Blitz di Forza Italia sul riassetto tv di Maria Grazia Bruzzone

Commissione Napolitano, la proposta degli azzurri fa slittare il voto sul testo Bogi Commissione Napolitano, la proposta degli azzurri fa slittare il voto sul testo Bogi Patti: «Tre reti fino al '98» Blitz di Forza Italia sul riassetto tv ROMA. Facce scure e sorrisi di circostanza alla commissione Napolitano. Ancora una volta tutto è rinviato. La maggioranza di centro-sinistra, più Rifondazione e Lega, era pronta a votare, adottando la proposta di legge di Giorgio Bogi sul riassetto del sistema televisivo come «testo base» della discussione. Ma Vittorio Dotti arriva con la proposta alternativa di Forza Italia, promessa da quattro mesi. E prevale il fair play. Come si può contrapporsi al Polo, alla viglia dell'incontro fatidico al tavolo delle regole? Sarebbe un atto di sabotaggio, una zeppa nelle trattative. Così, «tutto si tiene». E anche il rinvio è brevissimo: la commissione torna a riunirsi ancora oggi, subito dopo «il tavolo». Eppure, fino a metà pomeriggio, l'opinione prevalente, sia pur quasi incredula, era che si andasse al voto. Il capogruppo di Forza Italia Dotti in mattinata aveva chiesto a Napolitano un nuovo rinvio, ma il presidente lo aveva rifiutato, ironizzando sul fatto che sarebbe stato «il diciassettesimo». Così Mauro Paissan, Leopoldo Elia e lo stesso Bogi sono cautamente ottimisti. Myriam Mafai, smpre più irritata dalle continue riunioni a vuoto di cui è costellata l'attività parlamentare è quasi certa, questa volta, di non essere venuta invano. Il rifondazionista dissidente Nappi precisa che voterà il testo Bogi «anche se in molti punti va emendato». E Franco Bassanini, intervistato dal Tgl, si lascia addirittura andare spiegando che la discussione in commissione potrebbe addirittura concludersi prima delle ferie. «Abbiamo persino adottato la proposta del Polo di un'antitrust al 20% del totale delle reti via etere. Certo, poi il piano frequenze accerterà quante reti sono fattibili: se 15 come dice il Polo, o 12 come crediamo noi». Ma cosa farà il Polo, pare ancora un'incognita. «Non è facile capire cosa ha in mente Forza Italia, confessa Francesco Storace di An, ribadendo che «era meglio disertare la riunione». Un gioco delle parti? Certo è che quando passa Veltroni, alla domanda se si voterà risponde con un enigmatico «Forse». E poco dopo entra come un fulmine Dotti, senza dire una parola. Ma il testo lo ha portato. E' un'estensione della «scheda» presentata tempo prima. Diversa dal testo Bogi in molti punti, a cominciare dal numero delle reti (mantenute a 3, almeno fino al '98). Ma è, finalmente, una proposta. Quella che D'Alema aveva sollecitato dopo il referendum, quando aveva dichiarato che «l'antitrust si farà col Polo, o non si farà». Come smentirsi? In più, il testo Dotti viene presentato non contrapposto all'altro, ma sotto forma di «emendamenti». Per rendere più agevole l'integrazione dei due testi che Dotti chiede «prevedendo eventualmente, sui punti essenziali di divergenza, la doppia soluzione». Napolitano, per cavarsi d'impiccio butta la palla ai gruppi parlamentari. «Che decidano loro cosa vogliono fare. La seduta è sospesa per un'ora». E fra molti degli onorevoli prò-voto, che ormai annusano l'ennesimo slittamento, le facce diventano scure. «Il rischio è che aspettando la legge antitrust si mandino allo sfascio l'emittenza locale e la carta stampala», commenta il progressista Giuspeppe Giulietti. Ma Antonio Marano è più cauto: «Un testo del Polo adesso c'è, ed è importante che ci sia. Su alcuni punti, come l'emittenza locale e l'autorithy, è persino vicino al nostro. Giusto rifletterci». Ed è così che i gruppi decidono il rinvio. Ma soltanto di 24 ore, riferiscono a Napolitano Paissan, Pettini e Elia per i rispettivi partiti. Ventiquattr'ore per far cosa? Non certo per integrare il nuovo testo di 58 pagine, come insiste il Polo. E Bogi si defila: siano i gruppi a dir¬ melo chiaramente. Dipenderà anche dall'andamento delle trattative su par condicio e Rai, che al «tavolo» non fanno passi avanti. E intanto Letizia Moratti è ritornata alla carica per la sostituzione di Clemente Mimun al Tg2. Al suo posto si fanno i nomi di Paolo Guzzanti, Gianni Riotta o Lucia Annunziata, di Garofalo (ppi) e, anche dell'interno Nuccio Fava. Ma il consigliere Miccio si oppone strenuamente. Gianfranco Fini in persona avrebbe avuto con la Moratti una telefonata di fuoco. E Storace commenta. «Lo difenderemo fino alla morte. E allora si accorgeranno chi li ha salvati finora dall'approvazione della leggina che vuole mandare a casa il cda». Maria Grazia Bruzzone Vittorio Dotti

Luoghi citati: Roma