sarebbero finite in mani fedeli. Stalin accettò, anche perché vide nelle brigate internazionali il modo migliore per sbarazzarsi di molti comunisti occidentali che si erano rifugiati a Mosca negli anni precedenti. La decisione divenne immediatamente operativa. Le prime navi sovietiche cariche di armi salparono da Odessa ai primi di ottobre e arrivarono in Spagna verso la metà del mese. I primi volontari (500) partirono dalla stazione di Austerlitz a Parigi e arrivarono a Albacete, tra Madrid e Valencia, il 14 ottobre. La direzione politica dei volontari fu affidata a tre comunisti André Marty, Luigi Longo, Giuseppe Di Vittorio -, e comunisti furono complessivamente i quattro quinti degli effettivi delle sette brigate che si costituirono fra l'ottobre del 1936 e il luglio del 1937. I francesi furono circa 10.000, i tedeschi e gli austriaci 5000, e gli italiani, secondo Togliatti, 3350 di cui 600 morirono in combattimento, 2000 furono feriti e 100 caddero prigionieri. La prevalenza dei comunisti suscitò l'ostilità degli anarchici, aprì prima o dopo gli occhi di molti democratici (Orwell, Spender, Pacciardi, Malraux) e trasferì in Spagna i metodi sommari con cui Stalin, in quel periodo, si stava sbarazzando dei suoi avversari, da Trockij a Bucharin. La nobiltà delle intenzioni e il sacrificio di tanti volontari finirono per coprire la guerra del «meraviglioso georgiano» contro anarchici, socialisti e comunisti dissidenti. Col passare dei mesi le brigate e gli aiuti militari permisero all'Urss di esercitare una crescente influenza sulle vicende spagnole. Sappiamo che cosa accadde nel Paese dopo la vittoria di Franco, ma possiamo facilmente immaginare che cosa vi sarebbe accaduto se il Komintern e Mosca avessero raggiunto i loro obiettivi. Vi è ancora un intellettuale in Europa disposto a nutrire qualche illusione sulla natura d'un regime ispirato e controllato dall'Urss? Le brigate nacquero e morirono per volontà sovietica. Quando si accorse che la partita stava diventando sempre più incerta e che la scena del dramma si stava spostando in Europa Centrale, Stalin decise di sfilare la carta dal gioco. Una cerimonia d'addio ebbe luogo a Barcellona il 15 novembre 1938. Partite - disse la Pasionaria ai soldati delle brigate perché le ragioni della causa vi restituiscono alla vostra patria o all'esilio. Intendeva dire che la «causa», a Mosca, era stata ripensata in funzione degli interessi sovietici. Qualche mese dopo Ribbentrop e Molotov firmarono, sotto gli occhi compiaciuti di Stalin, i protocolli segreti per la spartizione della Polonia e del Baltico. Sergio Romano Montanelli e, sopra, Bettiza. Nell'immagine grande, combattenti delia guerra di Spagna; accanto al titolo, la tragedia bosniaca
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