« La discesa? Un vizio eccitante »
Motta: l'unico maestro è l'istinto « La discesa? Un vizio eccitante » Motta: l'unico maestro è l'istinto IL CASO I SEGRETI DEL CAMPIONE ISCESE levigate e lustre che sembrano di maiolica e ti uccidono, discese tetre e fradice di pioggia, discese che si infilano nella nebbia e d'improvviso (che tuffo al cuore) ti sparano in faccia la curva, discese non più larghe d'una tagliatella e nevrasteniche come un cavallo da rodeo, discese, dice Chiappucci, che ti rapiscono e ti fai rapire. Discese. «Me le ricordo bene, io, le mie amiche a capo in giù». Gianni Motta era uno di quelli: categoria acrobati della picchiata. Molto tempo è passato dalle sue belle o brutte giornate di campione. Il rivale (che estro e che eleganza) di Gimondi e di Merckx, oggi spettatore e commentatore del Tour, va a prendere con la memoria il Giannino ragazzo e se lo mette davanti: «Eccolo. Sono io». Un bel matto. Scendi a ottanta all'ora. Nevischio. C'è un geroglifico d'asfalto che ti aspetta. «E ci vado dritto dentro. Lo so già com'è fatto, comincia così e finisce così. Conosco la maniera di ficcarmici e di uscirne». L'hai imparato a scuola, ti ci sei allenato sopra chissà quante volte. «Mai visto. La sento, la curva, la inquadro, sei mia, ti affetto» Che cos'è, una magia? «Ah, mica lo so. Il discesista non studia le discese, non esiste un corso di discesismo. Prova. Ti puoi incollare nella mente un'immagine, un fatto, poi li raconti, sono sempre quell'immagine, quel fatto, non è che cambiano col passare degù' anni. Caso mai sei tu che, raccontando, li modifichi. Ma una curva, accidenti a lei, la stessa identica curva che ti sei sorbito cento volte, è sempre, sem¬ pre diversa». E perchè? «Vaglielo a chiedere. Tutto avviene in un attimo, non pensi, se pensi addio. Se in quell'attimo hai azzeccato il disegno della curva che non hai ancora affrontato, allora sei un discesista, sei nato discesista, un Moser, un Chiappucci. Se no, cadi. Se non cadi hai fortuna. Sono canaglie, le discese. «Non sono dame della San Vincenzo. Un gioco pericoloso, un vizio. Preferiresti non averlo ma quando sei nel gioco non ti fermi, insisti. La discesa è la rivincita sulla scalata, forse, non ne sono sicuro, e le rivincite eccitano, fanno coppia con la rabbia. Abbiamo quiete scalate. Si è mai parlato di quiete discese? La discesa è pericolosa, la discesa è il pericolo». E la paura? «Paura di che? La paura cerchi di lasciarla a casa. La discesa se ne accorge subito se hai paura. Ammettiamo che capiti. E va bene, hai fifa. Dimenticatene, toglitela di dosso». Motta sarà caduto qualche volta. «Guai a portarsi dietro il ricordo d'una caduta. Guarda i velocisti, roba da far rizzare i capelli. Eppure, che battaglie. Guarda Jalabert e Cipollini, voli spaventosi. Ci stendono non un velo, ma un piumone sopra. Il ricordo delle cadute accompagna i non discesisti. E così frenano». E' instintivo frenare. «Istintivo è anche non frenare». Il grande discesista che se ne fa di una discesa facile? «Il discesista non va pazzo per discese difficili, non è fesso. Gli occorrono, le utilizza. Più è difficile, più aumentano le probabilità di successo», [g. ran.j «Nessuno le ama davvero ma aumentano le chances di vittoria» Gianni Motta, campione delle discese negli Anni Sessanta
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